Il 2014 sarà l'Anno europeo contro lo spreco alimentare?
Grazie a una campagna avviata dalla bolognese Last Minute Market, l'Europa ha deciso di avviare una serie di iniziative per contrastare lo spreco alimentare. Una risoluzione dell'Europarlamento, in particolare, chiede ai governi nazionali di varare delle misure ad hoc, mentre il 2014 potrebbe essere dedicato a informare e sensibilizzare sul tema i cittadini europei
18 January, 2013
La Commissione europea potrebbe presto dichiarare il 2014 “Anno europeo contro lo spreco alimentare”, dopo che nel 2012 il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione su come evitare lo spreco di alimenti. Un fenomeno, quello del cibo ancora buono che finisce nella pattumiera, di proporzioni sempre più allarmanti: secondo alcune stime, addirittura il 50% dei prodotti alimentari che finiscono sul mercato europeo si perde lungo la filiera quando è ancora commestibile, trasformandosi inesorabilmente in rifiuto. Uno studio pubblicato dalla stessa Commissione Ue, inoltre, stima la produzione annuale di rifiuti alimentari nei 27 Stati membri a circa 89 milioni di tonnellate, ossia 179 kg pro capite, con un'elevata variabilità fra i singoli paesi e i vari settori, senza contare gli sprechi a livello di produzione agricola o le catture di pesce rigettate in mare.
Di questo passo, entro il 2020 il totale dei rifiuti alimentari aumenterà fino a circa 126 milioni di tonnellate, a meno che non vengano adottate dai governi delle misure urgenti per evitare gli sprechi. Di qui la decisione di coinvolgere i Paesi membri nella sensibilizzazione dei cittadini e nell'attuazione di pratiche che possano contrastare il fenomeno del cibo gettato via impropriamente. Per ora non sono ancora stati programmati i singoli eventi che potrebbero animare l'Anno europeo contro lo spreco alimentare, ma, se la Commissione accoglierà la proposta del Parlamento, il 2014 dovrà diventare un'occasione per informare e sensibilizzare i cittadini, promuovendo una maggiore sobrietà e sostenibilità degli stili di vita.
Quanto ai governi, la Risoluzione dell'Europarlamento li impegnerebbe a fissare degli obiettivi nazionali in materia di prevenzione degli sprechi, indicando nel dettaglio le misure da attuare per raggiungerli. Gli stati membri, ad esempio, dovrebbero introdurre corsi scolastici e universitari che spieghino come conservare, cucinare e scartare correttamente gli alimenti, mentre le norme sugli appalti pubblici per la ristorazione dovrebbero essere modificate in modo da favorire le aziende che utilizzano prodotti locali e ridistribuiscono gli "avanzi" a banche alimentari e associazioni benefiche. Anche l'etichettatura dei prodotti alimentari andrebbe migliorata, introducendo una doppia scadenza che informi senza possibilità di equivoco fino a quando il cibo può essere venduto e fino a quando può essere consumato.
Il problema dei prodotti alimentari sprecati, tra l'altro, riguarda da vicino anche l'Italia. Secondo i dati elaborati da Last Minute Market, la società spin-off dell'Università di Bologna che ha promosso a Bruxelles la campagna “Un anno contro lo spreco“, solo per quanto riguarda il settore domestico nel nostro paese va perduto in media il 17% dei prodotti ortofrutticoli acquistati. Finiscono nella spazzatura, in particolare, il 15% del pesce acquistato, il 28% di pasta e pane, il 29% di uova, il 30% di carne e il 32% di latticini. In pratica è come se ogni famiglia italiana gettasse ogni anno nel cassonetto dell'organico quasi 1.700 euro di spesa alimentare ancora perfettamente commestibile. Un danno ambientale ed economico che l'Europa sembra non più disposta a tollerare.