In Europa il sacchetto di plastica va in pensione…
La ricerca di Eco dalle Città sul presente e sul futuro delle "shopping bag" nel vecchio continente. In Italia saranno fuori legge a partire dal 2010
30 April, 2009
Massimiliano Milone
Qualche dato…
Ogni anno in tutto il mondo si consumano dai 500 ai 1000 miliardi di sacchetti di plastica (Fonte: Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti).
In Europa, secondo Coldiretti, si producono ogni anno circa 100 miliardi di sacchetti di plastica (e si parla solo dei contenitori da asporto, negozio-casa, senza contare gli imballaggi di plastica in cui sono avvolti molti prodotti alimentari e non). Gli shopper sono in gran parte importati da Cina, Malaysia e Thailandia.
Sostituendo i normali sacchetti di plastica con materiali biodegradabili si eviterebbe di disperdere nell’ambiente 1 milione di tonnellate di plastica all’anno, si risparmierebbero 700 mila tonnellate di petrolio e si ridurrebbero le emissioni di CO2 di 1,4 milioni di tonnellate.
I soli inglesi utilizzano per i loro acquisti quasi 10 miliardi di buste di plastica in un anno. I francesi utilizzano 13 miliardi di sacchetti in un anno. Gli italiani molti di più: circa 15 miliardi di sacchetti l’anno. La media europea per paese è di 13 miliardi di sacchetti di plastica utilizzati ogni anno.
La media del consumo di sacchetti di plastica pro capite si aggira, nei paesi industrializzati, tra i 200 e i 500 pezzi all’anno.
(Fonte: Coldiretti)
Sacchetti di plastica addio: dal 2010 divieto di circolazione in Europa
Secondo l’indicazione europea (normativa comunitaria EN 13432) le buste di plastica per la spesa in polietilene dovranno essere sostituite da più ecologici sacchetti biodegradabili entro il 31 dicembre 2009.
Pur non essendoci una direttiva europea vincolante alcuni paesi europei, da alcuni anni, stanno già predisponendo misure su più fronti, volte a frenare l’uso dei sacchetti di plastica.
In molti Stati europei la messa al bando è già una realtà. Alcuni Stati hanno invece introdotto tasse per disincentivare l’uso di questo tipo di borse. Altri Stati per il momento hanno adottato una tassa aggiuntiva, rimandando il divieto di commercializzazione. Altri ancora hanno deciso di tassare alcune tipologie di rifiuti ed altre no. Una parte sta ancora meditando divieti e tassazioni.
La tassa esorta i cittadini consumatori, visto che incita gli utenti a livello finanziario affinché cambino le loro abitudini. Tuttavia, molti governi rimangono ancora refrattari all’idea di imporre un cambiamento nel comportamento in maniera “autoritaria”. Ancor di più quando si tratta di imporre un carico finanziario supplementare all’industria nazionale, specie in tempi di recessione economica.
Motivati dalla PlasTax, gli irlandesi rifiutano il sacchetto di plastica
Il primato sulle misure volte a frenare l’uso dei sacchetti di plastica spetta all’Irlanda, che in breve tempo si è imposta come modello per molti paesi europei.
Il 4 marzo 2002 il Ministro dell’Ambiente Dempsey ha annunciato la sua battaglia contro i “rifiuti selvaggi” e contro tutti i tipi di imballaggi, disseminati lungo le strade dell’Irlanda. Il governo irlandese ha imposto la “PlasTax”, una tassa di 15 centesimi per ogni sacchetto di plastica, al fine di ridurne l’utilizzo.
«Per poter fare tutto questo, è necessario costringere il consumatore a cambiare atteggiamento. Soprattutto, facendogli perdere l’abitudine di poter disporre gratuitamente di tutti i sacchetti che gli pare e incoraggiandone, in seguito, il riutilizzo» ha dichiarato il Ministro.
