La bici ritrovata. Storia vera tra seconde catene, cesoie e denuncia.
Il redattore che ci aveva raccontato del furto della sua bici avvenuto nel cortile dell’ufficio dove lavorava, ci spiega l’avventura del suo ritrovamento, tra catenacci, verbali dei carabinieri e una salvifica smerigliatrice
17 July, 2012
Ho ritrovato la mia bici! È stata un’incredibile botta di … fortuna, più unica che rara.
È venerdì 13 luglio, sono all’incirca le sei e mezza di sera. Il mio amico mi dà conferma che il suo treno da Milano è in orario, dunque alle sette arriva a Porta Susa. Lascio il fresco della terrazza, mi infilo la maglietta e mi incammino: via San Donato, Piazza Statuto e i portici di Corso San Martino; arrivo in Piazza XVIII dicembre e mi dirigo verso l’entrata della stazione, passando di fianco agli stalli delle biciclette lungo il muro sulla destra. Ed è lì che la vedo: la mia grandiosa Atala gialla dalle guaine verdi e la catena rosa “Pigozzi cicli”. È parcheggiata proprio in uno degli stalli, legata con un catenaccio di acciaio temprato e un lucchetto antiscasso. All’inizio quasi non ci credo; sono su di giri, è incredibile averla ritrovata così, per caso. Da mercoledì, giorno in cui me l’avevano rubata sotto il naso mentre lavoravo, avevo girato più volte dalle parti di Porta Palazzo e in altri posti “caldi”, chiedendo a qualche faccia amica che avevo conosciuto nei sei mesi in cui avevo vissuto da quelle parti. Nessuno aveva visto la mia bici. Adesso, a distanza di due giorni, ce l’ho di nuovo per le mani! In breve l’esaltazione per un tale colpo di fortuna, direttamente proporzionale alla stupidità di chi l’ha comprata dal ladro - perché non puoi girare con una bici così particolare senza riverniciarla o perlomeno cambiare dei pezzi - si trasforma in rabbia. Mentre rifletto sul da farsi, decido di aspettare lì davanti, anche tutta la notte se necessario, per beccare il furbo che per due giorni ha pedalato a mie spese. Avrei dovuto fare la denuncia immediatamente, senza rimandare. Con la denuncia in mano avrei potuto chiamare subito i carabinieri e farmela riconsegnare. Intanto il mio amico Beppe è arrivato: “Benvenuto a Torino!” gli dico, mentre gli spiego la situazione. Ride di gusto. Decido di chiamare Francesco, con tutte le bici che glia hanno rubato lui saprà sicuramente cosa fare. Arriva dopo mezz’ora con un catenaccio enorme, inattaccabile. “La leghiamo con questo e contemporaneamente lasci un biglietto col tuo numero, dicendo che la bici è tua; poi voli dai carabinieri a fare denuncia e domani mattina li chiami dicendo che l’hai ritrovata. Vengono qui e te la aprono loro. Ameno che il tipo non ti contatti e la apra lui.” “Sì, mi sembra la cosa migliore”.
Corro verso la stazione dei carabinieri del mio quartiere a fare denuncia. Vengo accolto da una ragazza in divisa che mi spiega che devo tornare domattina perché manca il maresciallo e lei non può firmare la denuncia; l’alternativa è andare al comando in via Cernaia, aperto 24 ore su 24, dove sicuramente c’è un ufficiale che può firmarla. Giro i tacchi e col mio amico Beppe da corso Umbria ci dirigiamo verso il centro: “Dopo quasi cinque ore di treno avevo proprio voglia di camminare” dice ironico “Dai che appena risolta sta faccenda ti offro birra e falafel a volontà”. Arriviamo in via Cernaia con una fame da lupi, ormai sono le nove e mezza, ma anche qui incredibilmente la mia denuncia non può essere ricevuta: “Manca il maresciallo!” dico con tono da cabaret al carabiniere all’entrata: “Lei scherza ma è così, non ci sono ufficiali adesso, deve tornare all’una.” Sconsolato guardo Beppe: “Le cose a questo punto si complicano. Non posso fare una denuncia all’una del mattino e ritrovare la bicipoche ore dopo, s’insospettirebbero e dovendo spiegare tutto la cosa magari va per le lunghe”. Decido di aspettare fino al giorno dopo, se a metà mattina nessuno si fa vivo torno dai carabinieri e racconto come sono andate le cose per filo e per segno. E così avviene. Alle 12 circa di sabato mattina esco dal comando con una denuncia in mano, in cui oltre alla descrizione minuziosa della bici, con tanto di foto che mi ritraevano in sella alla mia due ruote, viene spiegato che non ho tentato di riprendermela da me, che ho lasciato un biglietto – non ho menzionato le catene per evitare rogne – e che “decidevo di non contattare le forze dell’ordine in loco perché non avevo ancora fatto denuncia”. “Con questa lei torna alla bici, sperando che sia ancora lì, e chiama la pattuglia. Gliela riconsegneranno subito”. “Ma riusciranno ad aprirla?” chiedo preoccupato “Intanto veda di ritrovarla poi ci pensiamo”. Rimango perplesso ma comunque fiducioso: “Chissà che gran cesoie che avranno i carabinieri; anzi avranno una smerigliatrice in acciaio, che dico in acciaio in titanio e polvere di diamanti! Un brevetto apposta per le forze dell’ordine! Dai che tra un’ora al massimo sarò di nuovo in sella!” Intanto il mio amico Paolo, al quale la sera prima avevo raccontato la vicenda, mi dice che su facebook ha dato il via ad una sorta di dibattito nel gruppo “Torino sostenibile”. Ha chiesto cosa avrebbe fatto la gente al mio posto, presentando quattro soluzioni possibili e una quinta da proporre: a) non fai niente b) le metti una catena attorno, la chiudi e lasci un biglietto col tuo numero per poi cercare di convincere il neo proprietario c) cerchi una cesoia e la ri-rubi, ovvero te la riprendi d) chiami la polizia e cerchi di convincerli che è tua e) ??????? Mi dice che la maggior parte risponde che l’avrebbe chiusa con una catena e lasciato il numero di telefono, proprio come ho fatto io. Il problema è che se nessuno si fa vivo purtroppo sei punto e a capo.
