Olimpiadi di Londra. “Greenwash gold 2012”, la protesta ambientalista sotto gli uffici del comitato olimpico
Alcuni promotori della campagna “Greenwash gold 2012” hanno messo in atto una protesta sotto gli uffici del LOCOG, il comitato olimpico di London 2012, reo secondo i dimostranti di non aver mai accettato un confronto con le organizzazioni ambientaliste che contestano la sponsorizzazione di giochi olimpici da parte di aziende responsabili di gravi danni ambientali
19 June, 2012
Lunedì 18 giugno alcuni promotori della campagna ambientalista “Greenwash gold 2012”, avviata per stabilire quale tra le numerose aziende che sponsorizzano i prossimi Giochi Olimpici di Londra eserciti maggiormente la pratica del greenwashing, hanno protestato davanti al quartiere generale del LOCOG, il comitato organizzatore dei giochi. Nel comunicato stampa emesso a margine della protesta, i manifestanti appartenenti alle organizzazioni ambientaliste London Mining Network, UK Tar Sands Network e Bhopal Medical Appeal, sostengono che “dopo il rifiuto costante LOCOG di incontrare uno dei gruppi coinvolti nella campagna Greenwash gold, abbiamo pensato che il comitato avrebbe dovuto ricevere il nostro messaggio direttamente sulla propria porta di casa.”
Dopo aver srotolato uno striscione con il logo della campagna sotto gli uffici del LOCOG, i dimostranti hanno imbracciato dei finti megafoni di grandi dimensioni per simboleggiare il tentativo di amplificare il più possibile il messaggio da recapitare al comitato, al quale è stato chiesto di mandare al presidio di protesta un proprio rappresentante, per aprire un dialogo che finora è stato sempre negato. Come si legge nel comunicato stampa dei manifestanti, il LOCOG ha rifiutato il confronto per l’ennesima volta, “nonostante a marzo, a seguito di un’altra manifestazione, Sebastian Coe (presidente del LOCOG, ndr) avesse detto che sarebbe stato felice di incontrare i dimostranti per discutere la seria questione degli sponsor olimpici accusati di gravi danni ambientali.” Emily Coats dal Tar Sands Network UK ha dichiarato: "È da febbraio che cerchiamo di organizzare un incontro con il LOCOG per discutere di quanto sia inopportuno che la BP sia Partner per la Sostenibilità di Londra 2012. Il rifiuto del comitato ad incontrarci conferma che sono più preoccupati del greenwashing dei loro clienti aziendali che delle reali questioni ambientali.” Molto dure anche le parole di Meredith Alexander, soprannominata l’”ethic star” delle Olimpiadi per essersi dimessa lo scorso aprile dalla "Commissione per la sostenibilità di London 2012", in polemica con la commissione stessa che aveva ufficialmente dichiarato che il colosso chimico DOW – uno dei principali sponsor dei giochi, responsabile del disastro di Bhopal, in India, in cui nel 1984 morirono venticinquemila persone – fosse un’azienda responsabile: "Le Olimpiadi di Londra appartengno a tutti noi, atleti, spettatori e londinesi. Ecco perché è così deludente che Lord Coe stia ignorando i timori della gente riguardo agli sponsor non etici. Il suo rifiuto di ascoltare il pubblico è frustrante, ma non particolarmente sorprendente. Non ha voluto ascoltarmi quando ero parte di un organismo di sorveglianza ufficiale. Ha dimostrato più volte che di certo non si cura di ciò che le vittime degli sponsor olimpici pensano. Sono rimasta a chiedermi chi stia ascoltando."