Le azioni più significative del piano irlandese sono state:
- una campagna pubblicitaria educativa (via tv e cartelloni pubblicitari) per spiegare l’introduzione della tassa;
- una guida di facile consultazione: i rifiuti abbandonati e in bella vista vengono citati come un problema nelle zone rurali ed una grave preoccupazione per l’industria del turismo;
- l’addebito della tassa presso il punto vendita;
- la possibilità di monitorare l’evasione fiscale dalla tassa;
- la disponibilità di borse riutilizzabili;
- una tassa applicata anche sui sacchetti biodegradabili (non considerati una valida alternativa a difesa dell’ambiente);
- un sistema di riscossione on line utilizzato dai grandi rivenditori al dettaglio.
Secondo le indagini del Ministero, nei tre mesi successivi all’introduzione della tassa, il numero dei sacchetti di plastica sul mercato era diminuito drasticamente del 90%.
Ad un anno dall’entrata in vigore della tassa quasi tutti gli irlandesi avevano acquistato sacchetti di stoffa riutilizzabili.
L’imposta di 15 centesimi ha fruttato entrate pari a 13,5 milioni di euro solo nel primo anno dall’applicazione. (Planet Ark, 28 maggio 2008)
Tutti questi proventi sono andati ad alimentare le infrastrutture del riciclaggio e tuttora le entrate derivanti da questa tassa contribuiscono a finanziare iniziative ambientali.
Per scoraggiare l’uso dei sacchetti, gradualmente risalito nel corso degli anni, l’Irlanda ha deciso di aumentare la tassa del 50%. (Planet Ark, 28 maggio 2008)
Un turista che oggi va nella vivace città di Dublino nota fin da subito la mancanza di qualcosa. Ci sono i taxi e gli autobus, ci sono bar trendy e l’inquinamento, ci sono persone che parlano al cellulare, ma non ci sono sacchetti di plastica, l’onnipresente simbolo della vita urbana! È chiaro ed evidente che il paese si trova in epoca “post-plastic bags”.
I sacchetti di plastica non sono stati messi fuori legge, ma sono cambiate le abitudini: utilizzarli è diventato socialmente inaccettabile. Chi vuole un sacchetto di plastica deve pagare 33 centesimi.
A sette anni di distanza i risultati sono stati apprezzabili: nei supermercati le buste di plastica sono state sostituite quasi totalmente da quelle di carta, da borse in stoffa riutilizzabili o da carrelli per generi alimentari.
I Superquinn Market, la più grande catena d’alimentari d’Irlanda, distribuiscono le “green bags” deliziose borse di stoffa riutilizzabili color verde smeraldo.
Hanno anche coniato un motto: “If I forgot these, I’d just take the cart of groceries and put them loose in the boot of the car, rather than buy a bag”. (Se ho dimenticato le borse [di stoffa], prendo il carrello dei generi alimentari e metto alla rinfusa i miei acquisti nel bagagliaio della macchina invece di acquistare un sacchetto [di plastica]) (Times, 2 febbraio 2008)
Copiando si impara!
L’esperienza irlandese ha ottenuto un successo tale che molti paesi dell’Unione europea hanno pensano di prenderla come modello. Dal 2004, infatti, Dublino assiste a una serie di delegazioni parlamentari, provenienti da molti stati europei, desiderose di conoscere i dettagli di questa misura.
La delegazione del Belgio, ritornando da un soggiorno irlandese, ha applicato una tassazione, come l’Irlanda, nel luglio del 2007. Anche Malta ha deciso di ispirarsi a questo provvedimento.
Svizzera e Olanda, ispirandosi all’esperienza irlandese, hanno introdotto una tassa aggiuntiva sui sacchetti di plastica.
In Gran Bretagna, in Francia, in Danimarca è stata adottata una mini-tassa e il divieto di commercializzazione dei sacchetti scatterà nel 2010. Le tasse sui sacchetti sono imposte anche in Svezia.
