Oltre il blackout - relazione di Marco Margaria (Ecoistituto del Piemonte)
04 November, 2003
Conferenza 30 ottobre 2003 Marco Margaria (Ecoistituto del Piemonte) Il compito della conferenza non era soltanto quello di elencare i motivi che hanno indotto al blackout del 28 settembre ma, in un certo senso, inquadrare tale evento all’interno del panorama elettrico italiano; il fine quindi risultava più ampio e sicuramente più completo in quanto tale evento ben si prestava come trampolino di lancio non solo per capire quali problemi tecnici, negligenze ed omissioni fossero state compiute ma altresì, partendo dalla comprensione delle debolezze del sistema, sviluppare un discorso più ampio atto a cogliere sia i punti di criticità che quelli sviluppabili in una logica coerente al principio di ecosostenibilità. A tale proposito la conferenza, moderata da Paolo dalla Zonca, si è aperta con l’intervento di Domenico Filippone dell’Ecoistituto del Piemonte; nella sua relazione sono stati messi in risalto gli elementi salienti e costitutivi della rete elettrica nazionale, la quale mostra un continuo e crescente incremento dei consumi in tutti i settori oggetto dello studio. A tale proposito è bene sottolineare come la potenza installata sia dell’ordine degli 80000 MW mentre l’energia consumata si sia attestata sui 310000 GWh con un incremento medio negli anni che ormai sfiora il 2%. Dallo studio emerge inoltre la dipendenza dell’Italia dall’energia prodotta all’estero che rappresenta il 16,3% del totale e il ruolo marginale delle fonti rinnovabili, le quali coprono soltanto il 2% dell’intera produzione. Nell’intervento di Michele Calì Quaglia, professore ordinario del Dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino, è stato interessante indagare sui consumi energetici pro capite dell’uomo del passato e del presente: l’analisi ha messo in luce come oggi i paesi più industrializzati siano fortemente energivori, ma anche come la media sull’intero pianeta non si discosti poi molto dalla situazione media presente molte centinaia di anni fa, in quanto ad abbassare la media contribuiscono i paesi del terzo mondo fermi ad una situazione tipica dell’uomo paleolitico. Seguiva poi l’intervento dell’ex funzionario scientifico della Commissione Europea, Flavio Conti, il quale ha dapprima evidenziato la differenza esistente tra due tipi di blackout: quello a carattere locale e quello più vasto, a livello nazionale, sul quale ovviamente è stato incentrato l’intero discorso. Emerge la mancanza di una regolamentazione non solo nazionale ma europea capace, come contrariamente avviene in Cina o in Giappone, di fissare ad esempio limiti al condizionamento dell’aria che quest’anno ha visto un aumento vertiginoso e per certi versi esagerato. Sul fronte dei produttori è evidente una diminuzione degli obblighi e una premeditata volontà di mantenere fermi alcuni impianti con il fine di ottenere comunque l’indennizzo di disponibilità di energia pur non producendola. In questo contesto è bene ricordare che la privatizzazione dell’ENEL (1996) ha portato ad un diverso piano degli investimenti che ha mancato l’obiettivo ad esempio di rimodernare gli impianti esistenti, al licenziamento di 40000 persone e a prezzi dell’energia tra i più alti d’Europa. Sono state poi passate in rassegna varie tipologie di centrali (termoelettriche, a carbone, nucleari) le quali presentano comunque varie tipologie di impatto ambientale a partire dalle emissioni di CO2 sino ad arrivare all’uso abbondante di acqua per il raffreddamento, che contrasta con l’emergenza che di anno in anno mette a rischio gli approvvigionamenti. Le politiche che si devono attuare riguardano due vie: una che preveda l’efficientamento degli impianti esistenti (repowering, ciclo combinato ecc) e l’uso delle fonti rinnovabili, l’altra che spinga ad un maggiore impegno mirato all’aumento dell’efficienza ad esempio degli elettrodomestici e di tutti gli utilizzatori elettrici in generale, mediante la promozione di una maggiore sensibilità sia dei produttori che dei fruitori. E’ seguito poi l’intervento di Sandro Picchioluto, energy manager del comune di Modena, il quale ha brillantemente esposto la realtà di un comune che ha saputo elevare agli occhi di tutti, cittadini in primis, un problema quale il risparmio energetico che di per sé, dal punto di vista delle spese amministrative, ricopre spesso un peso limitato a qualche punto percentuale del bilancio comunale. Da almeno vent’anni, Modena si distingue per l’esercizio di politiche e strategie di salvaguardia ambientale che passano attraverso un Piano Regolatore di tutela ambientale preventiva (dal 1990), un Regolamento Edilizio Comunale che esplicita vincoli per promuovere l’utilizzo delle energie rinnovabili (dal 1998); sino ad arrivare ad azioni sul fronte della mobilità, quali il Piano Urbano per la Mobilità, riassetto del trasporto pubblico e Piano della Sosta. Tutto ciò e tanto altro ancora ha permesso al comune di Modena di essere insignito del Premio “Eurosolar Italia 2003” per la categoria Comuni per la efficienza energetica e le riduzioni dei gas serra. Per Sandro Picchioluto fare politica energetica vuol dire “Concretizzare un insieme concertato di diverse iniziative in diversi campi” e “ rendere la sensibilità