Via libera alla cessione delle quote Amiat e TRM da parte del Comune di Torino. Intervista a Paolo Foietta (ATO-R)
Dopo il via libera alla vendita del 49% Amiat e dell'80% della quota TRM da parte del Consiglio comunale di Torino, Eco dalle Città ha intervistato Paolo Foietta, presidente ATO-R torinese
26 July, 2012
La cessione delle quote Amiat e TRM da parte del Comune di Torino quali conseguenze può avere sulle politiche ambientali in materia di rifiuti e sulla gestione del servizio svolto fino ad oggi da Amiat? Eco dalle Città lo chiesto a Paolo Foietta, presidente ATO-Rifiuti torinese:
«Tutta la costruzione del nostro percorso sulla gestione dei rifiuti si basava e si basa sul fatto che le società siano a proprietà pubblica o, almeno, a maggioranza pubblica – racconta Foietta -. Uno dei concetti che ha caratterizzato gli ultimi 7 anni dell'ATO (da quando è iniziato il percorso del Gerbido) si basava sul principio di creare una struttura forte, federata almeno a livello provinciale, che fosse nelle condizioni di gestire in modo efficiente il ciclo integrato dei rifiuti».
«Prima della sentenza della Corte di Cassazione sulle liberalizzazioni – spiega Foietta - eravamo abbastanza preoccupati sull'arrivo di soci e partner privati nelle società. Oggi invece vediamo da una parte la Corte Costituzionale che ha fermato il processo di privatizzazione e dall'altra il Comune di Torino intenzionato a cedere le sue quote. Su questo c'è preoccupazione non tanto per l'ingresso di un partner privato di minoranza ma sul controllo della proprietà pubblica. Affinché rimanga tale siamo orientati sul fatto che la proprietà pubblica debba rimanere su una quota di almeno il 51%. Abbiamo quindi qualche preoccupazione non tanto per la cessione di una quota di minoranza di Amiat ma per la cessione di una quota di maggioranza di TRM. Su questo aspetto l'ATO (che ha poteri limitati esclusivamente all'affidamento del servizio) ha una forte preoccupazione che ha già espresso più volte nelle diverse sedi alla Città di Torino».
«La cessione di Amiat mi preoccupa meno – dichiara infatti Foietta - . In quel caso si tratterà dell'ingresso di un privato con una quota di minoranza che, anzi, potrebbe portare più efficienza in azienda. Mi preoccupa molto di più TRM trattandosi di una cessione dell'80% delle quote possedute il che significa perdere il controllo della struttura della società in quanto il Comune ne controlla attualmente il 92%».
Era l'unica opzione percorribile? «Noi avevamo suggerito un'altra strada a Torino – spiega il presidente dell'ATO-R - Vista la possibilità del permanere delle società miste per effetto della sentenza della Corte costituzionale, la strada era quella di dire: a fronte di una conservazione della quota di maggioranza (con una cessione solo del 49%) ci potesse essere da parte dell'ATO una estensione di quelli che sono i tempi dell'affidamento del servizio. Oggi l'affidamento del servizio è di 21 anni, noi abbiamo indicato al Comune la possibilità di estendere i termini della concessione da 21 a 30 anni. Questo avrebbe fatto in modo di risolvere in parte i problemi di cassa del Comune di Torino. La risposta è stata quella di procedere con una cessione dell'80%».
Cosa succederà al governo dei rifiuti nel territorio torinese dopo il via libera della Sala Rossa? A breve il primo faccia a faccia tra i membri dell'ATO-R. «Questa è una delibera di indirizzo politico che definisce quali sono le regole e il bando di gara. Su questo aspetto l'ATO – annuncia Foietta - si pronuncerà lunedì 30 luglio, giorno in cui è stata convocata un'assemblea. Sarà un'assemblea a cui parteciperà anche la Città di Torino e il sindaco Fassino. Visto che l'ATO ha il ruolo di concedente e TRM di concessionario è opportuno che la discussione in merito sulle scelte da attuare sia assolutamente approfondita».
«La decisione del Comune di Torino viene in qualche misura letta come un contravvenire alle regole che ci eravamo dati nel 2004-2005 quando è iniziata l'avventura del termovalorizzatore. Si era stabilito di conservare, nonostante si trattasse un affidamento pubblico, un insieme di garanzie aggiuntive per il territorio vista la delicatezza di un impianto come il Gerbido». E' probabile quindi che nella riunione di lunedì prossimo dell'ATO vengano fuori altri mal di pancia.