In Germania tutti i negozi che offrono borse di plastica da asporto devono pagare una tassa di riciclaggio per aiutare il governo a rafforzare i programmi di riciclaggio. Molte catene di negozi tedeschi fanno pagare fino a 25 centesimi a sacchetto. Grazie a questo provvedimento i sacchetti nei supermercati sono sempre più rari. Dal 2010 sarà vietata la commercializzazione dei sacchetti di plastica.
La Spagna conta di dimezzare il consumo dei sacchetti entro il 2009 e sta considerando l’ipotesi di un divieto e una tassa.
(per approfondimenti http://news.bbc.co.uk/2/hi/in_depth/7268960.stm;
http://www.ecologiae.com/sacchetti-di-plastica-divieto-di-circolazione-in-tutto-il-mondo/431/;
http://news.nationalgeographic.com/news/2008/04/080404-plastic-bags_2.html)
Modbury (Inghilterra), la prima “plastic-bag free town”, contagia l’Europa
L’idea di mettere al bando le buste di plastica è nata in questa graziosa cittadina di 1500 abitanti nelle colline del Devon, a pochi chilometri dalla Manica. «Non torneremo più indietro» ha affermato Rebecca Hoskins, documentarista trentacinquenne, da cui è partito tutto. «Abbiamo dimostrato che la gente, se spieghi bene un problema, è disposta ad agire per risolverlo, impegnandosi di persona, anche con iniziative radicali. Di questo passo crediamo che sia davvero possibile sconfiggere la plastica».
Rebecca, rimasta sconvolta da un viaggio di lavoro nel Pacifico in cui aveva visto e filmato per la BBC delfini, foche, tartarughe, albatros, imprigionati o peggio soffocati da sacchetti di plastica e vista anche l’invasione di plastica nel canale della Manica, decide di mostrare alla cittadinanza di Modbury, e in particolare a tutti i negozianti del paese, il suo film sul Pacifico.
«Alla fine avevano le lacrime agli occhi anche loro» ha dichiarato Rebecca. «Dissero che non avrebbero più impacchettato la merce in sacchetti di plastica e che dovevamo organizzarci. Il giorno dopo abbiamo cominciato».
Così dal 28 aprile 2007 Modbury è diventata la prima “plastic-bag free town” d’Europa, la prima città europea “libera dai sacchetti di plastica”. I negozianti per primi hanno consegnato ad un deposito tutti i sacchetti che avevano per farli riciclare. Numerosi cassonetti sono stati distribuiti sul territorio affinché tutti gli abitanti potessero liberarsi delle loro buste. Sacchetti riutizzabili di carta, cartone, cotone, tessuti vari sono stati confezionati e distribuiti in paese.
I residenti si sono adattati con entusiasmo al punto tale da portare sempre con sé una borsa di tessuto quando vanno fuori città, per non essere costretti a usare sacchetti di plastica.
Quanto agli incauti forestieri che decidono di entrare a Modbury con una busta di plastica in mano vengono fermati dai passanti e rimproverati: passeggiare con una borsa di plastica è considerato un “comportamento antisociale”!
(per approfondimenti http://www.guardian.co.uk/environment/2007/apr/28/plasticbags.frontpagenews)
In Inghilterra è già tempo dell’eco-shopper…
Sul buon esempio di Modbury la rivolta contro i sacchetti di plastica ha contagiato il resto dell’Inghilterra. Nel giro di cinque mesi 70 città del Regno Unito hanno aderito vietando i sacchetti di plastica.
I 33 comuni di Londra hanno in programma di abolire i sacchetti di plastica ultra-leggeri a partire dal 2009 e di tassarne gli altri tipi. (Planet Ark, 28 maggio 2008)
Intanto a Londra stanno andando a ruba le borse shopper di robusta tela con manici cordonati e logo-proclama disegnato: “I am not a plastic bag” (Io non sono un sacchetto di plastica). Costo 5 sterline.