al problema energetico una invariante nell’azione di diversi settori della medesima azienda”. Nel caso del Comune di Modena questo ha permesso di migliorare l’efficienza energetica (e perché no, economica) dell’Azienda. A tali risultati si aggiungono la contrazione delle emissioni serra indotte le quali sono scese da circa 32.000 tonnellate CO2 eq. ti registrate nel 1992 ad un valore 2002 di circa 24.000 tonnellate CO2 eq. Ti, con una riduzione delle emissioni climalteranti indotte superiore al 24%. di un decennio. Antonio Montinaro, ingegnere dell’Ecoistituto del Piemonte, ha illustrato il tema della riduzione della CO2 ormai chiaro elemento climalterante in grado di contribuire al global warming. Dalla sua analisi, svoltasi con il supporto del cd “RiduCO2” sviluppato dal comitato Kyoto dal basso e dalla Regione Piemonte, risulta palese come la riduzione di questo gas serra debba e possa essere perseguita iniziando dalle nostre abitudini quotidiane, ad esempio sostituendo lampadine ad incandescenza (vere stufette in miniatura) con altre a risparmio energetico, oppure con una scelta oculata degli elettrodomestici al momento della loro sostituzione (utile risulta il contributo delle eco-label che certificano i prodotti a minor consumo energetico). Inoltre – sostiene Montanaro - modificando abitudini, molte delle quali dovute alla pigrizia e alla scarsa informazione, si possono evitare comportamenti che portano ad esempio a ritenere praticamente spenti elettrodomestici in stand-by (i quali consumano in casi frequenti soltanto il 10% in meno di energia di quando sono accesi). Tutto ciò, grazie anche alla grafica efficace ed intuitiva, ha permesso di capire come modificando alcune abitudini senza stravolgere ovviamente la propria vita, sia possibile ottenere riduzioni di CO2 anche del 25% con un netto miglioramento della qualità dell’ambiente e, cosa a cui tutti teniamo, della nostra bolletta elettrica. Nel finale è intervenuto Francesco Cardone, ingegnere dell’Ecoistituto del Piemonte, il quale ha mostrato alcuni casi pratici italiani di politiche legate alla sostenibilità energetica. È partito proprio dalla città di Torino, che ha approvato il nuovo regolamento edilizio (deliberato il 21 ottobre 2003) che prevede un apposito "Allegato Energico Ambientale". In esso vi sono i requisiti prestazionali, non aventi carattere prescrittivo, ma incentivante, tramite ad esempio strumenti d’incentivazione politica di carattere ambientali, come il controllo dell’involucro (controllo dell'isolamento termico e dell'inerzia termica), dell’impianto termico, la possibilità di apporti mediante il solare passivo, l’utilizzo di pannelli fotovoltaici e la riduzione del consumo di acqua. Interessante è la risposta di comuni più piccoli come quello di Carugate (Mi), il quale ha previsto nel proprio regolamento edilizio alcuni interventi obbligatori per edifici di nuova costruzione quali: collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria, la contabilizzazione del calore individuale, quindi spesa energetica dell’immobile ripartita in base ai consumi reali effettuati da ogni singolo proprietario, l’utilizzo dei doppi vetri nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni delle facciate. L’intervento ha messo in luce altre politiche nazionali in fase di applicazione quali quelle dovute ai decreti sull’efficienza energetica dell’aprile 2001, che porterà al mercato dei certificati bianchi. Ultima politica messa in luce è quella della Certificazione Energetico-Ambientale degli Edifici che ha visto l’emanazione della Direttiva 2002/90/CE, oltre che essere stata prevista dall’art. 30 della Legge 10 del 1991 (mai applicata). Tale politica prevede la caratterizzazione di un edificio anche dal punto di vista energetico assegnando una categoria adeguata (classe A, B, C,…). L’utente all’acquisto di una casa può, in questo modo, avere un elemento in più su cui effettuare la sua scelta. Un altro elemento importantissimo nell’applicazione di principi di efficienza energetica è la ricerca di modalità di finanziamento. Attualmente ci sono vari enti locali che promulgano bandi di finanziamento su efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili, come la Regione Piemonte e la Provincia di Torino. Il Finanziamento Tramite Terzi è uno strumento che permette di finanziare l’efficienza energetica con i risparmi che gli utenti ottengono in bolletta. Gli interventi vengono pagati da un ente terzo (come le ESCo = Energy Service Company) che si ripagano gli investimenti raccogliendo i risparmi in bolletta degli utenti per un certo periodo. In conclusione si è voluto evidenziare come il ruolo della Pubblica Amministrazione nel realizzare politiche di efficienza energetica sia importante soprattutto nel direzionare i modi di intervento. L’efficienza energetica va fatta bene ed in modo supervisionato, la Pubblica Amministrazione deve mantenere il ruolo di arbitro. Il pubblico è intervenuto in diversi momenti, con domande e affermazioni precise e concrete che rendono evidente come l’interesse su queste problematiche sia vivo e la necessità di risposte si faccia sempre più impellente. Insomma il pensiero si muove e speriamo che porti la questione energetica ad uno sviluppo sostenibile e fuori da un pantano insostenibile.