Un anno di #Salvaiciclisti, alcune cose migliorano tante altre ancora da fare
È passato un anno esatto dalla prima critical mass digitale che, riunendo 38 blogger, iniziò il percorso di #salvaiciclisti, il movimento che chiede alla politica interventi concreti e mirati per la sicurezza di chi pedala
08 February, 2013
#Salvaciclisti compie un anno. Il movimento che chiede alla politica interventi mirati per la sicurezza dei ciclisti sulle strade italiane, nato sulla scia dell'iniziativa "Cities fit for cyclists" del Times, è più vivo che mai. In questi 365 giorni da quella prima critical mass digitale organizzata da 38 blogger italiani, sono state tante le iniziative e gli eventi promossi, ma sono state numerose soprattutto le richieste rivolte alle amministrazioni locali del paese. Richieste che non tutti gli amministratori hanno dimostrato di considerare prioritarie, nonostante il grande incremento tuttora in atto degli spostamenti in bicicletta nei centri urbani italiani. Con l'iniziativa ''Caro Sindaco'' - spiega all'Adnkronos Paolo Bellino aka Rota Fixa, tra i promotori del movimento - #Salvaciclisti chiedeva l'implementazione a livello locale di 10 punti per favorire la ciclabilità e la sicurezza dei ciclisti urbani, ma sono poche le città che hanno aderito: Reggio Emilia, sensibile da molto tempo ai temi della ciclabilità, e Milano "che aveva intrapreso la strada giusta con l'area C, ma lì c'è ancora molto da fare", mentre Napoli "è incredibilmente cresciuta dal punto di vista della viabilità sui pedali. A Roma, invece, non si è mosso niente”. Anche Torino è tra le grandi città che hanno sottoscritto i 10 impegni di Caro sindaco. La città "ha fatto qualche timido passo nella direzione della Mobilità nuova- ci spiega Beppe Piras del #Sic sabaudo - : la diffusione di messaggio a favore della sicurezza dei ciclisti sui pannelli luminosi in giro per la città, l'intervento, su proposta e di concerto con le associazioni, di messa in sicurezza di 15 incroci pericolosi la predisposizione di un Bici plan, piano quadro della mobilità sostenibile (in attesa di approvazione, ndr) . Ma tantissimo è ancora da fare: non c'è nessuna attenzione all'intermodalità. Torino è una delle poche città che non permette il trasporto bici sui mezzi pubblici, le stazioni del treno sono praticamente irraggiungibili con una bicicletta e ogni nuovo intervento per la mobilità raramente tiene in considerazioni i ciclisti". Il bilancio quindi non è molto positivo, ma la soddisfazione per aver portato i temi della sicurezza su due ruote al centro del dibattito politico è la base da cui proseguire: “In un anno abbiamo imposto, anche in Italia, un argomento che in altri Paesi non ha bisogno di essere imposto - aggiunge Paolo Bellino - la bici non è più il mezzo della domenica, ma è diventata un mezzo per spostarsi ogni giorno in città, e anche da parte degli altri utenti della strada inizia ad esserci maggiore rispetto per i ciclisti. Insomma - aggiunge Bellino - in un anno abbiamo cambiato la percezione dell'uomo ciclabile". Gli fa eco Beppe Piras, ottimista e propositivo su un futuro pedali: "Mentre le persone, e salvaiciclisti l'ha dimostrato, sono pronte per una mobilità diversa, i nostri amministratori faticano a cambiare paradigma e mettersi al passo coi tempi. Non c'è problema, li guideremo sulla nuova strada. E' passato solo un anno, stiamo solo muovendo i primi passi!"