«Stop agli incidenti»
L’Oms detta le regole
07 April, 2004
Rotatorie e ampie aree di rallentamento, aree per pedoni e ciclisti Zone urbane con limite di velocità a 30 chilometri all’ora In Italia arrivano i «sorpassometri» e i corsi on line per il patentino Daniela Daniele ROMA Prima di tutto, è un problema etico. Non si può più tollerare che 127 mila vite siano spezzate, ogni anno, in incidenti della strada. Succede nell’Unione Europea. Più o meno, 350 morti al giorno. «E’ come se, quotidianamente, cadesse un jumbo», commenta Roberto Bertollini, direttore tecnico di Oms Europa, alla presentazione della giornata mondiale della Sanità 2004 che, per questa edizione, titola: «L’incidente non è fatalità». Oggi, a Parigi, sarà lanciato il dossier mondiale: con un milione e 200 mila vittime all\'anno - oltre 3200 al giorno - le tragedie della strada sono l’undicesima causa di mortalità nei cinque continenti. Non la malasorte, non il caso. L’evento tragico, come ricorda il medico, «non può più essere imputato al solo conducente, ma a una serie di fattori sui quali bisogna lavorare per poter fare vera prevenzione» ed eliminare quella che il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, nel video inaugurale definisce «una tragedia dell’umanità». La velocità, prima responsabile. Le stime dell’Ue indicano che ridurre la velocità media di tre chilometri orari salverebbe dalle cinque alle seimila vite l’anno ed eviterebbe da 120 mila a 140 mila incidenti. Con un risparmio, anche se una vita umana non ha prezzo, di 20 miliardi di euro. «Aumentare la velocità da 30 a 50 chilometri all’ora - precisa il medico - fa crescere di otto volte il rischio per il pedone di essere ucciso ». Alle responsabilità individuali deve affiancarsi una politica d’impegno e di rifiuto della strage continua che, tra l’altro, colpisce i minori: 6500 bambini, ogni anno, muoiono sull’asfalto. Gli incidenti sono la prima causa di morte nella fascia di età 5-29 anni. Che cosa si può fare? L’Oms porta ad esempio il caso di Baden, in Austria. Qui, le vittime di incidenti stradali sono calate del 60 per cento tra l’86 e il ‘99. E’ il risultato di alcuni provvedimenti: costruzione di un’arteria di scorrimento della città, rotatorie e ampie aree di rallentamento, allargamento delle aree per pedoni e ciclisti, realizzazione di zone con limite a 30 chilometri/ora, attivazione di linee di trasporto pubblico, tolleranza zero per chi viola le norme stradali. Un bel risultato se si pensa che, degli oltre due milioni di incidenti annuali, il 65 per cento avviene in ambito urbano. Che cosa propone l’Oms? «La Svezia ha fatto la scelta giusta - spiega Bertollini -: nel ‘97 il suo Parlamento ha adottato la “visione zero”, un approccio coraggioso». Si basa su quattro punti. Etica: la vita umana è di importanza capitale e ha la priorità sugli obiettivi del sistema di trasporto stradale. Responsabilità: i fornitori di servizi, le autorità preposte al rispetto della legge e gli utenti della strada sono tutti responsabili. Sicurezza: il sistema di trasporto deve ridurre la probabilità di commettere errori. Meccanismi di cambiamento: i fornitori dei servizi e le autorità devono collaborare per raggiungere i massimi livelli di sicurezza. In Italia, 7500 morti ogni anno. Oltre 20 mila sopravvissuti e invalidi. E 15 miliardi di euro per i costi sociali e sanitari. Ma una buona notizia. Franco Taggi, direttore del reparto ambiente e traumi dell\'Istituto superiore di sanità, riferisce i primi risultati del nuovo codice: tra luglio 2003 e febbraio 2004 sono stati evitati 20 mila incidenti, risparmiate oltre 500 vite umane e registrati 18 mila feriti in meno, rispetto allo stesso perido dello scorso anno. Tra i progetti per migliorare la situazione «sorpassometri» (telecamere installate sulle autostrade) e corsi on line per il patentino del motorino. Di fronte al primo incidente stradale della storia, nel 1896, un medico legale commentò: «Questo non deve accadere mai più». L’Oms rilancia il proposito.