Sale lo smog. «Non basta la domenica a piedi»
Il partito delle due ruote: scoraggiare l’uso dei veicoli a motore
19 November, 2004
Appello di 100 intellettuali per la bici. I commercianti: l’economia va difesa. Superata la soglia di attenzione in tutte le centraline. Sempre più in alto, come diceva la pubblicità: solo che a crescere, in questo caso, sono ancora le micropolveri nell\'aria di Milano. Sempre più al di sopra della soglia massima di legge: tanto più se misurata con il nuovo sistema ultrapreciso formalmente in vigore dal prossimo anno. I numeri riscontrati dalle centraline dell’Agenzia per l\'ambiente parlano da soli: se l\'altro giorno il picco massimo del Pm10 toccava i 70 microgrammi per metro cubo, ieri il livello medio nell\'intera zona critica di Milano-Como-Sempione era a quota 76 con punte massime superiori a 90 in via Juvara. Ma la stessa quantità di smog, misurata con gli strumenti nuovi, consisteva in realtà in 90 microgrammi come livello medio e addirittura 115 in via Juvara medesima. E attorno a quota 80, con tali criteri, risultano essere anche i livelli di smog nelle zone critiche di Bergamo e Brescia. In attesa del blocco totale del traffico già fissato per domenica prossima (la prima delle tre a piedi programmate dalla Regione per quest’inverno), a Milano ci sono, oltre agli ambientalisti di mestiere, almeno due categorie che approfittano dell’occasione per ripetere il loro «grazie ma non basta, ci vuol ben altro e di più»: e sono i cittadini dei Comitati di quartiere accompagnati da quello che ormai sta diventando una specie di partito. Il partito dei ciclisti. Sono questi ultimi infatti, guidati dal presidente nazionale della Federazione italiana bici Gigi Riccardi, ad aver programmato giusto per sabato — vigilia del blocco del traffico — una gigantesca manifestazione su due ruote nel corso della quale renderanno pubblico un appello dai toni molto risoluti indirizzato a Comune, Provincia, Regione. Un appello già firmato da oltre cento personalità qualificate, docenti universitari come Francesca Zajczyk ed economisti come Marco Vitale, operatori del sociale come don Antonio Mazzi e uomini di sport come Marzorati e Pizzul. Tutti concordi nel dire in sintesi: «Le soluzioni occasionali non bastano, bisogna togliere auto dalla strada e incentivare molto più radicalmente l’uso della bici». L’appello contiene una serie di richieste specifiche: piste ciclabili, integrazione fra mezzi pubblici e due ruote, iniziative scoraggianti nei confronti dei mezzi a motore privati. «Nei suoi ultimi 18 mesi — invoca Riccardi — il Comune deve fare molto più di quanto ha fatto finora». E Carlo Montalbetti, dei Comitati milanesi, gli fa eco: «Quel che serve è più coraggio, non farsi paralizzare dalle lobby dell’auto a tutti i costi o dalle lamentele dei commercianti, che da una città più vivibile e meno inquinata trarrebbero vantaggio come tutti. Anche fermare cinque ore al giorno i non catalizzati è una goccia nel mare. Due anni fa si erano sperimentati quindici giorni di targhe alterne, la maggioranza dei milanesi aveva apprezzato: perché non si è più fatto niente del genere?». «Che il tema dell’inquinamento — interviene Carlo Sangalli dell’Unione del Commercio — richieda interventi strutturali a cominciare non solo dal traffico ma soprattutto dal rinnovo delle vecchie caldaie è fuori discussione: anche perché i commercianti non sono una lobby, ma cittadini come gli altri cui preme la salute e la qualità della vita. Ma il punto non è il traffico in sé: è la vivibilità, che richiede anche mobilità e garanzia di accessibilità. Difendere Milano vuol dire anche difendere la sua economia. Gli stop indiscriminati possono essere tamponi a volte necessari. Ma non sono una soluzione per nessuno». di P. F.