Bari, gestione integrata dei rifiuti. Ato dai confini comunali?
Un ambito territoriale ottimale di raccolta dei rifiuti grande quanto la città di Bari. E' la proposta del sindaco di Bari Michele Emiliano inoltrata formalmente il 29 maggio 2012 agli uffici della Regione Puglia. L'idea è quella di costituire, sulle ceneri del vecchio AtoBa2, un nuovo Ato coincidente con il territorio della città di Bari
30 May, 2012
"L’amministrazione comunale - ha dichiarato il sindaco di Bari Michele Emiliano - intende rispettare pienamente la volontà popolare espressa attraverso il voto referendario del 12 e 13 giugno 2011, ribadendo la necessità di mantenere pubblica la gestione dei servizi pubblici essenziali".
Per questo motivo il sindaco, esercitando la facoltà concessagli dall’art. 25 co.1 della L. n.27/2012, di conversione in legge del D.L. n.1/2012, ha trasmesso ieri agli uffici dell’assessorato regionale all’Ambiente la proposta di costituire un ambito territoriale ottimale in tema di gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani di dimensioni diverse da quello provinciale e coincidente con il territorio della città di Bari.
Le ragioni della proposta sono desumibili analizzando i dati del Piano d’Ambito redatto per il bacino BA/2. Bari produce poco meno di un quarto dei rifiuti urbani dell’intera provincia, oltre che il 70% dei rifiuti del cessato bacino BA/2; la produzione per abitante nell’anno 2009, pari a 627 kg/abitante all’anno, è la più alta fra quella dei comuni del bacino BA/2 (la cui media è 587 kg/abitante) proprio per effetto della capacità attrattiva della città.
Inoltre, non può essere trascurata la specificità rappresentata dall’attuale gestore dei servizi per la città di Bari, l’AMIU spa, unico soggetto interamente pubblico fra i comuni del bacino BA/2, che dispongono di gestore privato, fatta eccezione per il Comune di Bitonto. L’AMIU, azienda completamente risanata dal punto di vista economico-finanziario, oltre allo svolgimento dei servizi di igiene urbana, assicura anche il servizio di trattamento dei rifiuti con l’impianto di biostabilizzazione e tritovagliatura, fornito peraltro in condizioni d’emergenza anche ai Comuni del bacino più vicino.
L’autonomia impiantistica - fino ad assicurare lo smaltimento, anche se nel territorio non esiste un impianto di discarica - potrebbe infatti essere raggiunta ove da una parte si chiudesse il ciclo della frazione secca dei rifiuti e dall’altra fossero consentite specifiche forme di impiego del rifiuto biostabilizzato maturo derivante dal trattamento di biostabilizzazione, quali ad esempio la copertura giornaliera delle discariche.