Referendum di “Roma Sì Muove” in bilico: mancano gli autenticatori
A pochi giorni dallo scadere del termine per presentare le 50 mila firme necessarie, i referendum rischiano di non finire in nessuna urna elettorale per mancanza di funzionari pubblici che facciano da autenticatori ai tavoli sparsi per Roma
01 October, 2012
Severino Antonelli
Il comitato ‘Roma Sì Muove’ rischia di veder sfumare la possibilità di sottoporre ai cittadini romani gli otto quesiti referendari. A pochi giorni dallo scadere del termine per presentare le 50 mila firme necessarie, i referendum, ideati con l’intenzione di testare le opinioni dei romani su temi come mobilità, rifiuti e costi della politica, e così essere una cartina tornasole dell’opinione pubblica per coloro che dopo le elezioni dell’anno prossimo amministreranno la città sia dagli scranni della maggioranza che dell’opposizione, rischiano di non finire in nessuna urna elettorale per mancanza di funzionari pubblici che facciano da autenticatori ai tavoli sparsi per Roma, rendendo impossibile il lavoro di oltre 400 volontari.
Le figure addette a svolgere tale compito sono, secondo le stime, 170 in tutto il comune, tra consiglieri, assessori comunali e provinciali, presidenti e vicepresidenti di consiglio municipale. Oltre agli autenticatori istituzionali, possono svolgere questo ufficio anche notai e cancellieri di tribunale, che però richiedono una retribuzione. Sul totale dei funzionari pubblici, solo 15 hanno dato la loro disponibilità negli ultimi tre mesi, di cui 7 solo dallo scorso fine settimana. Secondo le dichiarazioni riportate sul sito ufficiale del comitato, solo 3 membri del Consiglio comunale su 60 si sono resi disponibili. Una problema che coinvolgerebbe, tra i vari quesiti che non verrebbero sottoposti al voto, anche quello riguardante la richiesta di revisione del Piano Regolatore Generale proprio mentre l’attuale governo porta davanti alla Corte Costituzionale il Piano casa approvato qualche settimana fa dalla Regione, in quanto “contiene alcune disposizioni in contrasto con le norme statali in materia di tutela del paesaggio e in materia di governo del territorio”.
L’appello alla disponibilità è stato lanciato dai tre promotori Mario Staderini, Umberto Croppi e Angelo Bonelli per riuscire a coprire gli oltre 200 tavoli che si stanno allestendo per raccogliere le ultime firme prima del 5 ottobre.
Ma questa non sembra l’unica magagna burocratica ad aver intralciato il corso dei referendum: secondo Staderini la commissione di Roma Capitale avrebbe impiegato un mese in più per giudicare la correttezza dei quesiti, rallentando così l’inizio della campagna referendaria, già ostacolata dall’essere stata allestita nel periodo estivo.