Le ha create l’organizzazione We are what we do (Siamo ciò che facciamo) nell’ambito della campagna internazionale contro i sacchetti di plastica. Due sono state le idee vincenti: realizzare un bel modello di borsa e renderla portatrice di un messaggio di cui andare orgogliosi, grazie alla scritta antiplastica che diventa marca, logo. L’organizzazione ha anche chiesto ad alcune celebrità di fare da testimonial.
La Scozia sta attualmente studiando una proposta di legge che imponga una tassa di 10 pennies per ogni sacchetto di plastica utilizzato. «È molto difficile trovare qualcuno che alzi le spalle e dica me ne frego», commenta Robin McEwen, membro del parlamento scozzese che si batte per fare approvare il divieto a Edimburgo. «I politici sono stati finora lenti a riconoscere il fenomeno, ma la gente non aspetta altro che seguire qualcuno che insegni loro come fare».
Dal gennaio 2008 la città di Banchory (Scozia) ha promosso una campagna per incoraggiare i consumatori a utilizzare borse riutilizzabili e sollecitare i negozianti a non distribuire gratuitamente i sacchetti di plastica.
Dal 4 aprile 2008 la città di Selkirk (Scozia) ha deciso di liberarsi dei sacchetti di plastica. Il comune ha promosso l’uso di sacchetti riutilizzabili finanziando i negozi che vendono sacchetti di carta riciclata ad uso generale e sacchetti biodegradabili (realizzati con un ricavato dell’amido di mais) per i prodotti alimentari, carne e pesce.
Nel 2007 il piccolo borgo di Llandysilio (Galles) ha vietato i sacchetti di plastica e ha dato la possibilità ai suoi abitanti di restituire i sacchetti in tutti i negozi, compreso l’ufficio postale.
(per approfondimenti http://news.nationalgeographic.com/news/2008/04/080404-plastic-bags_2.html; http://www.iorisparmio.eu/search/buste+di+plastica/)
Qual è il supermercato più “verde” d’Inghilterra?
Nel 2002 il Gruppo Co-op è stato il primo supermercato ad utilizzare i sacchetti degradabili.
Dal 2004 in Scozia i negozi B&Q, con sedi anche in Irlanda, hanno messo in vendita i sacchetti di plastica a 5p l’uno. A seguito di questa iniziativa la domanda di sacchetti di plastica nei negozi scozzesi è calata dell’85%.
B&Q ha deciso di offrire tutto il denaro ricavato dalla vendita dei sacchetti (5p per sacco meno l’IVA) per finanziare campagne anti-rifiuti in Scozia.
La catena di supermercati Tesco ha previsto una serie di azioni a favore dell’ambiente: la possibilità di riciclare nei propri negozi e la vendita di borse riutilizzabili, le “borse per la vita”. L’iniziativa più recente è l’uso di borse di plastica biodegradabili, che iniziano a degradare dopo 60 giorni.
Dal maggio 2008 Mark&Spencer, una delle più grandi catene di supermercati del Regno Unito, ha bloccato la distribuzione gratuita di sacchetti di plastica e fa pagare 10 centesimi a sacchetto.
Dal giugno 2006, e cioè da quando Ikea ha deciso di far pagare i sacchetti di plastica monouso a 5p, il loro consumo è diminuito del 95%.
L’iniziativa sui sacchetti di plastica è stata il primo passo di una lunga serie di iniziative in cui l’azienda si è impegnata.
Tutti gli utili provenienti dal pagamento dei sacchetti di plastica sono stati donati per l’England’s Community Forest, progetto nazionale sorto per rilanciare e ampliare la rete di alberi, boschi e spazi verdi nelle principali città e paesi e per sviluppare il lavoro, la fauna, l’istruzione e la ricreazione.
Attualmente sono ora dodici le Comunità delle Foreste in tutta l’Inghilterra, ognuna delle quali opera a lungo termine attraverso una vasta gamma di progetti ambientali, volti a rendere più sostenibili i luoghi in cui vivere e a migliorarne la qualità della vita.
