Presenze italiane e altri resoconti dalla Conferenza di Aalborg.
Ancora sulla Conferenza di Aalborg . Presenze italiane. Citazioni dal sito.
02 July, 2004
( a cura di Vanni Caratto) Le firme italiane erano le più numerose sul documento finale degli “Aalborg Commitments”: merito di Emilio d’Alessio, rappresentante al vertice del Comune di Ancona, che avrebbe favorito l’impegno delle città italiane presenti. Più di 100 le firme finali al documento, tra le quali Porto Torres, provincia di Rovigo e Verona hanno avuto l’onore di essere tra le prime 14. “Qualcuno avrebbe voluto impegni più stringenti, ma credo che questo non sia il problema – ha sottolineato nella sessione conclusiva Beate Weber, sindaco di Heildelberg – Credo che gli impegni di Aalborg siano un buon compromesso”. Un compromesso, tuttavia, sufficientemente generico da poter portare nei prossimi anni a grandi successi o a risultati mediocri: tutto dipenderà da che direzione prenderanno i lavori nei prossimi 2 anni. Entro 12 mesi dovranno essere fissati i target concreti da raggiungere, partendo dalle enunciazioni generali della carta di Aalborg. Entro 2 anni, soprattutto, i firmatari si impegnano a stabilire specifici obiettivi locali e a fissare scadenze temporali per verificare i progressi compiuti rispetto agli impegni presi. In questo ambito la Campagna delle Città Europee Sostenibili riceverà periodicamente informazioni sullo stato di avanzamento del lavoro nelle diverse città. Chi si è già mosso: i primi risultati di Agenda 21 Il cammino di Aalborg non inizia però da zero e già molte città in questi anni hanno fatto rilevanti passi avanti nella direzione della sostenibilità. “Roma è molto cambiata negli ultimi 10 anni – ha spiegato Dario Esposito, assessore all’Ambiente del comune di Roma – Ora abbiamo un Piano Ambientale e le politiche della città rispettano meglio i criteri della sostenibilità e della protezione del suolo. La nostra priorità è ora costruire una rete ecologica per proteggere l’ambiente di Roma”. Stoccolma ha invece puntato sui combustibili alternativi per il trasporto, un migliore trasporto pubblico e sulle aree chiuse al traffico per migliorare la situazione ambientale della città. La capitale svedese ha anche adottato un Programma di difesa del Clima: le emissioni della città superavano le 5.3 tonnellate nel 1990; erano scese a 4.5 già nel 2000 e l’obiettivo è arrivare a 4 entro il prossimo anno. Se Hannover ha poi puntato tutto sulle energie alternative, Ferrara si è concentrata nel creare un network provinciale per l’implementazione delle politiche ambientali e un centro di documentazione a disposizione delle scuole. Sulla stessa lunghezza d’onda la municipalità olandese di La Hague: qui il comune ha creato una organizzazione che unisce cittadini, università e le maggiori industrie locali per stabilire insieme le scelte più adatte a raggiungere insieme una maggiore sostenibilità; un obiettivo formalizzato da tempo dalla città di Helsinki, che ha approvato un piano d’azione per la sostenibilità con 7 obiettivi chiari e monitorabili. Da Aalborg sono arrivati anche i primi suggerimenti per continuare meglio questo cammino: “Uno dei nostri problemi per implementare Agenda 21 è la diversa dimensione delle municipalità coinvolte nel processo – ha spiegato Nuria Buenaventure, rappresentante della provincia di Barcellona – Per questo la nostra scelta è stata di accorpare tra loro le municipalità più piccole in modo da rendere più omogeneo il modello su cui applicare le politiche dell’Agenda 21 locale”. Il “mea culpa” della Commissione europea Margot Wallström, titolare delle politiche ambientali per la Commissione europea, non ha potuto invece esultare per il ruolo svolto dalle istituzioni di livello superiore: “I governi nazionali e la Commissione hanno intrapreso il cammino dell’Agenda 21 con lentezza – ha ammesso – se ci siamo mossi sul cammino della sostenibilità è grazie al lavoro messo in piedi a livello locale”. “La Commissione ha iniziato a introdurre principi di tutela ambientale generali con la Direttiva sull’aria e sul Rumore – ha aggiunto Prudencio Perera, direttore della Direzione Ambiente della Commissione – ma sfortunatamente ha dovuto poi interrompere il finanziamento della campagna per il raggiungimento degli obiettivi ambientali a livello locale”. L’appello della Commissione è che venga entro i prossimi 12 mesi raggiunto un accordo per inserire nel VI Programma di Azione Ambientale l’obbligo di redigere per le municipalità un Piano strategico sull’ambiente urbano. Traduzione di alcune citazioni dal sito della conferenza di AAlborg BOX 1: Come iniziare 1: Acquisti verdi Le amministrazioni pubbliche europee spendono ogni anno più di 1500 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi: questo potenziali di spesa potrebbe essere quindi una importate leva per influenzare il mercato e le aziende verso produzioni più sostenibili. E’ l’obiettivo dichiarato della campagna Procuraplus (www.procuraplus.org) che fissa 6 categorie di prodotti e servizi dai quali cominciare: energia rinnovabile, informatica, cibo biologico, architettura bioclimatica, servizi e trasporti a basso impatto ambientale. Il programma si articola in 5 fasi e tutto il processo viene monitorato e favorito dagli esperti del programma. Per informazioni e adesioni si può scrivere all’indirizzo: procurement@iclei-europe.org. BOX 2: Come iniziare 2: bus personalizzati Anche il trasporto pubblico ha ancora enormi margini di miglioramento. La città di Heildelberg ha attuato in questo ambito una vera e propria rivoluzione copernicana: ha chiesto ai singoli cittadini di indicare i propri percorsi di spostamento abituali con l’indicazione degli orari. Un cervellone centrale ha elaborato più di 10mila preferenze individuali e proposto all’amministrazione le variazioni di orari e percorsi del trasporto pubblico necessarie a venire incontro alle esigenze dei cittadini. Il risultato è stato un abbattimento del 30% dei casi in cui il singolo cittadino sceglie di usare il mezzo privato al posto di quello collettivo. BOX 3: Come iniziare 3: una strategia sulle risorse alimentari Il cibo che viene consumato in una città viene spesso prodotto a migliaia di chilometri di distanza e richiede uno spreco di energia notevole. La città di Toronto ha deciso per prima di affrontare la questione varando una strategia urbana sul cibo che possa studiare e rendere più efficiente l’approvvigionamento delle risorse alimentari.