Ilva, Nicastro: "La decisione della Corte Costituzionale potrebbe avere una portata storica"
Ilva, la decisione della Corte Costituzionale potrebbe avere una portata storica. "La partita che si sta giocando a Taranto e a Roma - per l'assessore all'Ambiente Lorenzo Nicastro - ha caratteristiche tali da poter determinare nuovi assetti non solo tra i poteri dello Stato, ma, e questo è il dato su cui occorre riflettere maggiormente, sulla stessa “gerarchia” dei diritti fondamentali dei cittadini"
29 January, 2013
La nota dell'assessore alla Qualità dell'Ambiente Lorenzo Nicastro
Le decisioni che la Corte Costituzionale si accinge ad assumere, sul conflitto di attribuzione promosso dalla magistratura tarantina, e, soprattutto, sulle eccezioni di incostituzionalità sollevate su aspetti della Legge 231 del 2012 (detta “salva Ilva”) potrebbero avere una portata storica. Non è in gioco solo la possibilità che vengano ridefiniti gli ambiti al cui interno la funzione giurisdizionale concorre, con le proprie decisioni, ad affermare l’imperio delle leggi e la sovranità della Repubblica.
La partita che si sta giocando a Taranto e a Roma, per gli aspetti immediatamente riferibili alle possibili differenti interpretazioni delle norme, sia di diritto sostanziale che di diritto processuale, ha caratteristiche tali da poter determinare nuovi assetti non solo tra i poteri dello Stato, ma, e questo è il dato su cui occorre riflettere maggiormente, sulla stessa “gerarchia” dei diritti fondamentali dei cittadini.
La storia sociale dell’Italia Repubblicana si è sviluppata, sino ad oggi, secondo le coordinate che la Costituzione ha individuato e che hanno utilmente traghettato l’Italia inesistente del dopoguerra, verso l’approdo inimmaginabile delle potenze industriali ed economiche del pianeta. Questo, ed è il vero miracolo, è accaduto senza rinunciare alle scommesse di crescita sociale complessiva che la Costituzione prometteva. Una nuova dignità del lavoro, culminata con l’adozione dello Statuto del 1970 e con tutta la successiva legislazione a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Una nuova visione della proprietà privata, soprattutto dell’esercizio delle prerogative che le sono inalienabili, che tenga conto anche delle aspettative di chi nulla possiede ad accezione del diritto di vedere esercitate le prerogative di chi possiede, secondo criteri che tengano conto delle aspettative di comune crescita sociale. Una nuova, e prima sconosciuta, consapevolezza che salute ed ambiente si declinano allo stesso modo, sono due aspetti complementari di un unico grande bene comune: il diritto ad una nuova qualità dell’esistenza.
Ecco, tutto questo, questa gerarchia di valori su cui abbiamo costruito il patto sociale dal dopoguerra in poi, rischia di essere scardinato: il tema della produzione, quale che siano le modalità con cui essa viene attuata, diventerebbe valore assoluto comprimendo altri diritti come quello alla salute, alla sicurezza dei luoghi di lavoro, alla tutela della matrice ambientale.
Dai prossimi mesi la giurisdizione potrebbe essere chiamata ad una nuova sfida, quella di interpretare nell’applicazione delle Leggi le nuove priorità e con esse un nuovo assetto dei diritti fondamentali.
Questo non potrà e non dovrà mai significare scordarsi delle vecchie priorità. Le leggi, in fondo, sono strumenti che servono agli uomini per vivere meglio. Quando questo non accade significa che non sono buone leggi.