«Atm in calo? Non è colpa del terrorismo»
Il prefetto: analisi troppo semplicistica, Milano è sicura. Soresina: la paura c’è, ma i conti non tornano anche per gli scioperi
22 April, 2004
«Diciamo che sono perplesso. Comunque non è certo corretto collegare un calo di esercizio all’effetto terrorismo». A dire il vero, il prefetto Bruno Ferrante è piuttosto seccato. I giornali hanno riportato uno stralcio della relazione allegata al consuntivo 2003 dell’Atm, nella quale il presidente Bruno Soresina spiega una perdita di introiti di oltre 5 milioni e 500 mila euro anche con «il clima generale del Paese in ordine alle minacce terroristiche che hanno generato insicurezza nell\'uso di sistemi di trasporto di massa». Ribatte Ferrante: «Anche se non ho elementi contabili per rispondere, mi pare sia stata proposta una analisi troppo semplicistica. Senza contare il fatto che diffondere notizie di questo tipo può sì creare condizioni di timore nella popolazione». Il prefetto torna a rassicurare i milanesi: «Non ci sono allarmi specifici sulla nostra città o su particolari strutture. Ed è anche sbagliato farsi prendere dalle paure, perché è esattamente quello che vogliono i terroristi». L’invito «sereno e pacato» di Ferrante è dunque di «continuare a svolgere la vita di tutti i giorni, come vedo che i cittadini stanno facendo, senza cedere a nessuna forma di allarmismo ingiustificato. Anche perché nel frattempo le istituzioni preposte si occupano della sicurezza in città, costantemente e con maggiore attenzione dall’11 settembre». Intanto, dal quartier generale dell’Atm si cerca di attenuare l’effetto della considerazione scritta nel bilancio. «È vero che abbiamo avuto un consistente calo negli introiti del primo trimestre del 2004 - ammette il presidente Soresina - ma le cause sono diverse. Anzitutto, abbiamo avuto tre giorni di sciopero totale all’inizio di gennaio, al quale si collega l’indotto di altri giorni durante i quali i pendolari hanno ritenuto più opportuno o più conveniente continuare a muoversi con i mezzi propri. Inoltre è aumentato in misura molto consistente il numero degli abusivi, dei clienti che non pagano forse anche come risposta ai disservizi provocati nel periodo delle agitazioni sindacali». E il terrorismo? «Esiste una percezione di insicurezza, che è la stessa di tutte le grandi città non soltanto italiane. Ma a chiunque dovesse chiederlo, noi potremmo dire che i nostri mezzi sono ogni giorno più sicuri del giorno prima». Infine, viene fatto osservare che la relazione era datata 27 marzo e si basava su una proiezione ferma a metà mese: «Ma il consuntivo del 15 aprile - corregge Soresina - dice che il calo è di 4 milioni di euro». Oltre al nervosismo del prefetto e alla precisazione dell’Atm, va segnalato poi lo «stupore» dell’assessore comunale ai Trasporti, Giorgio Goggi: «Fin quando non ci è stata consegnata, lunedì scorso, la relazione, eravamo rimasti convinti del fatto che non ci fossero cali di passeggeri perché così ci era stato sempre detto. Se realmente si è registrato un mancato introito così consistente in soli tre mesi, forse sarebbe stato opportuno che l’azienda avesse avvertito per tempo il socio di riferimento». Le opposizioni sono già sul piede di guerra e i ds Emanuele Fiano e Valter Molinaro osservano: «I conti non tornano. Ci viene detto che diminuisce l’uso dell’auto privata e al contempo ci viene comunicato che diminuisce l’uso dei mezzi pubblici. Nessuno spiega come si muovono gli utenti di Milano: vanno a piedi, in bicicletta, non si spostano più o semplicemente sono diminuiti anche loro?». I ds contestano il fatto che «nel frattempo, continuano a diradarsi le frequenze su alcune linee fondamentali, si dilatano i ritardi alle fermate su alcune linee e, mentre si perdono 5,5 milioni di euro, vengono aumentati del 12 per cento gli emolumenti del consiglio di amministrazione». Il consigliere comunale Basilio Rizzo (Miracolo a Milano) interviene sul complesso del bilancio presentato: «Intanto dovranno spiegarci il bluff degli utili di Atm, che pare una costruzione teorica, una modalità contabile che non convince». Quanto all’allarme terrorismo, secondo Rizzo «il problema non è che i milanesi non usano le metropolitane per paura degli attentati, ma perché l’azienda non è ancora riuscita a far decollare l’utilizzo del trasporto pubblico: ad esempio, perché è diminuita la lunghezza di esercizio? Perché non si sono potenziati i chilometri percorsi? Tutti questi sembrano indicatori del fatto - conclude Rizzo - che possono anche esserci fattori esterni che hanno disaffezionato i clienti, ma non si è neppure supplito con uno sforzo per conquistare nuova utenza». Elisabetta Soglio