Bici Show a Energethica: la vera sfida delle città smart sarà la bicicletta?
La grande città metropolitana davanti alla sfida della bicicletta: nel programma di Le città visibili - Smart City Festival non poteva mancare una discussione sul futuro della mobilità sostenibile nelle città italiane, a partire da Torino. Lubatti: "Le linee guida del Bici Plan pronte prima del Bike Pride: al centro sicurezza, interconnessione e concertazione"
26 May, 2012
Torino città ciclabile? Un work in progress. Gli assessori Lavolta e Lubatti stanno lavorando al Bici Plan, le cui linee guida saranno presentate in Commissione prima del Bike Pride di domenica prossima. “Se ci chiediamo come è messa Torino sul piano della mobilità ciclabile - ha dichiarato Lubatti - ci accorgiamo subito che è una questione di punti di vista: bene, molto bene, fra le prime città d’Italia, ma solo d’Italia, appunto. Perché se invece il confronto lo facciamo con il resto d’Europa, si fa in fretta a precipitare in classifica”. Si fa in fretta sì: per una Copenhagen con le biciclette al 35% di modal split, Torino (secondo il dossier Ecosistema Urbano di Legambiente) arriva appena al 2%. Ma non è che in Danimarca siano nati sulla bicicletta. La differenza è che a Copenhagen lo capirono già negli anni settanta che la situazione stava diventando insostenibile, e che la mobilità urbana andava ridisegnata: letteralmente, a cominciare dalle piste ciclabili. E non solo a Copenhagen: consultando i dati dell’ European Cyclists’ Federation il divario tra i Paesi del Nord e il resto dell’Europa è pesante. “Non a caso il tecnico olandese che venne in vista a Torino nel 2007 alla domanda Come le sembrano le nostre piste ciclabili rispose Quali piste ciclabili? – commenta Fabio Zanchetta, organizzatore del Bike Pride. “Una città smart deve sì rispondere ai bisogni dei cittadini, come dice l’assessore Lavolta, ma non basta. Deve anche anticiparli. C’è un mucchio di gente che non sa ancora di aver bisogno della bicicletta. Poi la prova e se ne accorge”. Giusto, giustissimo, ma quello italiano non è solo un problema culturale. E’ anche un problema di fondi e risorse tagliate. E di miopia delle amministrazioni: le piste ciclabili costano, è vero, ma costa molto di più non farle. O farle male, come nei tanti esempi portati alla conferenza da FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Le foto delle piste ciclabili che terminano contro un palo ormai hanno fatto il giro del web, ma senza arrivare a questi casi estremi resta comunque la costante delle piste mal progettate, che purtroppo sono un problema su scala nazionale. Percorsi ciclabili che si interrompono agli incroci e magari riprendono sul lato opposto della strada, piste troppo strette, in condivisione con i pedoni, oppure senza protezioni. Se fra un bimbo in bici e una sfilza di SUV l’unica divisione è una striscia per terra non saranno molti i genitori che incoraggiano i propri figli a muoversi in bicicletta. Le piste da sole non bastano. Servono anche gli interventi di moderazione del traffico, a partire dalle zone 30, come ha ribadito Dario Mauetti, davvero “per la millesima volta” come scherza anche lui, ma in questi casi la parola troppo non esiste. Secondo Antonio Dalla Venezia ed Edoardo Galatola (FIAB) però, la pericolosità della bicicletta non va esagerata: il rischio di morte negli incidenti va sempre messo in relazione con la velocità, e andare in giro in bici è comunque meno pericoloso di muoversi in auto. “C’è poi sempre qualcuno che, un po’ per provocazione, un po’ per polemica, vuole sottolineare che anche i ciclisti sono pericolosi. Allora, è chiaro che i ciclisti devono rispettare il codice della strada come tutti, ma sui circa 200.000 incidenti stradali che capitano in Italia ogni anno il numero di feriti causati dai ciclisti oscilla tra 10 e 20. Di morti 1 o 2, ed evidentemente parliamo di fatalità imprevedibili”. Secondo l’assessore Lubatti per una città che sia veramente a prova di bici i fattori imprescindibili,quelli su cui si deve fondare il Bici Plan di Torino, sono tre: la sicurezza, che comincia anche da una buona segnaletica; l’interconnessione: parcheggi di interscambio, possibilità di salire e scendere dai mezzi con la bici (la Linea 2 del Metrò di Torino sarà costruita in modo da poterlo fare); concertazione: infrastrutture, limitazioni, pedonalizzazioni… ogni elemento deve collaborare. Cittadini compresi. “Non c’è smart city senza smart community” ha dichiarato Lavolta. E stirarci sotto a vicenda con la macchina non è molto smart.