Diossina, Ilva di Taranto: Vendola: “Il problema sono i tumori, non i nanogrammi”
"Occorre spezzare - ha dichiarato il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola - il nesso di causalità tra inquinamento e tumori. Noi pensiamo che non si può salvare l’Ilva se non si salva contemporaneamente in maniera cogente la salute dei tarantini. Il cronoprogramma degli interventi che la magistratura e le prescrizioni regionali hanno proposto deve essere rispettato”
23 October, 2012
Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola a margine della presentazione della Relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul traffico dei rifiuti
Castello Svevo di Bari, non ha fatto mancare l’occasione per parlare dell’inquinamento prodotto dal siderurgico e dei dati della salute pubblica della città di Taranto e Statte.
Nel corso dell’incontro a cui hanno partecipato anche i Ministri dell’Ambiente, Corrado Clini, e della Salute, Renato Balduzzi, Vendola ha dichiarato: “Noi pensiamo che non si può salvare l’Ilva se non si salva contemporaneamente in maniera cogente la salute dei tarantini: le due cose sono strettamente correlate e il cronoprogramma degli interventi che la magistratura e le prescrizioni regionali hanno proposto deve essere rispettato”.
Restrizioni regionali su diossina proposte nell'aia
”Noi abbiamo indicato – ha quindi proseguito – non soltanto nella nuova Aia, ma anche nella vecchia Aia, un limite di emissione alle diossine e ai furani di 0,4 nanogrammi per metro cubo, a fronte dell’Aia di Priolo, per esempio, che prevede 100 nanogrammi al metro cubo come limite emissivo alle diossine, cioè 240 volte superiore. Noi, al di là delle indicazioni di limiti emissivi sempre più ristretti, attività che abbiamo fatto in perfetta solitudine perché il legislatore è stato distratto, ad un certo punto siamo inciampati di fronte ad un dato che non può essere rinviato: il problema non sono i nanogrammi, il problema sono i tumori. Noi abbiamo bisogno di partire dalla cogenza del rapporto tra inquinamento e patologia: se c’è un nesso di causalità bisogna spezzarlo. Lo vogliamo affermare nella storia industriale italiana. E’ una rivoluzione”.
Ilva, interrompere la catena dei reati
“I tarantini hanno avuto dalla Regione Puglia l’apertura di un processo di conoscenza e di verità che è passato dalle impressioni ai dati scientifici. Noi – ha spiegato Vendola – abbiamo fornito i macchinari all’Arpa e alla Asl per fare, per la prima volta, quei monitoraggi che hanno anche permesso di portare in un dibattimento penale le evidenze epidemiologiche che oggi rappresentano la catena dei reati che i giudici vogliono bloccare. I tarantini – ha continuato il Presidente della Regione Puglia – hanno bisogno di essere risarciti da 140 anni di inquinamento di Stato, risarciti dall’aggressione di un modello di industrializzazione, che oggi deve fare i conti con la domanda di più salute e più ambiente”.
“L’Italia arriva con 40 anni di ritardo all’appuntamento dell’ambientalizzazione dell'industria. Noi la nostra parte – ha concluso Vendola - l’abbiamo fatta e continueremo a farla e speriamo che tutti gli attori di questa vicenda facciano il loro dovere a cominciare dall’attore numero uno l’Ilva, che di fronte al giudice penale deve dire che cosa intende fare oggi per interrompere la catena dei reati. Inquinare è un rato e tocca all’Ilva indicare cosa fare in concreto”.
L’assessore Lorenzo Nicastro:"Aia, non licenza di far ammalare"
“Il provvedimento amministrativo di Autorizzazione Integrata Ambientale non è una sorta di licenza di far ammalare che per tre anni blocca qualunque possibilità di modifica del provvedimento stesso. Sin dall'inizio lo abbiamo detto e lo ripetiamo in questa sede, l'Aia non è immodificabile e ci siamo battuti perché nella procedura di autorizzazione avessero il giusto peso anche i dati relativi al danno sanitario”. Così l'Assessore alla Qualità dell'Ambiente Lorenzo Nicastro nel suo intervento a Bari alla Tavola rotondo organizzata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul traffico dei rifiuti.
“La prescrizione che obbliga il Ministero dell'Ambiente ad un riesame dell'Aia all'evidenza di dati sanitari negativi non è una 'finestra' che crea incertezza all'azienda ed al suo piano industriale, ma una speranza per il futuro, una maniera per rileggere la storia della città di Taranto in termini futuri. “Il danno sanitario codificato dalla legge regionale prima, dal regolamento attuativo poi, ed in fase di analisi con una prima relazione in queste settimane, è una maniera per valutare e quantificare il danno sociale, sulla salute dei cittadini, di impianti a forte impatto ambientale come quello dell'Ilva.
“Oggi cominciamo a sentire le prime parole dell'azienda successive alla conferenza di servizi a Roma e – ha proseguito Nicastro rivolgendosi all'ing. Quaranta che rappresentava Ilva alla tavola rotonda – avrei voluto sentire parole diverse, più collaborative, avrei voluto sentire dichiarazioni di maggiore apertura verso scelte di maggiore sostenibilità”.
“La locuzione 'certezza del diritto' è riferita ad una uniformità di interpretazione della norma sulla base di presupposti condivisi e non ha nulla a che fare con una sorta di licenza di inquinare. L'accezione in cui l'azienda usa questo concetto invece sembra incanalata in una direzione diversa.