Legge Ilva, anche per il Gip di Taranto è incostituzionale. Ora sarà la Consulta a decidere
Il Gip di Taranto ha accolto la richiesta della Procura sollevando la questione di legittimità costituzionale della legge 231 'Salva Ilva' e ha inviato gli atti alla Corte costituzionale. Anche Clini aspetta la decisione: “E’ urgente chiarire se in Italia le leggi sono una garanzia o se soggette ad interpretazioni discrezionali”
22 January, 2013
Il Gip Todisco segue la linea del Tribunale del Riesame e solleva dubbi di costituzionalità sulla legge 231 salva Ilva e rimette gli atti alla Consulta. In attesa della decisione della Corte costituzionale, rimane dunque sospeso il giudizio sui coils e le bramme di acciaio prodotte abusivamente tra il 26 luglio 2012 (data in cui la procura di Taranto ha disposto il sequestro , con il conseguente blocco delle attività delle sei aree a caldo dell’Ilva) e il 26 novembre 2012 (data in cui la procura pone sotto sequestro l’acciaio prodotto nonostante il divieto imposto dalla Procura). Le sei aree a caldo sono rappresentate dai parchi minerali, la cockeria, gli altiforni, le acciaierie da cui derivano le sostanze genotossiche per l'uomo più pericolose (diossine e benzo(a)pirene).
Nei giorni scorsi, dopo l’incontro a Palazzo Chigi, la regione Puglia aveva suggerito all’azienda per superare l’empasse, di vincolare interamente, nella richiesta di dissequestro da presentare alla Procura, il ricavo della vendita al pagamento degli stipendi e alle opere di riconversione industriale prescritte nell’autorizzazione integrata ambientale. Ma ora si dovrà attendere la decisione della Consulta. L'azienda dunque per ora non potrà contare sul milione e 700 mila tonnellate di bramme e coils il cui valore è stimato all'incirca a un miliardo di euro. La questione potrebbe tornare già oggi sul tavolo del governo.
Anche Clini aspetta la decisione della Consulta. Il 18 gennaio il ministro aveva dichiarato: “E’ urgente che venga chiarito se in Italia le leggi rappresentano una garanzia per i cittadini e per le imprese o se al contrario sono soggette ad interpretazioni discrezionali. Non è in gioco solo il futuro dell’Ilva di Taranto ma anche la affidabilità dell’Italia per chiunque voglia investire nel nostro paese”.
Note tecniche: [Fonte da bari.repubblica.it]
"Gli articoli 1 e 3 della legge 231/2012 'Salva Ilva' violano 17 articoli della Costituzione e il provvedimento per questo si pone "in stridente contrasto con il principio costituzionale della separazione tra i poteri dello Stato". Le stesse norme "confliggono, altresì, con il dovere dell'ordinamento di reprimere e prevenire i reati attraverso l'azione autonoma ed indipendente della magistratura, pubblici ministeri e giudici". Lo scrive il gip nell'ordinanza. Gli due articoli violano "gli articoli 2, 3, 9 comma 2, 24 comma 1, 25 comma 1, 27 comma 1, 32, 41 comma 2, 101, 102, 103, 104, 107, 111, 112, 113 e 117 della Costituzione". Nella loro richiesta i pubblici ministeri avevano affacciato la violazione di 11 articoli della Carta Costituzionale. Con la legge, "si ha una "sospensione" ingiustificata dell'operatività della legge solo per alcune imprese e non per altre. Tutto ciò sulla base di criteri eccessivamente generici". "Per un periodo di 36 mesi - scrive il gip - in sostanza l'impresa ha la possibilità di inquinare anche se, per avventura, è possibile stabilire molto prima di tale termine che la stessa non si adeguerà alle prescrizioni stabilite dall'Aia".