Condizionatori al minimo in ufficio: via giacca e cravatta in Giappone (e non solo)
Il Comune di Torino ha limitato l'uso dell'aria condizionata negli uffici per risparmiare energia in questo momento di crisi. Non si tratta, però, di un'idea nuova: in Giappone e in altri Paesi asiatici si promuove da anni l'abbigliamento informale sui luoghi di lavoro durante i mesi estivi, proprio per non esagerare con i climatizzatori
31 May, 2012
La bolletta energetica degli enti pubblici continua a lievitare e il Comune di Torino ha deciso di limitare l'uso dei condizionatori negli uffici pubblici durante la prossima estate, vietandone l'accensione se la temperatura interna degli ambienti non raggiunge almeno i 28 gradi. Si tratterebbe di una misura probabilmente inedita per la pubblica amministrazione italiana, ma sulla scena internazionale il provvedimento torinese non rappresenta una novità assoluta.
Cool Biz: in Giappone a 28 gradi senza cravatta
Già nel 2005, in Giappone, è stata lanciata la campagna Cool Biz (un gioco di parole basato sulle parole inglesi “cool”, che significa “fresco”, ma anche “alla moda, fantastico” e "business", ndr), che invita i cittadini ad andare al lavoro vestiti in modo informale, in modo da tollerare meglio le temperature estive e ridurre il ricorso all'aria condizionata. Il suggerimento del governo giapponese è proprio quello di mantenere la temperatura dei climatizzatori non al di sotto dei 28 gradi centigradi e, secondo le informazioni diffuse da Tokyo, l'iniziativa ha ottenuto fin dal primo anno un discreto successo. Un sondaggio realizzato alla fine dell'estate 2005 su un campione di 1.200 persone, infatti, rivelò che il 95,8% dei giapponesi conosceva la campagna Cool Biz e i risultati ufficiali stimarono in circa 460.000 tonnellate la quantità di CO2 risparmiata grazie all'abbandono di giacca e cravatta. La campagna è stata riproposta anche negli anni successivi e nel 2009 i consigli sul "dress code a risparmio energetico" sono stati applicati nel 59% degli uffici nipponici. Nell'estate del 2011, dopo il disastro nucleare di Fukushima e le aumentate esigenze di ridurre i consumi energetici, l'iniziativa è stata rilanciata in grande stile con il nome Super Cool Biz. Per il sesto anno consecutivo e con una motivazione in più, il governo ha suggerito di recarsi al lavoro indossando polo a mezze maniche invece della camicia d'ordinanza, in modo da riuscire a fare a meno, o quasi, del condizionatore. Verosimilmente, la campagna sarà riproposta anche per l'estate 2012.
Cina: la campagna dei 26 gradi
Un esempio, quello giapponese, che qualche anno fa è stato seguito anche dalla Cina, uno dei principali responsabili dell'emissione di gas serra su scala globale. Già dal 2007, su iniziativa del governo, diversi leader politici cinesi hanno suggerito ai loro dipendenti di indossare un abbigliamento più leggero nei mesi estivi. In questo caso, è stato fatto esplicito riferimento alla possibilità di indossare delle t-shirt, sacrificando l'eleganza sull'altare del risparmio energetico. L'obiettivo di Pechino è quello di riuscire a mantenere i condizionatori degli uffici a una temperatura non inferiore ai 26 gradi, contando sul fatto che un abbigliamento informale aiuti i lavoratori a tollerare meglio il caldo. Secondo gli esperti del governo, mantenendo una temperatura costante di 26 gradi per tutta l'estate si potrebbero risparmiare, in tutta la Cina, circa 300 milioni di kilowattora di energia elettrica, tagliando la bolletta nazionale di 150 milioni di Yuan, pari a circa 14,7 milioni di euro. In occasione del lancio della campagna, il governo centrale dispose che tutti i climatizzatori installati nei luoghi di lavoro fossero lasciati spenti per un giorno. Un gesto in perfetto stile cinese, che permettesse ai cittadini di riflettere sull'importanza del risparmio energetico e sulle conseguenze di un eventuale blackout prolungato. La campagna, che ha ottenuto l'adesione di diverse associazioni ambientaliste tra cui il WWF, è stata promossa, oltre che negli uffici pubblici e privati, anche all'interno di supermercati, alberghi e centri commerciali.
Seul: dipendenti comunali in shorts e sandali
Quello del risparmio sull'aria condizionata dev'essere, a quanto pare, un pallino tutto orientale, dal momento che anche dall'amministrazione di Seul ha deciso di consentire l'abbigliamento informale ai propri dipendenti. La campagna è partita da qualche giorno e prevede che negli uffici pubblici sia permesso l'uso di indumenti leggeri per far fronte all'afa estiva. Nei mesi più torridi, addirittura, i dipendenti potranno indossare pantaloncini e sandali, ad eccezione dei dipartimenti per il servizio civile. Il realtà, il governo cittadino della capitale della Corea del Sud scoraggia l'uso di giacca e cravatta nei mesi estivi fin dal lontano 1996, anche se molti cittadini sembrano convinti che indossare bermuda e infradito sia una misura davvero eccessiva. Il difficile, a quanto pare, sta nel raggiungere un compromesso tra l'esigenza di risparmiare energia e il decoro dell'abbigliamento. Chissà che non ci riescano, in nome del proverbiale stile italiano, i dipendenti del Comune di Torino.