Premi di cubature, prime anticipazioni sul testo definitivo del decreto
Il discusso, e più volte rinviato, provvedimento sugli incrementi edilizi sarà forse varato nel prossimo consiglio dei ministri. Secondo le prime indiscrezioni, il testo insisterà molto sulla sicurezza antisismica. Intanto, le Regioni stanno lavorando ai rispettivi piani, che saranno probabilmente molto diversi gli uni dagli altri
21 April, 2009
Dovrebbe concludersi (ma il condizionale è assolutamente obbligatorio) il prossimo 24 aprile, nel corso del consiglio dei ministri in programma a L'Aquila, la lunga gestazione del decreto legge sugli aumenti di cubatura, il cosiddetto “piano casa”. Secondo le prime indiscrezioni, il provvedimento dovrebbe prevedere, come già annunciato in seguito al terremoto in Abruzzo, l'applicazione di criteri antisismici alle le demolizioni-ricostruzioni e gli eventuali premi di cubatura dovranno rispettare la normativa antisismica. Secondo la bozza del testo del decreto, infatti, gli interventi di ampliamento nonché di demolizione e ricostruzione di immobili e gli interventi che comunque riguardino parti strutturali di edifici, «non possono essere assentiti né realizzati e per i medesimi non può essere previsto né concesso alcun premio urbanistico sotto alcuna forma ed in particolare come aumento di cubatura ove il progettista non abbia documentalmente provato il rispetto della vigente normativa antisismica». Sempre in materia di sicurezza antisismica, il dl sulle “Misure urgenti in materia di edilizia, urbanistica e opere pubbliche” dovrebbe inoltre anticipare al prossimo 30 giugno, e quindi di un anno rispetto ai termini previsti, l'entrata in vigore delle nuove norme antisismiche già approvate nel 2005 ma non ancora applicate (l'ennesimo rinvio risale al decreto Milleproroghe approvato il 24 febbraio scorso).
Sempre secondo le prime anticipazioni, il decreto dovrebbe autorizzare «senza alcun titolo abilitativo» gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria (che non riguardino le parti strutturali dell'edificio e che non comportino aumento del numero delle unità immobiliari); gli interventi volti all'eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di rampe o di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell'edificio; le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico o siano eseguite in aree esterne al centro edificato; i movimenti di terra strettamente pertinenti all'esercizio dell'attività agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali; le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essere immediatamente rimosse al cessare della necessità, comunque entro un termine non superiore a novanta giorni; i mutamenti di destinazione d'uso attuati senza esecuzione di opere edilizie, purché non determinino un aumento del carico urbanistico, nel rispetto delle prescrizioni urbanistiche comunali e siano conformi agli strumenti urbanistici; le serre mobili stagionali; opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni; pannelli solari, fotovoltaici e termici, senza serbatoio di accumulo; elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici. Chi vorrà realizzare lavori di questo tipo dovrà semplicemente dare «informativa all'amministrazione comunale con le autorizzazioni eventualmente obbligatorie ai sensi della normativa di settore».
Intanto, in attesa del testo definitivo, le Regioni stanno già lavorando alla predisposizione dei rispettivi piani, che potrebbero essere, alla fine, anche piuttosto diversificati. La Sardegna, ad esempio, per bocca dell'assessore regionale agli Enti Locali e Urbanistica, Gabriele Asunis, ha annunciato il provvedimento per l'estate prossima, precisando che «saranno totalmente escluse dall'incremento di cubature i centri storici, le aree archeologiche, quelle relative a parchi e quelle interessate dai piani idrogeologici». Piuttosto sibillina la dichiarazione relativa agli incrementi edilizi possibili, che sarebbero concessi a «coloro che, in aree di pregio come le coste, ridurranno con demolizioni le cubature esistenti». Tutto pronto in Lombardia, dove il piano dovrebbe prevedere la riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, attraverso bonus e semplificazioni amministrative, e interventi per il risparmio energetico. L’Emilia Romagna, invece, promette grande attenzione alle aree sotto tutela e garantisce che saranno evitate «eccessive deregolamentazioni». La Liguria, punta al recupero delle abitazioni sfitte non abitabili, oltre alla realizzazione di nuovi alloggi pubblici. Più incentrati sul risparmio energetico (che sembra aver progressivamente perso importanza nel decreto del governo) i piani al vaglio di Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta, che prevederanno incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici, l'uso di fonti rinnovabili e l'adozione di tecniche di bioedilizia. Maggior rigore annunciato anche in Puglia, dove saranno introdotti più vincoli rispetto al Piano Casa nazionale, mente la Campania sta lavorando a un testo che prevede emplificazioni e accelerazione della spesa a sostegno delle costruzioni.
Piano casa, le scelte del Sud Italia - da EdilPortale