Com’è una città ai trenta all’ora? Intervista a Beppe Piras di #salvaiciclisti
Tanti dibattiti e tanta confusione sulla campagna #30elode di #salvaiciclisti: il provvedimento si applicherebbe davvero in tutta la città? Perché con il limite dei 30 si inquina di meno? Beppe Piras ci spiega cosa chiede davvero il movimento e che cosa vuol dire trasformare la città in una grande Zona 30, senza paralizzare il traffico, anzi: abbassando la velocità si va più veloci!)
10 September, 2012
C’è un po’ di confusione nell’aria: lo slogan che accompagna la petizione di #salvaiciclisti è “Trenta all’ora in tutte le città e in tutta la città”, ma nel testo le arterie di scorrimento sono escluse.
Ne parliamo con Beppe Piras, fra i fondatori del movimento: “In tutta la città è appunto uno slogan” – ci spiega al telefono – quello che chiediamo è che in tutte le aree residenziali venga messo il limite dei 30 all’ora, lasciando fuori però le strade ad alto scorrimento. Sostanzialmente si parla dei quartieri. Pensiamo una città come Torino: il Quadrilatero è già una zona a traffico limitato, noi vorremmo almeno che negli altri quartieri, San Salvario per esempio, si potesse andare in giro tranquillamente in bici o a piedi in tutta sicurezza, come accade ora nella zona 30 di Mirafiori. L’obiettivo sono proprio le strade di quartiere, quelle in cui la gente si muove soprattutto per piccoli spostamenti quotidiani; sono anche le zone in cui ci sono più bambini, che devono avere il diritto a muoversi liberamente, senza l’ansia delle auto”.
Quindi chi dice che questa campagna è una follia perché non si può bloccare una città… “…non ha capito niente. Prima di tutto perché se pensano che la velocità media a cui si spostano in città sia più alta hanno fatto male i conti: nelle città italiane si viaggia molto al di sotto dei 30 km orari, e a Roma addirittura sotto i 20. E’ che alcuni non hanno ancora capito la differenza tra velocità media e velocità massima. Paradossalmente con questo provvedimento la velocità degli spostamenti potrebbe pure aumentare…”.
E soprattutto fluidificarsi, perché questo è il punto centrale della questione inquinamento. Nelle discussioni sui consumi ai trenta o ai cinquanta all’ora si tralascia spesso l’elemento contesto, che invece è fondamentale: confrontare i due limiti in termini assoluti, come se si parlasse di un’unica auto che corre lungo un rettilineo, rischia di portare fuori strada, appunto, perché queste non sono le reali condizioni di guida in città. “Che senso ha continuare a impuntarsi sulla discussione Si inquina di più a 30 che a 50? Tanto in città non si guida mai realmente ai 50 all’ora per lunghi tratti, ma si frena, si accelera, si svolta, si resta intrappolati negli ingorghi…e sicuramente si inquina di più accelerando da zero a cinquanta che da zero a trenta; oltretutto il limite dei 30 all’ora ha anche una valenza educativa: la gente finirebbe per lasciare a casa l’auto almeno per gli spostamenti ridicoli, a volte addirittura di di 500 metri…”.
Il che vorrebbe dire meno auto in circolazione, e dunque guida più fluida (e allora sì, meno inquinante) per quelle rimaste. Un altro punto che torna spesso nelle discussioni sui 30 all’ora riguarda l’efficacia di un "semplice" divieto. Se già certa gente non rispetta i 50, figuriamoci i 30… “Ragionando così non si farebbe più niente, per nessuna legge, perché ci sarà sempre qualcuno che non la rispetterà. Però è vero che i limiti sono un primo passo, importante, ma non basta: per rendere davvero efficace la misura bisogna ragionare come se la città fosse una vera Zona 30, non semplicemente una città con il limite dei 30. Servono piccoli interventi di moderazione del traffico (NdR. Adozione di dispositivi che mirino a fluidificare e rallentare la circolazione, come le isole salvagente, le rotonde, gli incroci rialzati…) ma anche piccoli accorgimenti meno costosi: il restringimento delle carreggiate, che fra l’altro influisce istintivamente anche sulla percezione della strada da parte dell’automobilista, il riposizionamento dei parcheggi, soprattutto quelli a pettine, alternandoli lungo i due lati della strada, piccole chicane… Non ci vuole molto. La volontà di farlo, però sì. Vorrei ricordare che queste scelte si possono compiere anche a livello locale, dai comuni e dalle città, senza attendere una riforma nazionale del Codice stradale. Riforma che comunque dovrà avvenire, perché le direttive europee puntano ad uniformare le regole in tutto gli Stati membri, e certo non saranno quelli che già hanno adottato queste misure a tornare indietro…”.
Le ragioni della campagna #30elode saranno presentate anche il 5, 6 e 7 ottobre agli Stati generali della bicicletta e della mobilità nuova, a Reggio Emilia, assieme a Fiab, Legambiente e Anci. “Un’ottima occasione per discutere con politici e amministratori” conclude Beppe Piras. Nel frattempo, appuntamento a Torino il 22 settembre, dove #salvaiciclisti ha organizzato “Con più trasporto”, un incontro per parlare di mobilità sostenibile e sicurezza stradale, in cui chiunque abbia un’idea da suggerire potrà farlo iscrivendosi all’elenco dei relatori. (Cinque minuti a testa per parlare: niente retorica e politichese, ci sarà tempo solo per le idee...)
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