Peacelink, inquinamento Taranto: "La svolta ecologica delle bonifiche salverà bambini e lavoratori"
Per Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink "la svolta ecologica va attuata e non subita in quanto aprirà ai lavoratori dell'Ilva la possibilità di essere protagonisti delle bonifiche. Non un solo posto di lavoro deve essere perso"
26 July, 2012
Alessandro Marescotti (Presidente di Peacelink) auspica in una nota la svolta ecologica per la città di Taranto. Eppure l'aria non è salubre fino a 1700 metri dalla cokeria. "Fate un cerchio di 1700 metri attorno alla cokeria - spiega Marescotti e - scoprirete che non c'è soluzione. Anche l'adozione di migliori tecnologie disponibili non è in grado di assicurare nel raggio di 1700 metri da una cokeria un valore concentrazione di benzo(a)pirene inferiore a 1 nanogrammo a metro cubo".
In quel grande cerchio rientra il quartiere Tamburi e una parte della città di Taranto. In quel grande cerchio troppo alti sono i rischi per la salute. Molto chiari sono i risultati degli studi riportati in Atmospheric Environment 43 (2009) 2070–2079. Lo studio è stato condotto da Diane Ciaparra (Corus Research, Development and Technology, UK), Eric Aries (Corus Research, Development and Technology, UK), Marie-Jo Booth (Corus Research, Development and Technology, UK), David R. Anderson (Corus Research, Development and Technology, UK), Susana Marta Almeida (ISQ, Portogallo), Stuart Harrad (Division of Environmental Health & Risk Management, Public Health Building, School of Geography, Earth & Environmental Sciences, University of Birmingham, UK).
Alleghiamo a questo messaggio un file contenente una ricerca degli stessi autori che dimostra l'incompatibilità della cokeria con il quartiere Tamburi. Il file è di 62 pagine e a pagina 44 si può leggere che una cokeria con 10 anni di vita mediamente non è in grado di ridurre l'inquinamento da benzo(a)pirene in un raggio che va dai 1200 ai 1700 metri. Pertanto il 26 luglio non vi è alcuna speranza che possano risolvere questo problema a Roma. I dati che alleghiamo sono attendibili in quanto frutto delle ricerche più avanzate e recenti di esperti in campo siderurgico e scienziati.
"La cokeria Ilva - ha poi proseguito Marescotti - è a 300 metri dal quartiere Tamburi di Taranto. E fino a 1700 metri non vi può essere aria salubre. Continuare così significa far respirare ai bambini un quantitativo annuo di benzo(a)pirene equivalente a quello di circa mille sigarette. Questo è il nodo cruciale che nessun tavolo tecnico, politico o sindacale potrà schivare e tanto meno risolvere né a Roma, né a Bari, né a Taranto".
Non è un caso che da anni nel quartiere Tamburi il benzo(a)pirene non scenda sotto 1 nanogrammo a metro cubo. Il problema è strutturale ed è legato alla distanza. L'acciaieria ha un difetto "di nascita" che consiste nell'aver costruito lo stabilimento più grande d'Europa troppo vicino alla città e nell'aver scelto di collocare l'impianto più pericoloso dello stabilimento - la cokeria - proprio a ridosso delle case. E' una scelta compiuta cinquanta anni fa quando vi era molta ignoranza e tanti genitori fumavano addirittura davanti ai bambini. Oggi una persona non può fumare davanti a un bambino, è severamente vietato, però una cokeria può fumare. E' paradossale, e questo accade a Taranto.
Il piano di risanamento della qualità dell'aria proposto dalla Regione (che prevede un taglio del 10% della produzione in caso di vento che spiri verso la città) è assolutamente inadeguato e inefficace.Infatti si è visto che anche con tagli del 40% della produzione la concentrazione del benzo(a)pirene si è attestata a 1,3 ng/m3. Se fosse stato possibile risolvere il problema dell'inquinamento della cokeria con questi sistemi, lo avrebbero fatto a Genova. Lì la magistratura ha dovuto sequestrare e fermare la cokeria.
Da allora la quota produttiva di Genova è stata trasferita a Taranto. Taranto è diventata in tal modo una città super-inquinata. I cittadini vivono e si ammalano in una bolla di emissioni inquinanti che non ha pari in Italia, la città è un accumulo di veleni altrove rifiutati e trasferiti grazie all'inerzia e alla complicità di chi poteva impedire un tale scempio. Le problematiche sanitarie e di inquinamento non differiscono da Nord a Sud e chiediamo che non vi sia difformità nella tutela della salute fra Genova e Taranto. Invochiamo il principio di uguaglianza e di pari dignità sancito dall'articolo 3 della Costituzione. Il diritto inalienabile alla salute (art.32 della Costituzione) deve essere parimenti applicato a Taranto come a Genova.
In nome della Costituzione e del diritto alla salute è ora di dire basta a questo sviluppo malato che non ha futuro e che si è già inceppato da tempo (buona parte dell'Ilva è già ferma da ora per mancanza di commesse). La svolta ecologica salverà i lavoratori da una chiusura annunciata da un mercato difficile e competitivo in cui Cina e India metteranno Taranto fuori dal mercato molto presto. La svolta ecologica va attuata e non subita, va auspicata e non temuta, in quanto aprirà ai lavoratori dell'Ilva la possibilità di essere protagonisti delle bonifiche. Non un solo posto di lavoro deve essere perso. Taranto avrà bisogno di tutti i lavoratori dell'Ilva nella ciclopica impresa del disinquinamento. Lavorare per disinquinare e far ripartire un nuovo sviluppo con la "green economy" è il vero obiettivo per cui a Roma si dovrà lavorare tutti insieme, anche con la presenza e le proposte del movimento ambientalista.