Quinto conto energia: bocciatura dall'Unione europea
Il commissario Ue all'Energia ha scritto al Governo italiano evidenziando una serie di criticità nei decreti sulle rinnovabili in corso di approvazione. Dal meccanismo dei registri obbligatori al taglio drastico delle tariffe, i nodi sono gli stessi già sottolineati da associazioni e Parlamento. Inclusa l'assenza di misure per rinnovabili termiche ed efficienza
05 June, 2012
L'Unione europea boccia senza appello il Quinto conto energia e il decreto sulle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico. Il commissario Ue all'Energia, Guenter Oettinger, ha inviato una lettera al governo italiano, sottolineando le criticità che emergono dai provvedimenti in corso di approvazione (a giorni è in programma la decisiva Conferenza Stato-regioni sul testo dei decreti, ndr). A preoccupare in modo particolare il commissario Oettinger è soprattutto l'introduzione dei registri obbligatori degli impianti incentivabili, che rischiano da una parte di rendere troppo complicati gli adempimenti burocratici a carico dei titolari e, dall'altra, di ridurre la sicurezza degli investimenti nel settore, dal momento che l'installazione non sarebbe più una garanzia di accesso agli incentivi.
Accanto a questo, la Commissione europea appare preoccupata dal taglio drastico delle tariffe. «La forte riduzione delle tariffe incentivanti, insieme alle procedure amministrative che si applicano agli incentivi - si legge nella nota – renderanno molto difficile, se non impossibile, per i produttori indipendenti accedere al finanziamento». Praticamente la stessa criticità evidenziata, all'indomani della presentazione dello schema dei decreti, dagli operatori delle rinnovabili. Il calo degli incentivi, secondo Bruxelles, dovrebbe avvenire in maniera più graduale, in modo da andare incontro alle esigenze del mercato e, soprattutto, proteggere gli investimenti già programmati o avviati.
Un'altra nota dolente, anch'essa sottolineata più volte dagli addetti ai lavori e dalle associazioni ambientaliste, è l'assenza di provvedimenti dedicati al settore del riscaldamento e del raffrescamento, nonché la mancanza di «chiarezza sulla continuazione del sistema di sostegno ai progetti di efficienza energetica e la definizione degli obiettivi per il 2020 del sistema di Certificati bianchi». Il settore delle rinnovabili termiche e dell'efficienza energetica, in altri termini, attende ancora i necessari provvedimenti, e il ritardo non è sfuggito all'occhio vigile dell'Unione europea.
Immediate le reazioni del mondo politico e associazionistico nazionale, che ormai da mesi rimprovera ai decreti elaborati dal Governo le stesse mancanze sottolineate adesso dall'Ue. «Per stare in Europa, non si possono affossare le energie pulite – commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - L’invito di Bruxelles a rivedere da capo a fondo il nuovo decreto sulle energie rinnovabili è un chiaro avvertimento sulla necessità di non sacrificare le fonti rinnovabili e i meccanismi che le incentivano». Secondo l'ambientalista, il monito di Guenter Oettinger rappresenta «una vera e propria bocciatura su un terreno, quello delle politiche energetiche per contrastare i cambiamenti climatici e della semplificazione, che da anni rappresenta un cavallo di battaglia per l’Unione». Per questo Legambiente chiede di rivedere subito l’impianto dei decreti, per dare una prospettiva di sviluppo a lungo termine alle fonti pulite e tagliare le emissioni di CO2, oltre a «dare certezza a un settore economico che è tra i pochissimi, già da anni, in controtendenza rispetto alla crisi economica».
Dello stesso tenore le dichiarazioni dei senatori del Partito democratico Francesco Ferrante e Roberto della Seta, che definiscono la critica della Commissione «Clamorosa, ma del tutto logica e condivisibile». Secondo i due parlamentari di tratta di una «netta bocciatura, che non può che indurre il Governo a rivedere drasticamente l’impianto del decreto, a partire dal meccanismo dei registri». Molto significativo, sottolineano Della Seta e Ferrante, il fatto che le criticità evidenziate da Oettinger siano le stesse rilevate da Camera e Senato, oltre che dalle Regioni, dai Comuni, dalle associazioni ambientaliste e da quelle rappresentative del settore delle rinnovabili. «Di fronte all’ennesima bocciatura del decreto - concludono i senatori democratici - il Governo prenda definitivamente coscienza delle necessità di non andare a sbattere, e avvii con le Regioni il necessario lavoro di modifica per sfrondare il decreto da una dannosissima burocrazia».
Sulla necessità di eliminare il sistema dei registri insiste anche l'associazione Gifi-Anie, convinta che si tratti di un sistema che ha dimostrato più volte la sua inefficienza. «Anche la Commissione Europea, in una lettera di richiamo inviata al Governo, lo sottolinea con decisione - dichiara il presidente Valerio Natalizia – e non serve a controllare la spesa ma solo a creare complicazioni burocratiche agli operatori e quindi aumentare i costi gestionali». Anche il tetto di spesa annuale di 6,5 miliardi fissato dal Quinto conto energia, secondo Natalizia, è troppo basso, e dovrebbe essere alzato fino a 7 miliardi di euro. «Bisogna avere coraggio – conclude il presidente di Gifi-Anie - ed investire, soprattutto nei momenti di crisi, nella competitività delle aziende nazionali ed in mercati promettenti come quello delle rinnovabili: ce lo chiede anche l’Europa». Non è la prima volta che il commissario all'Energia Oettinger si rivolge al Governo italiano chiedendo di rivedere la politica nazionale in materia di incentivi alle rinnovabili. Era già accaduto lo scorso anno, in occasione del varo del Quarto conto energia e del cosiddetto “decreto Romani”.