Tutti i negozi Lidl del Regno Unito fanno pagare i sacchetti di plastica 5p e riutilizzano il ricavato per ridurre i costi dei prodotti venduti nei suoi negozi.
In Inghilterra è attivo un programma governativo Waste Resource Action Programme, WRAP, che collabora con il Ministero per l’Ambiente inglese promuovendo e guidando con consulenza professionale le aziende verso concrete e programmate azioni di riduzione degli imballaggi.
Nel dicembre del 2008 è stato siglato un accordo tra il Wrap, il Ministero per l’Ambiente Inglese l’associazione inglese dei commercianti BRC (che include le principali catene della Grande Distribuzione Organizzata), finalizzato alla riduzione di un ulteriore 50% sul consumo di sacchetti entro aprile 2009.
Grazie all’impegno della grande distribuzione e alla collaborazione e sensibilità dei consumatori britannici nel 2008 nel Regno Unito sono state distribuite 3,5 miliardi di buste di plastica in meno, il 9% del totale.
In Francia il sacchetto di plastica è fuori moda!
Nel 2007 la Francia ha deciso di vietare entro il 2010 le buste di plastica e più in generale il packaging realizzato in materiale plastico, comprese bottiglie e contenitori alimentari (ad eccezione di quelli realizzati con polimeri biodegradabili), allo scopo di scoraggiare l’utilizzo della plastica da parte dei consumatori e dei supermercati.
Il gruppo di supermercati più grande del Paese, Carrefour, ne ha vietato volontariamente la distribuzione gratuita nel marzo del 2007.
Il CSEMP (il francese Plastic Packaging Manufacturers Associations) ha però evidenziato che, sebbene le plastiche biodegradabili abbiano già un mercato in Francia e in Europa, sono ancora lontane dal rappresentare una valida alternativa alla plastica convenzionale, per motivi tecnici ed economici.
A Parigi, quella delle buste di plastica pare essere già una moda d’altri tempi! La nuova tendenza è fare la spesa con i carrellini a due ruote, disponibili in una grande varietà di colori alla moda e più comodi da portare in giro rispetto alle borse di plastica.
Infatti la “Ville Lumière”, con una scelta pionieristica rispetto al resto dell’Europa e della stessa Francia, ha introdotto il divieto delle buste di plastica già nel 2007.
Così recita il “Plan climat de Paris”, adottato all’unanimità dal Consiglio di Parigi il 1 ottobre 2007, nel paragrafo dedicato alla soppressione dei sacchetti di plastica: «A Parigi i sacchetti di plastica rappresentano un giacimento di 8mila tonnellate di rifiuti, il cui costo di smaltimento, a carico della collettività, supera 1,6 milioni di euro. La città di Parigi ha voluto anticipare il divieto di distribuzione dei sacchetti della spesa derivanti dal petrolio, fissato per legge al 1 gennaio 2010, con l’istituzione di una Carta che disciplina la rimozione dei sacchetti della spesa per uso singolo dal 2008 e di una campagna di informazione rivolta ai cittadini parigini».
Una curiosità: questo piano di azioni di lotta contro il riscaldamento globale è stato sviluppato grazie alla partecipazione attiva dei parigini: quindi i cittadini e gli attori socio-economici insieme!
(per approfondimenti http://www.paris.fr/portail/viewmultimediadocument?multimediadocument-id=33859)
Un referendum fa sparire i sacchetti di plastica in Corsica
Ma il miglior risultato è stato raggiunto dall’isola francese della Corsica, prima in assoluto ad aver abolito i sacchetti di plastica nei grandi negozi già dal 1999.
Successivamente ai cittadini dell’isola è stato chiesto, attraverso un referendum, quale sacchetto fosse di loro preferenza. La gente ha votato come segue:
- 61% per le borse riutilizzabili, in vendita al prezzo di 1 euro e scambiabili gratuitamente se usurate;
- 19% a favore di sacchetti di carta, venduti a 8 centesimi;
- 13,5% a favore di sacchetti biodegradabili, venduti a 5-14 centesimi.
