Acerra 18 dicembre 2004
09 December, 2004
SABATO 18 DICEMBRE 2004 ore 10/18 presso il Castello "baronale" - P.za CASTELLO - ACERRA (NA) INCONTRO NAZIONALE DEI COMITATI POPOLARI, DELLE ASSOCIAZIONI E DELLE REALTA' SOCIALI ED AMBIENTALI DI BASE PER RAFFORZARE LA RETE DI COLLEGAMENTO CONTRO INCENERITORI E PRODUZIONI NOCIVE PER ESTENDERE CONFLITTI PROGETTUALI DAL BASSOE PER REALIZZARE LA STRATEGIA RIFIUTI ZERO Le proteste contro l'incenerimento dei rifiuti che si sono susseguite in questi anni in gran parte d'Italia hanno avuto spesso il limite di esaurirsi una volta scansato l'impianto dal proprio territorio, mentre il problema rimane anche quando lo si è riusciti a scaricare ad un Comune limitrofo o nella stessa provincia o regione. Tuttavia molte delle vertenze che sono state attivate in questi anni dalle varie realtà locali e nelle diverse regioni, hanno avuto la capacità di coniugare le proteste sui siti contro le localizzazioni degli impianti con gli aspetti più generali che riguardano i cicli produttivi : dalla critica del modello di produzione e consumo , alla preminenza del diritto alla salute, alla salvaguardia del territorio e dell' ecosistema, per poter fare apprezzare all'intera popolazione la bontà e l'utilità della strategia " rifiuti zero ". Per quanto ci riguarda intendiamo continuare a lottare anche contro l' esproprio del diritto delle popolazioni a decidere e contro l' utilizzo dei loro soldi per costituire capitali da investire nella costruzione di impianti nocivi e socialmente dannosi, per esempio attraverso la tariffa. Quanto poi alla " gestione dei rifiuti " , è stato definitivamente sancito il fallimento di tutti i livelli istituzionali ( statale, regionale, provinciale e comunale ), a maggior ragione quando questa irrisolta questione è passata attraverso la funzione dispotica dei Commissari Straordinari. Sono emerse tanto l' incapacità soggettiva quanto la non volontà politica di avviare azioni di riduzione reale della quantità dei rifiuti e delle tariffe per la loro gestione. La raccolta differenziata , il riciclaggio e il riuso, la sicurezza dei residui in discarica, sono un miraggio nel panorama italiano : in Italia si ricicla in media il 18% contro il minimo del 35% a cui sono obbligati gli enti locali dal 31/12/2003 , e tutto ciò al fine di continuare ad alimentare il business dei rifiuti nel passaggio dalle criminali ecomafie ai " democratici e moderni " imprenditori dell'incenerimento. Per queste ragioni il "Coordinamento dei comitati popolari liguri e toscani per la difesa dell' ambiente", il Comitato di Acerra, comitati locali e realtà sindacali di base promuovono un incontro nazionale della Rete per il 18 dicembre ad Acerra. PROGRAMMA DELL' INCONTRO 1) presentazione della strategia " Rifiuti Zero " ; 2) predisposizione del testo base per l' Agenda delle vertenze territoriali nell'ottica Rifiuti Zero; 3) illustrazione di 3 esperienze significative sul territorio : Nord (modalità di gestione rifiuti, ivi compresa la critica all' esperienza inceneritorista di Brescia) - Centro (la demagogia no-global e la globalizzazione temperata delle regioni rosse) - Sud (la prova provata del fallimento istituzionale della gestione dei rifiuti: il caso Campania); 4) avvio della vertenza nazionale contro l'attuale tariffazione dei rifiuti : proposta di tariffe alternative legate alla strategia "Rifiuti Zero"; 5) costituzione di una struttura di Coordinamento a partire dai comitati, dai gruppi di base, dalle associazioni che hanno aderito a questa giornata ed aperta alle altre esperienze attive sul territorio. Nell'ambito dell'incontro verrà presentato il nuovo programma di iniziative e le tappe di lavoro predisposte dalle comunità locali con il prof. P. Connett dall'11 al 31 gennaio 2005. In allegato inviamo un testo base per la discussione collettiva , in parte uscito da un incontro con respiro nazionale tenutosi a Sesto Fiorentino il 25 settembre, in parte frutto di considerazioni più generali. Chi intende venire in treno a Napoli troverà un servizio dei comitati di Acerra (20 minuti da Napoli Centrale). Per informazioni telefonare o scrivere a: Fabrizio Bertini 0573/29720 - faber.b@libero.it - Franco Mennitto : mennitto@inwind.it/3282928437 Adriana Pagliai - apagliai@interfree.it Rossano Ercolini - 0583 331070 - ambientefuturo@interfree.it Vincenzo