CONFERENZA DELL’ACI: Un utente su tre boccia bus e tram
Il presidente Lucchesi punta il dito su una classe dirigente impreparata e miope che ha mancato gli obiettivi del rilancio del trasporto pubblico Il ministro Scajola: settore in difficoltà
23 April, 2004
Dal Nostro Inviato A Riva Del Garda Nello Scavo Il ritardo italiano sul tema dei trasporti è la prova del «fallimento di una classe dirigente impreparata e miope», che sul complesso sistema della mobilità ha mancato obiettivi come il rilancio del trasporto pubblico locale. Lo sfogo di Franco Lucchesi, presidente dell'Automobil club d'Italia, dà il via all'edizione numero 60 dell'annuale "Conferenza del Traffico e della circolazione". E perfino il ministro per l'applicazione del programma di governo conviene con Lucchesi: «Il settore del Trasporto pubblico locale versa in condizioni di difficoltà - ammette Claudio Scajola -, pregiudizievoli per l'utenza e ancor più critiche per la miobilità nelle grandi aree urbane». La prevedibile difesa d'ufficio degli enti locali e delle municipalizzate stavolta non arriva. Perché a Riva del Garda tutti i 400 convegnisti già sanno quanto starà per illustrare Antonio Baldassarre, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Caracciolo, che ha analizzato criticità e pregi dei "mezzi" cittadini. E il risultato sta tutto in quella cifra: 33%. Un terzo degli italiani, infatti, del trasporto locale - che qui chiamano Tpl - non ne può più: siamo al primo posto nella classifica europea degli insoddisfatti, contro una media del 23%. E all'orizzonte non si intravede bonaccia: secondo lo studio si è registrata una progressiva «perdita di attrattività» del Tpl. A questo punto c'è solo una strada da percorrere, quella che secondo Lucchesi porta fino all'istituzione di «un'authority con responsabilità di governance della mobilità e del territorio». Una struttura centralizzata cui siano affidati «tutti gli strumenti decisionali necessari per dare sistematicità e lungimiranza alle scelte». Il sì esplicito del governo non arriva, anzi il ministro Scajola precisa: «Non credo che la risposta possa essere semplice e univoca». Per raccogliere le forze l'Aci ha voluto per tema della Conferenza "Trasporto pubblico locale, tra servizio sociale e opportunità di business". Fa gola a molti quel parlare di "business". L'Aci lo sa e non a caso tenta di spronare un comparto che solo qualche mese fa ha dovuto vedersela con gli scioperi selvaggi e l'ennesimo allarme per le falle - nelle casse delle aziende e nella gestione della mobilità - che appiedano il sistema Italia. I "forzati dell'automobile" conoscono a memoria questi disagi. Negli ultimi 15 anni la distanza media tra domicilio e luogo di lavoro è salita del 56%, ma le infrastrutture e i servizi sono pressappoco rimasti quelli di tre decenni fa. E nonostante i mezzi pubblici siano più sicuri di quelli privati, e il parco vetture si stia svecchiando, i bus di casa nostra risultano troppo lenti (18,2 km/h di media) e risentono della mancanza di una politica di sviluppo del territorio che tenga conto delle esigenze della mobilità. Gli italiani bocciano il trasporto pubblico Sono 40 volte più sicuri di moto e ciclomotori, 12 volte più sicuri delle auto e sempre più puliti: ma l'eccessiva lentezza (18,2 chilometri orari di media), e la scarsa flessibilità fa si che ad essere insoddisfatti dei bus italiani sia un cittadino su tre (il 33%), contro il 25% di olandesi e tedeschi e il 23% della media europea. E' una solenne bocciatura del trasporto pubblico locale quella che emerge dallo studio "Il trasporto pubblico locale tra servizio sociale e opportunità di business", realizzato dalla fondazione Caracciolo e presentato a Riva del Garda nel corso della 60esima edizione della Conferenza del traffico e della circolazione. Sono molti i fattori colpevoli della progressiva perdita di appeal del trasporto pubblico, ma quelle che incidono di più sembrano essere le medie-lumaca: i bus più "veloci" risultano infatti quelli di Vibo Valentia (40 chilometri orari di media), seguiti da quelli di Lecce (32,5 km/h), Oristano e Vercelli (30 km/h), mentre i più lenti sono i bus di Foggia (9,5 km/h) seguiti da quelli di Imperia, Latina, Napoli e Potenza (12 km/h). Gli utenti sognano corsie preferenziali più efficaci, servizi meno rigidi e convenzionali e più attenzione ai propri problemi: e non basta a modificare il loro giudizio il fatto che, statistiche alla mano, la possibilità di incappare in un incidente sia di 12 volte superiore nel caso di utilizzo di mezzi privati - e addirittura 40 volte nel caso di utilizzo delle due ruote - rispetto ai mezzi di trasporto collettivo (bus e treno). Non determinante nemmeno il fatto che, negli ultimi anni, il parco vetture sia stato 'svecchiato', grazie all'introduzione di bus più moderni ed ecologici: dal '99 al 2003, quelli a metano sono passati dal 2,1 al 21%, gli elettrici dall'1,9 al 2,5%, i diesel-elettrici dallo 0 al 3,6%. L'abuso dell'auto - denuncia il rapporto - causa forti problemi: livelli sensibili di congestione, un maggior inquinamento acustico ed atmosferico, un numero più elevato di incidenti e più alti livelli di consumi di energia. Ad aggravare il tutto, specie nelle grandi città, "la mancanza di una politica di pianificazione del territorio che tenga conto delle dinamiche della mobilità": complici gli alti costi degli immobili nelle zone centrali, gli insediamenti abitativi si sono infatti concentrati soprattutto nelle periferie e questo ha determinato "un ampliamento degli spostamenti sistematici che fino ad ora, non è stato adeguatamente governato". Morale: non basta allungare le linee già esistenti e porre limitazioni alla circolazione, bisogna "migliorare la qualità del servizio offerto, agendo in due direzioni: alzare il livello delle prestazioni aumentando la velocità media dei viaggi e rendendo più efficace la rete delle corsie preferenziali; offrire servizi meno rigidi e convenzionali e più orientati alla flessibilità". Per avviare a soluzione il complesso nodo della mobilità urbana, ha affermato Franco Lucchesi, presidente dell'Automobile club d'Italia, sarebbe indispensabile "un'Authority con responsabilità di governance della mobilità e del territorio". titolare di "tutti gli strumenti decisionali necessari per dare sistematicità e lungimiranza alle scelte". Il Paese - ha sottolineato Lucchesi - è cresciuto al punto di diventare una delle sette potenze economico-industriali del mondo, ma nelle nostre città si è lasciato al trasporto individuale l'onere di rispondere alla parallela crescita della domanda di mobilità. Alla congestione e all'inquinamento si è saputo rispondere solo con divieti - spesso inutili - e limitazioni, misure indicative "del fallimento di una classe dirigente impreparata e miope", "sorpresa e sopraffatta" da questa "crescita annunciata".