- 6,4% voto nullo.
In risposta al referendum tutti i sacchetti di plastica in Corsica sono stati sostituiti nel corso del 2003 da sacchetti riutilizzabili e di carta.
(per approfondimenti http://news.bbc.co.uk/2/hi/in_depth/7268960.stm;
http://www.ecologiae.com/sacchetti-di-plastica-divieto-di-circolazione-in-tutto-il-mondo/431/)
Anche il Belgio tassa i sacchetti di plastica
Il governo belga ha cercato di introdurre nel 2004 una tassa su tutti gli imballaggi, ma le industrie del paese e l’associazione del commercio al dettaglio si sono opposte duramente.
Nel luglio 2007 il governo, a seguito di queste forti proteste, ha deciso di applicare una tassazione per selezionati tipi di imballaggio: i sacchetti di plastica a 3 €/kg, la pellicola di plastica a 2,70 €/kg, i fogli di alluminio 4,50 €/kg, le posate usa e getta a 3,60 €/kg.
(per approfondimenti http://theonlygreenroom.blogspot.com/2007/05/plastic-bags-ban-in-italy-taxed-in.html)
In Danimarca la parola d’ordine è ridurre i sacchetti
Dal 1994 in Danimarca è in vigore una mini tassa, applicata sul dettagliante quando acquista le borse piuttosto che sul consumatore finale. Pertanto i costi possono essere assorbiti nel costo dei prodotti e quindi cambiare il comportamento del consumatore non è l’obiettivo diretto (come in Irlanda). In ogni caso, anche attraverso un’altra strada, l’uso di sacchetti di plastica è diminuito di due terzi.
Il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica scatterà nel 2010.
In Svizzera si chiede il divieto dei sacchetti monouso
Sul tema degli imballaggi non biodegradabili la Svizzera si divide.
Il primo cantone a muoversi per ridurre l’utilizzo dei sacchetti monouso è stato il Ticino. Nel novembre 2007 è stato chiesto l’intervento del governo allo scopo di abolire del tutto l’utilizzo di sacchetti usa e getta (di qualsiasi materiale).
Sulla questione si sono espresse anche le autorità del canton Berna. Il governo è dell’avviso che i sacchetti in plastica non rappresentino un problema. «Tutte le indagini evidenziano che questi imballaggi costituiscono soltanto il 2% dei rifiuti» ha sottolineato l’esecutivo bernese, per il quale i sacchetti di plastica sono, nella maggior parte dei casi, meno inquinanti rispetto a quelli biodegradabili. La mozione sarà discussa prossimamente dal legislativo.
Si fa sempre più avanti l’idea di una direttiva a livello nazionale che proibisca i sacchetti non riutilizzabili e non riciclabili. L’ipotesi di un divieto su scala nazionale non convince però i principali rivenditori al dettaglio: per Coop e Migros la plastica rimane il materiale più appropriato.
Contro i sacchetti di plastica si schierano i produttori di imballaggi biodegradabili. «Vi sono studi specifici che, contrariamente, indicano che su quasi tutti i punti il sacco biodegradabile è migliore di quello di plastica» afferma Frédéric Mauch, fondatore di Bioapply, una start-up ginevrina che dal 2005 realizza sacchetti con materie prime vegetali.
Intanto ad oggi la Svizzera chiede ai supermercati di far pagare di più i sacchetti di plastica.
Di sicuro l’atteggiamento più rispettoso dell’ambiente è quello suggerito da Peter Gerber, collaboratore dell’Ufficio Federale dell’Ambiente (UFAM): «Il miglior sacco è quello che si usa più volte, sia esso di stoffa, juta o plastica».
(per approfondimenti
http://www.ecologiae.com/sacchetti-di-plastica-divieto-di-circolazione-in-tutto-il-mondo/431/;
http://www.swissinfo.ch/ita/news_digest/Plastica_addio.html?siteSect=104&sid=9309921&cKey=1220527807000&ty=st)
Per la Grecia le scelte di oggi determinano il mondo di domani
Ogni giorno i greci consumano circa 8 milioni di sacchetti di plastica non biodegradabili, che finiscono in discarica.
