Stati Generali della Green Economy: ecco le cinque azioni per ecoinnovare l’Italia
“Sviluppo dell’Ecoinnovazione”. Si è svolta a Roma la quarta assemblea programmatica degli Stati Generali della Green Economy. Proposte cinque azioni per ecoinnovare l’Italia
24 July, 2012
Il passaggio alla green economy implica la capacità di innovare non solo cicli produttivi e consumi, ma anche approcci culturali e stili di vita. Questo si può realizzare tramite lo sviluppo e la messa in pratica dell’ecoinnovazione, l’innovazione che tiene conto non solo del profilo economico, ma anche delle dimensioni sociali e ambientali. La valutazione della dimensione del settore dell’ecoinnovazione e delle ecoindustrie è stata valutata dall’UNEP sino ai 0,5-1,5 trilioni di dollari/anno nel 2020 e tra i 3 ed i 10 trilioni/anno nel 2050. Questo il tema dell’Assemblea Programmatica “Sviluppo dell’Ecoinnovazione” che si è svolta oggi in preparazione degli Stati Generali della Green Economy, previsti a Rimini il 7-8 novembre prossimi nell’ambito di Ecomondo, organizzati dal Ministero dell’Ambiente e dal Comitato organizzatore composto da 39 associazioni di imprese green.
“L’obiettivo dell’ecoinnovazione - ha detto Roberto Morabito, Responsabile dell’Unità Tecnica Tecnologie Ambientali dell’ENEA e coordinatore del gruppo di lavoro sull’ecoinnovazione - è quello di un radicale cambiamento verso nuovi sistemi di produzione e consumo basati su un approvvigionamento ed un utilizzo sostenibile delle risorse e una riduzione/eliminazione delle emissioni e dei conseguenti impatti, che porti gradualmente al disaccoppiamento assoluto tra crescita, utilizzo delle risorse e impatti sugli ecosistemi”.
Potenzialità e impatti dell’ecoinnovazione e capacità del sistema italiano di produzione di beni e servizi di implementarla indica che la situazione è matura affinché anche l’Italia intraprenda sistematicamente e in maniera governata il percorso verso la green economy, anche se nella classifica europea 2011 dell’ecoinnovazione l’Italia si trova al 16° posto contro il 12° del 2010.
Strumento prioritario per questo percorso è l’avvio di un Piano nazionale per lo sviluppo, diffusione ed implementazione dell’ecoinnovazione “made in Italy”, in coerenza con una nuova e rilanciata politica industriale che sappia coniugare la competitività delle imprese alla sostenibilità dei sistemi produttivi, basato su almeno 5 Azioni prioritarie da mettere in campo da subito:
1) Politiche coerenti. Una politica ambientale che offra un quadro normativo coerente a vari livelli (locale, nazionale, europeo ed internazionale), che promuova l’ecoinnovazione tramite l’applicazione di norme esistenti riviste e il varo di nuove norme che indirizzino anche le attività di ricerca e sviluppo, e che sia a sua volta coerente con politiche industriali ed economiche.
2) Formazione/informazione. Avviare un Programma di formazione/informazione nazionale che sappia, da una parte, preparare nuove competenze/professionalità (sia per i settori strategici di nuova economia, sia per riqualificare figure professionali che operano in settori e comparti tradizionali del sistema produttivo italiano, interessati a processi di riconversione “verdi”) e, dall’altra, favorire cambi di stili di vita, approcci culturali, consenso sociale verso le tecnologie, i processi, i servizi e i prodotti ecoinnovativi. Innovazioni tecnologiche, anche radicali, del solo processo produttivo non riescono a esprimere, infatti, a pieno il loro potenziale di cambiamento se non sono accompagnate da un forte cambiamento anche a livello culturale e sociale, oltre che istituzionale.
3) Promozione attraverso “etichette” e appalti verdi. Promozione a tutti i livelli di prodotti e servizi basati su un uso sostenibile delle risorse e su bassi impatti ambientali, lungo tutto il loro ciclo di vita, mediante la promozione di marchi, etichette, etc. di prestazione, di prodotti e servizi, che favoriscano la crescita di mercati ecoinnovati e nuovi mercati, aumentando la percezione dell’ecoinnovazione. Diffusione di appalti “verdi”, pubblici e privati, per la promozione dell’ecoinnovazione.
4) Cabina di regia per partenariati pubblico/privato. Una forte cabina di regia per mettere a sistema il patrimonio nazionale di competenze sia nel pubblico (università ed enti di ricerca), sia nel privato, in cui, ad esempio, i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico promuovano joint venture con mondo scientifico e imprese per coniugare insieme sostenibilità e competitività, che non possono essere affrontate in maniera separata e settoriale. In questo quadro, devono essere favoriti progetti sistemici e integrati di dimensioni significative, che coinvolgano singole aziende, distretti, reti di impresa, sistemi territoriali, istituzioni locali e organizzazioni sociali che possano fungere da nuclei di condensazione di questa fase di transizione verso la green economy.
5) Supporto alle imprese. L’Italia è uno dei più importanti Paesi industriali al mondo e il secondo Paese manifatturiero europeo e come tale deve affrontare la sfida globale della competitività in un orizzonte di sostenibilità. Produzione sostenibile e uso efficiente dell’energia e approvvigionamento sostenibile e uso efficiente dei materiali sono le due facce dello strumento con il quale affrontare la sfida. Se sul versante dell’approvvigionamento sostenibile dell’energia l’Italia ha fatto significativi passi in avanti anche a supporto del sistema di imprese, sul fronte dell’utilizzo sostenibile delle materie prime vi è un vuoto enorme da colmare. In questo quadro, sembra non più rinviabile seguire l’esempio di altri Paesi europei istituendo un’Agenzia per l’uso efficiente dei materiali, sfruttando risorse e strutture già esistenti, a diretto supporto delle imprese e in particolare delle PMI.
Per maggiori informazioni sugli Stati Generali della Green Economy: www.statigenerali.org