Andrea Cirelli "Il punto dolente sono le utenze non domiciliari"
Parla l'ex direttore di Federambiente, attuale responsabile dell' Autorità per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani della Regione Emilia Romagna
30 September, 2004
Ing. Cirelli, qual è lo stato della raccolta carta in Italia? Partiamo da alcune nozioni ovvie. Nella composizione merceologica dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU), circa un quarto, ovvero il 25%, è composto da carta. E questa percentuale subisce variazioni di piccola entità, qualunque sia la zona o la realtà geografica e sociale italiana presa in esame. Con questo voglio dire, per sgomberare subito il campo da alibi, che non è vero che esistano difficoltà gestionali nella raccolta in base alla localizzazione geografica della realtà presa in esame. Per altri materiali, queste potrebbero essere giustificazioni valide, non per la carta. Detto questo, la raccolta della carta ha ancora grossi margini di miglioramento, che devono essere sfruttati. Come agire, dunque? Credo che sia quasi necessario superare gli obiettivi generici del Decreto Ronchi. Così come è stato fatto dal Conai, si devono fissare obiettivi specifici per ogni materiale anche nei piani di gestione dei rifiuti comunali, provinciali e regionali. Perché se qualcuno raggiunge la percentuale del 35% di differenziata solo con il vetro, a mio parere non è un virtuoso… E credo che l’obiettivo per la raccolta differenziata della carta si debba assestare attorno al 50/60% dell’immesso. Faccio l’esempio dell’Emilia Romagna. La regione ha una media di Raccolta Differenziata pari a circa il 30%, ma l’obiettivo specifico sulla raccolta carta, non sarebbe raggiunto in nessuna provincia: si oscilla fra il 20 e il 40%. Questo anche perché alcune province hanno privilegiato altri materiali, ad esempio il vetro, ottenendo altre e più alte percentuali di intercettamento. Quali i metodi più adatti, dunque per intercettare maggiori quantità di carta? Credo che si debba portare avanti la strategia dell’ “anche” e non quella dell’ “oppure”. Mi spiego meglio: in Italia stiamo assistendo a una divisione netta fra i sostenitori della raccolta porta a porta e coloro che invece la avversano. Io non mi voglio schierare né con gli uni né con gli altri: il tema dell’ambiente è così complesso che dobbiamo sparare tutte le cartucce in nostro possesso. Quindi ci devono essere le isole ecologiche, con relativi premi al diligente cittadino che si carica l’auto di carta per andare a conferirla; ci deve essere il cassonetto stradale, perché il cittadino devo avere la possibilità di differenziare i piccoli rifiuti anche per strada, senza doversi riempire le tasche di scontrini per poi gettarli nel sacchetto giusto che tiene in casa; ci deve essere un puntuale sistema di raccolta porta a porta, obbligatorio per le utenze non domestiche. Porta a porta obbligatorio per le utenze commerciali, dunque? Si, necessariamente! Dobbiamo finirla di prendercela con le famiglie. E’ necessaria, invece, un’azione forte sul settore delle utenze non domestiche: il 50% della carta non è nelle abitazioni private, ma negli uffici, nei negozi, nelle botteghe! Per questo se Maometto non va alla montagna, la montagna deve andare da Maometto: è necessario un nuovo modo di programmare le raccolte differenziate, puntando decisamente sulle utenze non domestiche. Prevedendo incentivi e penalizzazioni? Certo, prevedendo incentivi e penalizzazioni. E facendo una grossa operazione culturale a monte, perché su questi temi il cittadino non ha ancora una cultura economica. Se io le chiedo quanto costa un cellulare, un chilo di pane, un’auto, lei sa darmi una risposta. Non altrettanto se le chiedo quanto costa smaltire un chilo di rifiuti. Non abbiamo ancora un’idea del valore e del prezzo. E non abbiamo idea di quali siano i materiali più pregiati. E’ ora che si introducano i concetti del valore e del giusto prezzo, anche all’interno dei temi ambientali. E proprio in base a questi concetti, si stabiliscano incentivi e penalizzazioni economiche nei confronti di chi non conferisce separatamente la carta: è giusto che una banca, tanto per fare un esempio, paghi profumatamente la non corretta gestione delle grandissime quantità di carta che produce quotidianamente.