Nel marzo 2008 il sindaco di Atene, Nikitas Kaklamanis e i responsabili di nove grandi catene di supermercati hanno siglato un accordo, al fine di eliminare gradualmente i sacchetti di plastica dalla città e di introdurre, da aprile 2008, le buste riutilizzabili ad un piccolo costo.
«Dobbiamo convincere la gente a smettere di usare i sacchetti di plastica; spesso vediamo i clienti prendere cinque sacchetti di ricambio da portare a casa» ha detto Christoper Giokas, responsabile di un supermercato.
Dal giugno 2008 il sistema è stato esteso ad altre città della Grecia e i supermercati, manifestando un immediato e concreto interesse, hanno iniziato il ritiro dei sacchetti di plastica.
«L’iniziativa avrà una durata di cinque anni; successivamente si potranno esaminare i risultati ottenuti», ha affermato il sindaco Kaklamanis. Ed ha aggiunto: «Lo sviluppo di una consapevolezza ambientale riguarda la società nel suo insieme e ciascuno di noi individualmente. Dobbiamo capire che il tempo non è dalla nostra parte. Noi determiniamo il mondo di domani, attraverso le scelte che facciamo oggi».
(per approfondimenti http://web.vita.it/news/view/76020)
La Norvegia studia misure per vietare i sacchetti di plastica
«La Norvegia sta esaminando la possibilità di vietare l’uso di sacchetti di plastica», ha dichiarato il Ministro per l’Ambiente e lo Sviluppo Internazionale Erik Solheim. La Norvegia deve infatti disfarsi di circa un miliardo di sacchetti di plastica ogni anno.
Il portavoce della Federazione norvegese delle imprese commerciali e di servizio (SAS), Jarle Hammerstad, è sembrato più prudente, affermando che prima di ogni divieto il governo dovrebbe consultare i consumatori portando argomentazioni forti. Hammerstad ha consigliato al ministro di pensare a programmi di riciclo o all’introduzione di sacchetti più rispettosi dell’ambiente.
(per approfondimenti http://www.neurope.eu/view_news.php?id=84029)
Posticipata in Bulgaria la tassa sui sacchetti di plastica a causa della crisi economica
Il Ministero dell’Ambiente aveva pensato di applicare sui produttori e gli importatori di sacchetti di plastica una tassa di 0,20 levs ($ 0,14) a partire dal 2009. Il prezzo medio all’ingrosso di un sacchetto è di 0,02 levs.
Vista l’attuale situazione di crisi economica mondiale il Ministero ha pensato che una nuova imposta possa costituire un onere aggiuntivo per le imprese, con il rischio di chiusura o di perdite del posto di lavoro.
Pertanto ha deciso di posticipare l’introduzione dell’imposta a data da destinarsi.
L’Associazione dei Produttori Plastici ha dichiarato che la nuova imposta avrebbe portato alla chiusura di 40 imprese in Bulgaria e al licenziamento di circa 2000 persone.
Il ministero ha aggiunto che prenderà in considerazione altre misure per limitare l’uso di sacchetti di plastica.
(Reuters, 16 dicembre 2008)
In Serbia i sacchetti biodegradabili sono una realtà
La Delta Maxi Company ha deciso, prima in Serbia, di introdurre i sacchetti di plastica biodegradabili nelle sue strutture di vendita al dettaglio. Questi nuovi sacchetti, prodotti in parternariato con il Regno Unito e sei produttori nazionali, verranno forniti gratuitamente ai clienti entro i prossimi tre mesi.
In futuro i sacchetti biodegradabili saranno introdotti in tutti i punti vendita al dettaglio del Montenegro, della Bosnia e dell’Erzegovina.
(per approfondimenti http://www.csreurope.org/news.php?type=&action=show_news&news_id=2206)