Diossina e evidenze epidemiologiche. Peacelink precisa frase di Vendola
“Non ci risulta che il Presidente della Regione Puglia abbia mai portato in Procura evidenze epidemiologiche su Taranto”. Cosi Alessandro Marescotti , presidente Peacelink ha commentato una frase del presidente della Regione, Nichi Vendola riportata (male?) in un comunicato stampa. Ma l’occasione torna utile a Peacelink (e a tutti noi) per leggere “come è nata l'inchiesta della Procura di Taranto”
25 October, 2012
La frase "incriminata" di Nichi Vendola probabilmente è stata pronunciata durante la presentazione della Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul traffico di rifiuti. "Noi abbiamo fornito i macchinari all'Arpa e all'Asl – ha dichiarato Vendola tramite comunicato stampa – per fare per la prima volta quei monitoraggi che hanno consentito anche di portare in un dibattimento penale le evidenze epidemiologiche che oggi rappresentano la catena dei reati che i giudici vogliono bloccare". Per chi segue quotidianamente la vicenda dell’Ilva di Taranto, è abbastanza chiaro il ruolo importante che hanno avuto le associazioni ambientaliste come Peacelink, Altamarea, Legambiente, più volte sottolineato anche da Arpa e Regione Puglia durante i convegni e seminari che si sono svolti in questi anni. Come pure è vero che non è la prima volta che Peacelink interviene con forza a precisare le dichiarazioni, rilasciate a torto o a ragione, dai politici, dai sindacati e da noi giornalisti. Ma veniamo ai fatti.
“Le evidenze epidemiologiche di cui parla Nichi Vendola – ha affermato Alessandro Marescotti – sono state prodotte dai periti della Procura della Repubblica. E sono stati gli stessi periti della Procura che hanno colmato i gravi vuoti di conoscenza lasciati dalla Regione in campo epidemiologico. Solo grazie ai periti della Procura oggi sappiamo che sono trenta i decessi annui attribuibili alle emissioni industriali. Prima della perizia della Procura si navigava nel buio in quanto nessuno conosceva quanti morti provocava l'inquinamento in città. La Regione ha dialogato con Ilva e non ha portato carte in Procura per processarla. La popolazione di Taranto viene oggi a conoscenza di gravissime situazioni sanitarie che Vendola non ci risulta abbia portato all'attenzione della Procura ed è pertanto profondamente ingiusto che oggi Vendola rivendichi il merito di una cosa che non ha fatto".
"L'indagine della Procura – ha spiegato Marescotti – nasce dopo un esposto di PeaceLink del febbraio 2008 in cui venivano evidenziate concentrazioni altissime di diossine e PCB in un pezzo di pecorino di Taranto. Tale analisi è stata commissionata da PeaceLink dopo che le analisi della Regione sugli alimenti di Taranto avevano fornito risultati rassicuranti. Dopo l'esposto di PeaceLink è scaturita una vasta campagna di controllo delle masserie che ha confermato l'esistenza di una contaminazione della catena alimentare da diossina. Dopo questa fase di controllo delle masserie, la Procura ha formulato ipotesi di reato contro ignoti. Poi la direzione presa dalle indagini ha puntato direttamente sull'Ilva.
Va poi detto che i macchinari che sono stati acquistati per l'analisi della diossina (novembre 2007) erano stati chiesti nel 2006 dalle associazioni ambientaliste (Legambiente, Wwf, PeaceLink, ecc.) dopo che nell'aprile del 2005 PeaceLink aveva denunciato - per la prima volta nell'incredulità generale - che l'8,8% della diossina industriale europea fuoriusciva proprio a Taranto. E anche la legge regionale sulla diossina è stata promulgata in ritardo, dopo una imponente manifestazione di 20 mila persone per l'ambiente e la salute a Taranto (novembre 2008). In precedenza Vendola non aveva manifestato alcuna disponibilità a varare un provvedimento del genere, nonostante le sollecitazione di PeaceLink e Legambiente che avevano segnalato l'esigenza di adottare la normativa regionale del Friuli Venezia Giulia sulla diossina. A distanza di oltre tre anni e mezzo da quella legge, ottenuta con la mobilitazione della gente, la Regione Puglia non applica ancora un punto qualificante e indispensabile: il campionamento in continuo della diossina, ossia il controllo 365 giorni all'anno, 24 ore su 24, con un un'apposita strumentazione. E' un controllo previsto dall'articolo 3 della legge regionale sulla diossina.
Così sono andati i fatti. “Nichi Vendola – conclude il portavoce di Peacelink- invece di rivendicare meriti immaginari circa le indagini in corso - dovrebbe chiarire le ragioni per cui varie cose che potevano essere fatte sono rimaste sulla carta. Eppure a chiederle c'era una città che soffriva”.