Milano, 1 auto ogni 2 abitanti. In arrivo il nuovo Piano Mobilità Sostenibile
Gli obiettivi: meno autostrade, più investimenti sul metrò e rilancio del Passante di Gianni Santucci e Armando Stella, Corriere della Sera 9 ottobre 2012
09 October, 2012
Si definisce parco auto, ma è una contraddizione da sciogliere: le macchine dei milanesi «cancellano» oltre 3 milioni di metri quadrati di città. Per rendere l’idea, parliamo di un megaparcheggio grande dodici volte il quartiere di CityLife. Il nuovo Piano urbano della mobilità sostenibile descrive la città sotto l’assedio del traffico e disegna la svolta ambientale («Visione green») che nei prossimi dieci anni proverà ad «innescare un circolo virtuoso» per «ridurre la dipendenza dall’auto».
La base di partenza è in questi numeri: 716 mila vetture immatricolate, 55 ogni 100 abitanti, un tasso di motorizzazione superiore alle metropoli europee di Berlino (29), Madrid (48), Barcellona (38), Parigi (25) e Londra (31). Con un paradosso: i milanesi usano la macchina solo per il 3 per cento del tempo. Per il restante 97 tengono la vettura ferma, spenta, nel grande garage-Milano.
Il Piano della mobilità sostenibile (Pums) è il documento strategico che indirizzerà le scelte dell’amministrazione oltre l’Expo, fino al 2022-2025. È un piano che nasce in una stagione di crisi e prova a interpretare lo spirito del tempo: «La volontà di un cambiamento, espressa dai milanesi anche attraverso i referendum, unita all’attuale difficile situazione economica, rappresenta un incentivo a realizzare quanto già avviato con successo in altre città europee: rendere il sistema di trasporto pubblico sempre più efficiente e offrire alternative valide all’uso dell’auto privata».
L’assessorato di Pierfrancesco Maran, con l’Amat e i partiti di maggioranza, ha scelto un approccio di «scala metropolitana»: Milano non può decidere per sé, perché ogni suo intervento condiziona la vita di 3,3 milioni di persone dentro e fuori i confini comunali. Le linee guida rispecchiano la visione «sostenibile» della giunta: meno autostrade (la bacchettata è per la Regione), più investimenti sui metrò (linee nuove e prolungamenti in provincia), un rilancio del Passante («un’infrastruttura largamente sottoutilizzata rispetto alle potenzialità») e una «scossa positiva» al sistema ferroviario per i pendolari.
Nel dettaglio. Il centro storico è destinato a una progressiva pedonalizzazione. All’esterno di Area C: Zone a 30 chilometri orari, meno sosta su strada, itinerari pedonali, piste ciclabili (da 136 chilometri attuali a 300 nel 2015, fino a 500 chilometri in dieci anni) e «una rete capillare di parcheggi d’interscambio» alle stazioni del metrò.
La riforma ha bisogno di risorse, non di tagli ai bilanci pubblici degli ultimi anni: «I finanziamenti statali e regionali riservati al trasporto pubblico dell’area metropolitana sono ancora insufficienti ». E soprattutto ha bisogno di dialogo tra tutti i livelli di governo: «Per raggiungere questi obiettivi è necessario creare condizioni di collaborazione istituzionale». Intanto è importante che si parta, «anche se in ritardo», commenta Enrico Fedrighini dei Verdi: «Ma perché serva davvero, gli obiettivi del Pums devono essere indicati in modo chiaro e misurabile, con puntuale indicazione delle risorse finanziarie».
Un’altra Milano è possibile? Il Comune ci crede: «Milano è una città che se viene chiamata al cambiamento sa rispondere, come quando 15 anni fa ha dovuto fronteggiare l’emergenza rifiuti». Il Piano della mobilità, che inizierà il suo iter nelle prossime settimane, sarà approvato entro il 2015.
di Gianni Santucci e Armando Stella, Corriere della Sera