Il ministro Passera: "Chiudere l’Ilva costerebbe 8 miliardi. Un regalo ai competitor"
L’incidenza maggiore sarebbe proprio da attribuire alle importazioni, valutate in circa 6 miliardi di euro. Per evitare la chiusura della cokeria, da lunedì i parchi minerali potrebbero essere bagnati con acqua 24 ore su 24. Articolo di Rosaria Talarico da La Stampa del 6 settembre 2012
06 September, 2012
di Rosaria Talarico
Si è sempre detto che chiudere l’Ilva costerebbe parecchio. Ora si sa quanto: 8 miliardi di euro. A dirlo è Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, intervenendo ieri al Senato per l’informativa sulla vicenda dello stabilimento. I costi non sono solo quelli occupazionali, ma anche delle importazioni, che aumenterebbero con la chiusura. L’incidenza maggiore sarebbe proprio da attribuire a queste ultime, valutate in circa 6 miliardi di euro. Poi ci sono 1,2 miliardi di sostegno al reddito ed ai minori introiti per l’amministrazione pubblica e circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato.
«In una fase di calo globale del mercato è evidente che l’eventuale uscita di uno stabilimento come quello di Taranto sarebbe guardata con estrema soddisfazione dai maggiori competitor europei e mondiali» ha affermato Passera, che d’altro canto ha ricordato come queste considerazioni certamente importanti «in nessun caso possono giustificare il mantenimento di situazioni di rischio ambientale e per la salute dei lavoratori e dei cittadini al di fuori delle normative».
E per provare a ridurre i danni e bloccare la diffusione delle polveri da lunedì prossimo i parchi minerali verranno bagnati con acqua 24 ore su 24. Si tratta di un intervento indicato dai custodi giudiziali ai quali dallo scorso 25 luglio sono affidate le aree del siderurgico poste sotto sequestro dalla magistratura per inquinamento. Ieri l’azienda ha annunciato l’attuazione di questa misura sui parchi, che costituiscono uno dei settori più inquinanti a causa dell’elevata concentrazione di materie prime che vi sono stoccate e per la loro stessa estensione a cielo aperto (75 ettari).
«Nonostante gli investimenti realizzati, la situazione ambientale presenta ancora elementi di criticità molto forti - ha aggiunto Passera - che non ci consentono, ad oggi, di esprimere un giudizio conclusivo sulla loro efficacia rispetto ai limiti imposti dalle normative italiane ed europee succedutesi nel tempo». Mentre il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini considera evidente che «l’identificazione delle nuove misure (previste per l’Ilva dalla nuova autorizzazione integrata ambientale) richiederà investimenti aggiuntivi da parte dell’impresa, da fare in anticipo rispetto agli altri gruppi siderurgici europei per adeguarsi alle nuove e migliori tecnologie». Poi ha precisato che nel decreto legge che ha iniziato l’iter alla Camera «non c’è un euro pubblico a favore dell’Ilva», poiché i fondi stanziati sono per le bonifiche ambientali in altre zone e per interventi nelle aree portuali, che non hanno nulla a che vedere con l’impianto siderurgico di Taranto. La chiusura della cokeria o la riduzione dei volumi di stoccaggio metterebbe l’Ilva fuori dal mercato «come già sta avvenendo in altri stabilimenti italiani che non possono contare su un ciclo completamente integrato» ha concluso Passera. «Chiudere l’impianto avrebbe conseguenze negative sia dirette che indirette che pensiamo debbano essere prese in considerazione nelle decisioni che riguardano il sui futuro».
Per adesso si sa che l’irrorazione aggiuntiva dei parchi comporterà un aumento dei turni di lavoro nell’area da 14 a 21. I parchi minerali dell’Ilva sono oggetto di un braccio di ferro tra l’azienda e l’Arpa che ha rinnovato la richiesta di una loro copertura sostenendo che questa (e non il barrieramento in corso tra fabbrica e rione Tamburi) sia la soluzione più efficace. L’Ilva finora si è sempre opposta al progetto della copertura considerandolo non fattibile dal punto di vista tecnico.