Perché la chiusura dell’Ippodromo del trotto ci riguarda ...
Dopo 88 anni dalla sua inaugurazione e un lungo periodo di crisi, dall'1 gennaio 2013 chiude l'Ippodromo del Trotto di Milano. Un'area di 150.000 metri quadrati nel quartiere di San Siro. Il gruppo SNAI, che con la Trenno srl gestisce gli ippodromi milanesi, denuncia la crisi e il crollo delle scommesse ippiche. Tuttavia l'area ha sempre fatto gola alla speculazione edilizia, come osserva Enrico Fedrighini - da Corriere.it del 5.01.2013
05 January, 2013
di Enrico Fedrighini
La chiusura (speriamo solo temporanea) dell’Ippodromo del trotto ha lo stesso sapore, per gli appassionati di ippica, che avrebbe per i calciofili la serrata dello Stadio Meazza: un inaccettabile insulto alla memoria di un luogo dove sono state scritte pagine storiche dello sport.
La differenza è che in Italia il calcio viene seguito da alcuni milioni di persone, mentre l’ippica, dopo il boom degli anni Cinquanta e Sessanta, non è riuscita a consolidarsi nella cultura sportiva nazionale.
In altre realtà europee, una domenica trascorsa all’ippodromo con l’intera famiglia – fra scuderie Liberty immerse nel verde e curiosi artieri che dialogano con i purosangue – rappresenta una consuetudine radicata; in Italia da tempo le cose viaggiano il maniera diversa: le strutture sono immerse nel degrado, mentre al posto di artieri che sussurrano ai cavalli sono subentrati inquietanti personaggi aggrappati al giro delle scommesse. Un luogo da cui stare alla larga, insomma.
Però i conti non tornano comunque. Milano è una piazza troppo importante per l’ippica, anche per un’ippica in crisi. Se il Trotto di Milano chiude i battenti per trasferire le gare in un’altra piazza del nord, magari Torino (ve l’immaginate Milan e Inter ospiti nella Juventus Arena?…), significa che esistono localmente cause profonde che hanno portato a questo.
Da oltre vent’anni la società Trenno è finita nel portfolio di società aventi una mission centrale: dismettere tutta o parte dell’attività ippica, valorizzando le aree sotto il profilo immobiliare.
Diverse amministrazioni comunali (sensibili agli interessi di alcuni palazzinari) hanno consentito nel corso dei decenni che al posto di piccole scuderie sorgessero enormi edifici immediatamente a ridosso degli impianti ippici (privi di servizi pubblici); il quartiere ippico e le scuderie sono stati progressivamente circondati da un’espansione urbana aggressiva.
La proprietà ha agito di conseguenza: stop agli investimenti, splendide scuderie lasciate andare in malora; progressivo trasferimento in altre regioni del personale dipendente; fuga dei proprietari di purosangue e conseguente chiusura dell’attività di allenamento settimanale.
Diverse opzioni di trasformazione immobiliare dell’Ippodromo sono state presentate negli anni: dalla sua trasformazione in quarto anello a servizio dello Stadio Meazza, alla sua riconversione in un “Centro urbano di intrattenimento”, sul modello presente a Francoforte.
L’arrivo della linea 5 metropolitana ha ulteriormente moltiplicato le aspettative di valorizzazione immobiliare. Il quartiere ippico di San Siro mantiene ancora una sua identità che va salvaguardata e valorizzata, perchè è un pezzo di storia della nostra città.
Non si trattadi difendere l’interesse di quattro scommettitori incalliti: si tratta di integrare con il tessuto urbano esistente un patrimonio storico, architettonico e ambientale di cui molti milanesi ignorano perfino l’esistenza. L’Amministrazione comunale dovrebbe stabilire una forma di tutela urbanistica sul quartiere ippico e le scuderie, nell’ambito del piu’ esteso “quartiere sportivo” di San Siro. Ed attivando per l’intera zona, caratterizzata dalla presenza dello stadio Meazza, degli ippodromi e del Palalido, una specifica Zona a traffico limitato: il primo quartiere sportivo a mobilità sostenibile.
Il comunicato stampa di Trenno S.r.l. (Gruppo SNAI) che annuncia la chiusura dal 2013