Al via il processo sulla centrale Enel a carbone di Cerano a Brindisi. Presenti Wwf e Greenpeace
Parte il 12 dicembre 2012 a Brindisi il processo che vede imputati 13 dirigenti Enel della centrale Federico II per getto pericoloso di cose, danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni. Greenpeace segnala a Brindisi un eccesso nelle patologie neonatali del 18% rispetto alla media europea. Il Wwf si costituisce parte civile nel processo
12 December, 2012
Parte il 12 dicembre 2012 a Brindisi il processo che vede imputati 13 dirigenti Enel della centrale Federico II per getto pericoloso di cose, danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni. Nel frattempo, Greenpeace ha svelato il mistero di una serie di manifesti anonimi comparsi nei giorni scorsi negli spazi affissivi della città, dove accanto all’immagine della centrale Enel di Cerano si leggeva: “Sono in arrivo nuovi filtri per le centrali a carbone della tua città”. Una seconda serie di affissioni comparse oggi su quegli stessi spazi, questa volta a firma Greenpeace, ritrae nuovamente la centrale accanto ai primi piani di alcuni bambini di Brindisi e vi si legge “Le centrali a carbone della tua città hanno nuovi filtri. I polmoni di …”, dove la frase è completata di volta in volta con il vero nome del minore ritratto, di cui si specifica l’età. Una campagna shock che intende sottolineare come il carbone abbia come conseguenze deficit nello sviluppo neonatale, deficit polmonari, malattie respiratorie, asma infantile, disordini dello sviluppo, patologie neuronali, cancro.
“Vogliamo richiamare l’attenzione su un dato che non deve essere mai dimenticato: gli impatti sanitari delle centrali a carbone di Brindisi, come quelli di qualsiasi impianto alimentato con la stessa fonte, sono enormi; e la popolazione più esposta a quei mali sono i bambini, spesso colpiti dagli inquinanti ancor prima di nascere”, dichiara Andrea Boraschi, Responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. L’associazione ambientalista ricorda inoltre che l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha segnalato nel 2011 la centrale Enel di Brindisi come il sito industriale più inquinante d’Italia e che le emissioni di quell’impianto (in riferimento ai dati del 2009) determinano una mortalità prematura stimabile in 119 casi l’anno. A questi, aggiunge Greenpeace, andrebbero sommati gli impatti dell’impianto di Brindisi Nord di Edipower, che ha appena ottenuto una nuova AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per tornare a lavorare a pieno regime. In riferimento alla popolazione di Brindisi, continua Greenpeace, uno studio del 2011 realizzato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Lecce e di Pisa con l’Unità operativa di Neonatologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, la Asl di Brindisi e l’Università di Pisa segnala un eccesso nelle patologie neonatali riscontrate nel capoluogo salentino del 18% rispetto alla media europea, con uno scarto che raggiunge quasi il 68% in riferimento alle patologie congenite cardiovascolari. Greenpeace chiede un progressivo abbandono, entro il 2030, del carbone, evidenziando come questo sia una fonte energetica fortemente dannosa per la salute e la più impattante sul clima globale e sottolineando che esistono tutte le condizioni per un dimezzamento entro il 2020 e un azzeramento entro il 2030. Ai cittadini italiani invece, l’associazione chiede di inviare ai candidati politici una mail dalla piattaforma iononvivoto.org per far sì che questi ultimi rendano noti i propri progetti sulla politica energetica e si impegnino a rimuovere i vertici di Enel che continuano ad avvelenare l’Italia con il carbone, considerando che il 30% di Enel è statale. Greenpeace infine ringrazia l’associazione “Mamme No al Carbone” e tutti i bambini di Brindisi e i loro genitori che in nome della salute e dell’ambiente hanno consentito la realizzazione della campagna di sensibilizzazione.
Wwf in aula contro l’inquinamento nero. Questa mattina si è tenuta la prima udienza relativa al processo sulla centrale a carbone ENEL “Federico II” di Cerano a Brindisi, che vede imputati diversi dirigenti dell’ENEL per l’inquinamento provocato dalla dispersione di polveri di carbone nei terreni intorno al nastro trasportatore e al carbonile scoperto, di circa 125mila mq, dell’impianto pugliese. Il tutto mettendo di adottare e proporre soluzioni per scongiurare la ripetuta diffusione di polveri di carbone oltre il recinto aziendale, come ad esempio la copertura del parco carbone, la stabile chiusura del nastro trasportatore ed altri accorgimenti che potevano ridurre le dispersioni delle sostanze inquinanti. Con tale comportamento le polveri hanno invaso le aree agricole e residenziali circostanti, provocando non solo un danno all’ambiente ma anche alle attività agricole e all’economia locale, oltre che a determinare un rischio per la salute dei residenti. L’avvocato Antonio Caiulo, si è presentato in rappresentanza di WWF e Italia Nostra presso il Tribunale di Brindisi per la costituzione di parte civile nel medesimo processo. Sono pervenute tante richieste di costituzione da parte di enti pubblici, associazioni ambientaliste e di consumatori, oltre che di privati cittadini. Il WWF auspica che con l’avvio del processo, la cui prossima udienza si terrà l’8 gennaio, si rafforzi ulteriormente - nelle istituzioni, nelle Autorità competenti e nell’opinione pubblica in generale - la consapevolezza delle gravi conseguenze per l’ambiente, la salute e l’economia di politiche industriali ed energetiche ormai obsolete, inutili e dannose come quella del carbone. Soprattutto a partire dalla Puglia che, su diversi fronti (non ultimo l’Ilva di Taranto) si trova a combattere contro l’emergenza ambientale.
Per questo il WWF Italia, con la propria campagna “No al carbone, Sì al futuro”, invita a firmare la propria petizione contro le centrali carbone in Italia su wwf.it/stop carbone