Terra futura:il dibattito conclusivo a Firenze
Con Vandana Shiva e Wolgang Sachs: dal sito di Terra Futura
04 April, 2004
DAL MOVIMENTO PIU’ IMPEGNO SUL LIMITE DEL PIANETA “Penso che Terra Futura rappresenti un tentativo di uscire dalla crisi presente, e di risolvere la contraddizione per cui le risorse sono limitate e i bisogni artificialmente dilatati» Giulietto Chiesa, introducendo la tavola rotonda degli esperti che hanno garantito i contenuti culturali dell’evento, definisce così la prima mostra convegno internazionale dedicata alle buone pratiche di sostenibilità: «Forse l’informazione non parla abbastanza di manifestazioni come queste, ma sono convinto che le cose importanti non emergano subito, ci vuole del tempo». Tonio Dell’Olio, presidente di Pax Christi, sceglie un personaggio del Vangelo come immagine della crisi presente: “Il cieco Bartimeo, nascosto dalla calca, gridava lungo la strada perché Gesù, passando, si accorgesse di lui. Le stesse persone che lo schiacciavano lo sgridavano per quel vociare. Anche i Paesi del Sud del Mondo gridano, e i Paesi ricchi, che li opprimono con il Wto, li armano fino ai denti e non rimettono i loro debiti, li sgridano quando il livello del conflitto esplode. Terra Futura insegna a mettersi in ascolto del grido: dobbiamo farlo, altrimenti non saremo tanto diversi da chi intende esportare la “democrazia” in tutto il mondo». Anche il movimento new global, però, deve fare un passo in avanti e imporre ai primi posti della propria agenda d’azione il problema della sopravvivenza del pianeta: ne è convinto Wolfgang Sachs del Wuppertal Institut e presidente del Comitato di garanzia di Terra Futura, che interviene con una vena polemica: «L’assenza di questo tema rischia di far regredire il movimento agli anni Settanta, parlando di giustizia senza coniugare nel contempo la finitezza della terra». E, secondo Sachs, non esiste più distinzione politica tra destra e sinistra: «La vera differenza è tra chi ha ormai realizzato la limitatezza delle risorse e chi vive ancora nel far west dell’utopia». Gandhi, il padre della nonviolenza, diceva che «la terra può produrre a sufficienza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non tanto per saziare l’ingordigia di alcuni». Lo evoca Vandana Shiva, direttore della Fondazione indiana per la Scienza, tecnologia ed ecologia, attaccando la voracia delle multinazionali che stanno alimentando un indebitamento di 2 triliardi di dollari a carico del popolo indiano: «Nessuno parla della guerra nascosta che, negli ultimi 3 anni, ha visto 25mila contadini suicidi per i debiti contratti con l’acquisto di prodotti industriali brevettati per la coltivazione dei campi». E ancora denuncia un governo che raccoglie voti sbandierando la propria fedeltà alla religione hindu, ma, sviluppando la nuova rete autostradale, «oggi ammazza le vacche sacre che “intasano” le strade da riempire con le auto sacre». Se per i paesi del nord del mondo lo sviluppo sostenibile è possibile, Shiva avverte: «Per i paesi del Sud lo sviluppo è un lusso che non possiamo permetterci. I finanziamenti internazionali vogliono privatizzare l’economia indiana, l’acqua dei nostri fiumi e dei nostri laghi, ma la madre Gange non è in vendita!». Vandana Shiva da Terra Futura lancia un appello per combattere la demagogia degli interessi nascosti dietro alla produzione di Ogm: «Non è questo cibo che risolverà i problemi della fame nel mondo».