Miliucci 06/86894658 v.miliucci@libero.it ALLEGATO VERTENZE SUI RIFIUTI AL BIVIO : RIDEFINIRE OBIETTIVI E FORME DEL CONFLITTO PROGETTUALE 1 - Crediamo che l' esperienza di un intero ciclo di lotte sui rifiuti, sui danni sanitari ed ambientali dei sistemi e degli impianti di "smaltimento" e sull' insieme delle produzioni nocive ( lotte promosse e portate avanti in questo paese da una miriade di comitati popolari, di realtà di base territoriali e sindacali e di associazioni locali ), sia un' esperienza che costituisce oggi un patrimonio ricco e fertile, utile per ridefinire e mettere a punto un nuovo ciclo di conflitti progettuali. Con Conflitto progettuale intendiamo una pratica dal basso di vertenze caratterizzate da mobilitazioni popolari di resistenza contro scelte dannose e nocive (contro cicli produttivi, impianti, riduzioni delle tutele sanitarie ed ambientali e delle garanzie del lavoro), e contraddistinte allo stesso tempo dalla costruzione di una dimensione politica autonoma. Tale dimensione autonoma esprime la capacità di una critica complessiva all' insieme della 'questione ' rifiuti, proponendo una "alternativa di sistema" all'insieme della questione da attuarsi con proposte concrete ed ecocompatibili alternative all'attuale modello produttivo-consumistico. I conflitti progettuali costituiscono la 'tradizione politica' dei comitati popolari e dei loro coordinamenti. 2 - Le esperienze di lotta degli ultimi anni contro le potenti lobbies dello smaltimento dei rifiuti attraverso incenerimento/termovalorizzazione e in opposizione alle pubbliche amministrazioni subalterne a queste lobbies, ci hanno impegnato su diversi fronti. Sul versante della opposizione alla nocività dell' incenerimento e delle discariche, della difesa della salute e del territorio, ma anche su quello della necessità di avviare politiche e tecniche di riduzione della 'merce rifiuto', attraverso un ciclo che va dalla raccolta differenziata 'porta a porta' al riutilizzo e al riciclaggio, sia per quanto riguarda i rifiuti domestici che quelli industriali. Il risparmio energetico relativo ai rifiuti consiste quindi, per noi, non nel loro incenerimento con recupero di calore e produzione elettrica ( processo dannoso, costoso, e senza rese energetiche significative) ma nell' impiego di minore materia ed energia nel processo di produzione delle merci (allungamento del loro ciclo di vita). Questo ciclo di lotte, sviluppate su territori specifici, hanno avuto una dimensione internazionale : nel duplice senso di essere esplose in tutto il mondo e di aver posto una questione globale e creato reti di collegamento mondiali. 3 - Le vertenze che sono state attivate in questi anni da comitati popolari e realtà locali hanno avuto la capacità di coniugare le proteste sui siti contro le localizzazioni degli impianti e in opposizione al business della gestione dei rifiuti con gli aspetti più generali che riguardano i cicli produttivi, la produzione dei rifiuti, le forme di sfruttamento dei beni naturali (tra cui materia ed energia) e delle popolazioni attraverso l' esproprio del loro diritto a decidere e l' utilizzo dei loro soldi per costituire capitali da investire nella costruzione di impianti nocivi e socialmente dannosi, anche attraverso la tariffa. Tali esperienze hanno riguardato: - aspetti sanitari: nocività del ciclo dei rifiuti, delle produzioni pericolose e dannose, delle forme di smaltimento (inceneritori e discariche); - aspetti energetici: dalla quantità di energia utilizzata nei cicli produttivi, allo spreco della circolazione delle merci, alla scelta indecente ed insostenibile del recupero energetico attraverso l' incenerimento (invece della scelta virtuosa del risparmio attraverso l' allungamento del ciclo di vita delle merci), al mercato commerciale dell' energia, alla critica della considerazione dei rifiuti come fonte energetica rinnovabile; - critica agli aspetti gestionali e all' ingresso del capitale finanziario (privatizzazione delle aziende , processi di valorizzazione del capitale nel settore dei servizi pubblici e sociali); - critica all' utilizzo della tariffa come fonte di finanziamento degli investimenti impiantistici e del foraggiamento delle lobbies dei rifiuti (parte fissa della tariffa); - centralità della 'partita' dei rifiuti industriali; - critica alla logica perversa e dannosa dell' assimilazione dei rifiuti industriali a quelli urbani; - capacità di utilizzare le contraddizioni normative (direttive europee, gerarchia delle forme di gestione dei rifiuti); - scelta in favore delle raccolte differenziate 'porta a porta' come unica modalità seria per raggiungere percentuali significative (come è concretamente possibile); - ruolo del compostaggio in pratiche agricole e rurali di freno ai processi di desertificazione dei suoli. 