Nel deserto dove mancano bus e tram
da La Repubblica del 22.09.2004
22 September, 2004
EMANUELE GAMBA È assai curioso l´invito dell´assessore ad usare i mezzi pubblici per raggiungere il centro. Perché gli ultimi provvedimenti sul traffico lo svuotano di tram e bus e lo ingolfano di automobili, promettendolo ancora peggio di quel che già è. Torino, in pratica, va al contrario: ogni città europea con un minimo di organizzazione e di senso civico lascia che al suo cuore arrivino soltanto i mezzi di servizio, qui si crea invece un amorevole invito al parcheggio in doppia fila e all´ingorgo da shopping. E si accontenta soltanto chi ama parcheggiare il fuoristrada o la cabrio davanti alla boutique di fiducia, mica chi chiede alla città un minimo di respiro. Quando la rivoluzione (ma è rivoluzionario cambiare il senso di marcia a due vie, inutile provvedimento che viene inutilmente riproposto a scadenze regolari?) sarà completa, non passerà un bus o un tram per un chilometro intero, da via XX settembre a via Accademia Albertina. Perché i mezzi rasenteranno la periferia del centro, le auto potranno invece colpirlo al cuore, e lì ammassarsi. Il buon senso (e l´esempio dell´Europa civile) suggerirebbe che le vie più portate al passeggio (quelle con più abitazioni, più negozi, più musei, più locali) venissero servite solamente dal bus e quelle meno gradevoli (certi tratti di via XX settembre o via Accademia sono metri e metri di grigi marciapiedi deserti) fossero riservate ai motori privati. Anche per una elementare questione di fluidità circolatoria. A Torino succede il contrario. E non è solo un fatto estetico, ma anche di funzionalità e di rispetto dei cittadini: una barista che lavora, mettiamo, in via Cavour all´angolo con via Carlo Alberto e che smonta magari a mezzanotte, per raggiungere una fermata dovrà attraversare tre o quattro isolati al buio, trotterellando in fretta e con ansietà in mezzo al nulla e a nessuno. Ha senso? Ma certo: Torino non sta mai ferma, soprattutto con un´auto sotto il sedere.