Scommettere sul green in piena crisi: intervista al CEO di Na2rale Luca Sburlati
In un Paese in cui nessuno legge le etichette, a chi può venire in mente di scommettere su abbigliamento e accessori garantiti con le certificazioni più severe dell'intera filiera tessile organica? A un gruppo di amici con la passione per il green e il made in Italy. Ed ecco come è nata Na2rale...
23 October, 2012
Italiani fashionisti ma poco attenti al green: solo uno stereotipo o realtà?
Purtroppo è vero, non è solo uno stereotipo. Un po’ per educazione al bello, ma un po’ anche per pigrizia, gli italiani sono abituati a scegliere l’abbigliamento prima di tutto in base al “come mi sta”. A dire il vero, forse al primo posto per alcuni viene la marca, scritta bella grossa…E’ raro che guardino l’etichetta, e se lo fanno è per accertarsi che il capo sia prodotto in Italia. La composizione conta ben poco…
Per voi invece è il contrario: siete l’unico brand italiano che produce solo capi certificati GOTS, dalle borse alle felpe. Non è un suicidio in un Paese che nemmeno legge l’etichetta?
Ma è proprio questa la nostra scommessa. L’idea di Na2rale mi venne in Norvegia, durante un viaggio di lavoro. Ero meravigliato dalla qualità dei materiali che utilizzavano per l’abbigliamento active e outdoor, ma diciamoci la verità: i modelli erano improponibili, squadrati, senza stile. Noi siamo nati per rispondere alle esigenze di chi non vuole rinunciare all’eleganza, all’aspetto estetico, ma nemmeno alla qualità dei materiali. E’ anche una questione di consapevolezza: voglio sapere che cosa sto acquistando, voglio sapere da dove viene, di cosa è fatto, come viene trattato, in ogni sua parte. Non solo i tessuti, che da noi sono tutti certificati, dal cotone organico alla lana naturale: abbiamo insistito per avere addirittura i bottoni certificati. Molti ci chiedono se siamo un franchising: no, assolutamente no. Autoproduciamo tutto, addirittura i nostri filati vengono realizzati appositamente per noi, qui in Italia ovviamente.
Però tutto questo costa. Come si fa a proporre un capo con un prezzo ancora accessibile senza rimetterci?
Accorciando il più possibile la filiera, senza dispersioni. Se non si vuole rinunciare alla qualità dei tessuti e dei materiali bisogna tagliare su tutto il resto: niente pubblicità – almeno non nei canali tradizionali – niente intermediari: facciamo tutto noi, seguendo ogni fase in prima persona, dal testing dei prototipi al marketing in Europa.
Identikit del cliente Na2rale?
Umh… Architetto, 40 anni, due figli, che va al lavoro in bici, in vacanza alle Cinque Terre a camminare e fa la spesa da Eataly. Questo è un gioco ovviamente, in realtà ci rivolgiamo a tanti tipi di pubblico: ci sceglie chi ama la vita all’aria aperta, chi vuole vestirsi casual ma con stile, chi fa attenzione a indossare solo capi naturali e anallergici, urban bikers… Non a caso stiamo per lanciare dei nuovi capi dedicati proprio a chi usa abitualmente la bicicletta in città!
Vi siete lanciati sul mercato in piena crisi economica: un azzardo o una scelta ragionata?
Ci hanno dato dei matti, è chiaro. Eppure io sono convinto di questa cosa: in tempi di crisi chi può permettersi di acquistare sceglie capi di qualità, di quelli che durano una vita, ed evita di riempirsi l’armadio di maglie usa e getta, bruttine e che si rovinano dopo pochi mesi. E’ lo stesso ragionamento che faccio io in prima persona: si compra molto meno ma si compra meglio.
Na2rale ha un unico Concept Store, ed è a Torino, ma puntate molto anche sul resto d’Europa: c’è lo store on line, ci sono gli appuntamenti internazionali (NdR: Na2rale è stata l’unica azienda italiana di abbigliamento per il tempo libero ed informale all’EFS Etichal Fashion Show) e poi c’è la soluzione del temporary store, che avete già aperto a Francoforte. Una strada poco tradizionale: da noi se vediamo un negozio che apre e dopo sei mesi non c’è più, pensiamo che gli è andata male, non che sia una mossa di marketing…
E’ vero, il temporary store è una soluzione ancora poco conosciuta in Italia; forse fa eccezione solo Milano. Ma nelle grandi città europee funziona, ed è un test molto interessante per il marchio: si incuriosisce il pubblico, si fa conoscere il nome, si prende nota di cosa vende e cosa no…Oltretutto rientra nella nostra politica di taglio dei costi: la visibilità è importante, certo, ma noi non possiamo permetterci le vie tradizionali, come un negozio nel centro di una capitale. E’ una strada che percorreremo ancora, e proprio in questi giorni potrebbero arrivare delle novità interessanti da Praga…
E il nome come è nato?
L’ho inventato io: la parola “naturale” mi piaceva perché era quella che meglio rappresentava l’idea che sta dietro ai nostri prodotti. E lo volevo con la “e” finale, latina, anche se all’estero spesso leggono “naturalì”…L’idea del 2 pronunciato in inglese “two” mi è venuta guardando una vetrina con dei numeri: ci ha permesso di registrare il marchio – naturale è un aggettivo comune, non si può – e si capisce a livello internazionale.
Un uomo che vorreste vestire? Giuliano Sangiorgi dei Negroamaro. Una donna? Giovanna Mezzogiorno. Se Na2rale fosse un film? Into the wild. Una canzone? Born to run di Bruce Springsteen. Un libro? Jack Frusciante è uscito dal gruppo.
Cosa vorreste che si dicesse di voi tra 50 anni?
Ci hanno provato…
Na2rale on line:
Il sito: www.na2rale.com
Il blog: na2rale.wordpress.com