Per il presidente di "Siti" sarebbe necessario almeno un cronoprogramma dettagliato dei lavori
«Non è sbagliato utilizzare piccoli tratti oggi vietati». L’esperto: è impossibile rimuovere tutti questi disagi, ma esistono correttivi per attenuarli
20 September, 2004
Riccardo Roscelli è il presidente di Siti, l’Istituto superiore sui sistemi territoriali per l’innovazione del Politecnico. Le proteste dei cittadini, per lui, sono «comprensibili»: la situazione-traffico «vive obiettivamente una fase di criticità. Al disagio seguiranno risultati molto positivi, ma oggi la mobilità urbana è in sofferenza». Per lo studioso, «E’ impossibile rimuovere il disagio legato ai cantieri, ma esistono correttivi per attenuarlo». Quali sono le criticità maggiori? «Il problema non è tanto piazza San Carlo, e nemmeno il centro. E’ piuttosto la somma di criticità, a causare ormai un grande dispendio di energia per spostarsi, determinando un cambio degli orari e dei ritmi abituali. Tutte le grandi vie d’accesso sono interessate da lavori: la tangenziale, lo snodo rappresentato dalla rotonda Maroncelli, corso Francia, largo Orbassano su cui converge il pendolarismo dall’area Rivalta-Beinasco, corso Giulio Cesare, corso Vittorio, e persino Corso Casale, con la strozzatura all’altezza del ponte Regina Margherita. Una delle più grandi piazze europee, piazza Vittorio, è ridotta a una sola corsia per le auto, ci sono lavori in corso Inghilterra e le stazioni sono difficili da avvicinare. E’ la somma di queste criticità a rendere complesso il quadro: del resto, si svolgono in contemporanea i cantieri per le Olimpiadi, il metrò, il passante, i parcheggi e la sistemazione urbana, cui s’aggiunge l’abituale necessità di manutenzione». Una concentrazione legata ad errori di pianificazione? «Sarebbe facile sostenerlo: la metropolitana andava costruita vent’anni fa. Il fatto è che si debbono cogliere le occasioni quando ci sono. Quindi rispondo di no. Quel che è forse carente è il coordinamento». I correttivi per migliorare il quadro? «Innanzitutto occorre comunicazione, con un cronoprogramma dettagliato e opportunamente spiegato. In una situazione come questa, occorrerebbe poi sveltire alcuni cantieri, anche a costo di moltiplicare i turni di lavoro: nove mesi per la rotonda Maroncelli appaiono un po’ troppi. Terzo: serve un impegno di riorganizzazione della logistica, da studiare con l’Ascom ed esperti del settore. Bisognerebbe evitare che i camioncini che riforniscono di merci si trovino in centro nelle ore di punta, cosa che continua a verificarsi: il carico e lo scarico blocca strade, come via Lagrange, in cui la situazione è già molto difficile. Servirebbe poi un impegno ancora maggiore dei vigili, per rimuovere le auto in doppia fila e fluidificare il più possibile il passaggio di vetture. Infine, occorre il massimo di razionalizzazione: in certi tratti, anche piccoli, si può consentire una svolta in zone riservate ai bus, in altri servirebbe rivedere i sensi unici o crearne di nuovi, o ripensare i varchi per i mezzi pubblici. Occorre creare percorsi alternativi, con la possibilità, come extrema ratio, di utilizzare temporaneamente anche piccoli tratti oggi vietati».