Convinto che ormai la soluzione sia a portata di mano, mi riprecipito a Porta Susa; la bici ovviamente è ancora lì; faccio il 112 e nel frattempo tolgo il catenaccio da guerra di Fra per evitare problemi. Dopo quasi un’ora sotto un sole a picco arriva la pattuglia. Scendono due carabinieri di un quintale e venti l’uno, in perfetto stile da telefilm americano, con occhiali a specchio, mani sulla cintura e smorfia schifata per via del caldo atroce. Nonostante l'aria truce, si rivelano entrambi molto simpatici: “Ha la denuncia con lei?” gliela passo e in due minuti constatano che la bici è la mia. “Spider man lei è stato veramente molto fortunato sa?” mi dice ridendo uno dei due “è difficile ritrovare una bici così”. Spider man è per via della qualifica “giornalista-fotoreporter” sulla denuncia... Dopo questo siparietto stilano il verbale di riconsegna e mentre aspetto impaziente di vederli estrarre la smerigliatrice con la lama di diamanti mi sento dire: “Adesso puoi fare quello che vuoi, vai da un ferramenta e ti prendi un bel paio di cesoie e spacchi tutto”. Ghiaccio. Li guardo esterrefatto e chiedo se non possono farlo loro: “Non abbiamo gli attrezzi qui mi dispiace”. Gli chiedo se è logico che dopo tutto questo io lasci la mia bici ancora qui mentre vado a cercare un ferramenta, col rischio che torni il “nuovo” proprietario e che se la riporti via… “Ce l’ho io la soluzione momentanea giovane!” mi dice il carabiniere: “Mettici una bella catena grossa e vai tranquillo a cercare il ferramenta”. Abbasso gli occhi, non gli rispondo. Alla fine se ne vanno via sorridenti facendomi il gesto della ragnatela di Spider man dal finestrino. Chiamo di nuovo Fra: “I carabinieri mi dicono di fare da me. Ho un verbale di riconsegna in mano”. “Vuoi dire che puoi spaccare tutto senza che nessuno ti venga a dire niente?” “ Esatto” “ok. Porto la smerigliatrice e ci divertiamo.” Un paio d’ore dopo avevo di nuovo la mia bici.
MORALE: QUANDO CI SI IMBATTE NELLA PROPRIA BICI RUBATA - e non c'è il nuovo "gestore" accanto o sopra la bici, da convincere - LA SI PUO' RECUPERARE. BISOGNA AVERE SPIRITO DI INIZIATIVA. LEGARLA CON UN'ULTERIORE CATENA, AVERE UNA FOTO DI SE' STESSI CON LA BICI IN QUESTIONE, AVER FATTO O FARE DENUNCIA. E CAPITA DI DOVER TAGLIARE CON LE PROPRIE MANI L'ANTIFURTO DELL' USURPATORE.
2 commenti
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12.05.2013 14:05
ti e andata bene perché il lucchetto o il catenaccio lo dovevano far saltare loro i carabinieri o perlomeno rimanere la presenti finche lo facevi tu ci voleva sempre la presenza di un pubblico ufficiale quando si fanno certe cose,metti che fin che tagliavi la catena arrivava il finto proprietario ne poteva scatturire una rissa e di consenguenza una denuncia per tentato furto avere una denuncia di furto non e una prova che il mezzo e tuo occhio
Francesco
18.07.2012 12:07
Anche se è tutto finito bene, è un bel racconto sull'italianità delle forze dell'ordine e sulla considerazione dei ciclisti!