L´economista: ma ci vogliono più bus
20 October, 2003
STEFANO ROSSI Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico, le domeniche ecologiche sono state ridotte da quattro a tre. Nella lotta all´inquinamento la Regione parte a marcia indietro? «Da economista liberale, non amo molto i divieti. Preferisco politiche più organiche. La domenica la circolazione è modesta, dunque sono modesti gli effetti sull´inquinamento. Quanto alla congestione da traffico, quella di domenica non c´è proprio. Inoltre, si colpisce l´uso dell´auto per il tempo libero, meno sostituibile dell´uso per il lavoro, dove i mezzi pubblici aiutano di più. In breve, non sono entusiasta delle domeniche ecologiche». Nemmeno per il loro valore simbolico? «Non lo contesto. Ma è più utile la quotidiana banalità della sanzione. Mi spiego: la frequenza delle multe rispetto alle infrazioni a Milano è tale che una sosta vietata costa quanto un caffè. Rendiamo certa la sanzione, come negli Stati Uniti, e avremo ben altri benefici. Se so che non posso lasciare l´auto in sosta vietata la userò meno, ci saranno meno traffico e meno incagli, i mezzi pubblici diverranno più veloci, frequenti e regolari». Sono stati i commercianti a spingere la Regione a fare dietrofront. «È l´indice infelice di un atteggiamento molto italiano, per cui nessuno può essere penalizzato. Se l´alternativa è il nulla, anch´io dico viva le domeniche a piedi. Resta il fatto che ci vuole ben altro». Ad esempio? «Politiche più selettive. Il divieto di sosta dev´essere più costoso per la macchina molto inquinante ma anche per l´auto catalizzata con la marmitta vecchia e il filtro saturato. Così si accelera il rinnovo del parco mezzi. Per la congestione, è buono il metodo giapponese: non si comprano auto ingombranti se non si ha il box privato. Il parcheggio sotto casa va pagato. Che il suolo pubblico sia un bene scarso vale anche per i residenti». Protesterebbero tutti, non solo i commercianti. «Certo. Già sto in coda e per di più mi fanno pagare, mi multano... La caratteristica del traffico è che ciascuno con la sua auto genera costi per la collettività ma percepisce solo il costo proprio. È chiaro che nessuno vuole le multe. Purtroppo nemmeno i vigili, per non diventare impopolari». Le domeniche ecologiche si spera siano educative. O il loro costo è maggiore dei benefici? «Non credo che il rafforzamento del servizio Atm costi molto. È il loro valore di persuasione ad essere basso. Gli automobilisti americani, quando vedono un pedone avvicinarsi alle strisce pedonali, si fermano per farlo passare. Lui magari non pensa nemmeno ad attraversare ma loro si fermano ugualmente, altrimenti la polizia li multa. Non si scappa. Ora noi abbiamo le telecamere, la patente a punti. Gli strumenti di controllo ci sono. La patente a punti sta funzionando bene, ha introdotto più disciplina. Sarà un deterrente efficace fino a che la gente non capirà che resta molto facile non essere presi quando si viola il codice della strada». Un quadro poco confortante. «Ma no, si può essere ottimisti. Sarebbe sufficiente togliere un decimo del traffico per ottenere risultati molto positivi. A inquinare molto è lo stop and go, il fermarsi e ripartire delle code. Fluidificare la circolazione quanto basta a evitare gli incolonnamenti porterebbe grandi benefici alla salute collettiva. E allora rendiamo più efficiente l´Atm con una vera concorrenza sul mercato, abbassiamo le tariffe dei taxi. Sfortunatamente il sindaco è stato ingenuo, ha dichiarato subito il suo obiettivo di ottenere 500 licenze in più. Ed è stato fermato. Se avesse proposto la completa liberalizzazione del servizio, forse oggi avremmo quelle licenze come accettabile "male minore". La domanda al taxi è molto elastica, aumenta parecchio se la tariffa si riduce».