4 - SCELTA DELLA STRATEGIA "RIFIUTI ZERO" L' ipotesi più realistica nell' affrontare la questione dei rifiuti appare la strategia RIFIUTI ZERO. Essa pone al centro il riutilizzo ed il riciclaggio, ma ne vede anche i limiti, se non si interviene sull' utilizzo della materia e dell' energia all' interno dei processi produttivi. Contemporaneamente è necessario affrontare il secondo corno della strategia rifiuti zero: il ripensamento del sistema di produzione industriale, l' avvio di produzioni pulite che utilizzino meno materia e meno energia e che non siano dannosi per lavoratori e popolazioni. Le merci che non possono essere riutilizzate, riciclate e/o compostate è necessario impedire alle industrie di produrle. In estrema sintesi il ciclo si chiude se si assume che non si devono produrre merci che non possono essere riutilizzate e riciclate, come ci ricorda Paul Connett. 5 - In questi ultimi mesi è stato definitivamente sancito il fallimento della gestione dei rifiuti da parte di tutti i livelli istituzionali ( statale, regionale, provinciale e comunale ) e sono emerse tanto l' incapacità soggettiva quanto la non volontà politica di avviare politiche di riduzione reale della produzione dei rifiuti, azioni efficaci di raccolta selezionata sia dei rifiuti domestici che di quelli industriali, gestioni in sicurezza dei cicli produttivi e dei loro residui. Per ovviare a questa incapacità derivante dalla subalternità alle logiche di mercato ed agli interessi dei gruppi imprenditoriali, lo Stato ed i governi regionali, anche per tentare di rispondere all' emergenza da essi stessi creata, stanno cercando di rispondere attraverso un ricorso massiccio all' incenerimento/termovalorizzazione, nella versione della "soluzione integrata", immaginata ora anche come "soluzione finale". Una scelta che fa crescere nocività ambientali e danni per la salute e che rappresenta l' ostacolo più grande per l' avvio di politiche di riduzione dei rifiuti, di allungamento del ciclo di vita delle merci, e di riutilizzo/riciclaggio. UN OBIETTIVO DI SFONDO Di fronte a tutto questo è giocoforza ridefinire gli obiettivi e le modalità di mobilitazione, fissando con chiarezza alcuni punti chiave di una Agenda di vertenze locali e generali. In particolare l' esperienza di alcuni coordinamenti di comitati cresciuti in diverse realtà e quella della Rete di Collegamento nazionale ha maturato la consapevolezza che siamo entrati in una fase nuova e radicalmente diversa, in riferimento sia alle strategie delle lobbies imprenditoriali e industriali che alle politiche pubbliche riguardo all' intera filiera del ciclo dei rifiuti e alle forme di gestione. Caratterizzate, queste ultime, dal passaggio all' aziendalizzazione, alla privatizzazione dei servizi pubblici e all' ingresso massiccio del capitale finanziario nel business dei rifiuti e nell' "affaire" dei servizi. Per queste ragioni il "Coordinamento dei comitati popolari liguri e toscani per la difesa dell' ambiente" e i Comitati cittadini di Acerra, comitati locali e realtà sindacali di base hanno rilanciato la necessità della Rete di Collegamento nazionale e, dopo un primo importante incontro tenutosi a Sesto F.no (Fi) il 25 settembre 2004, nell' ambito della 3^ Conferenza regionale toscana sui rifiuti, promuovono un incontro nazionale della Rete per il 18 dicembre ad Acerra. La scelta di Acerra deriva dall' importante lotta popolare di questi ultimi anni nel centro della Campania e dalla necessità di dare un ulteriore sostegno ad una vertenza che è fondamentale anche per tutto il movimento contro l' attuale gestione dei rifiuti. PROGRAMMA DELL ' INCONTRO 1) presentazione della strategia " Rifiuti Zero " ; 2) predisposizione del testo base per l' Agenda delle vertenze territoriali nell'ottica Rifiuti Zero; 3) illustrazione di 3 esperienze significative sul territorio : Nord (modalità di gestione rifiuti, ivi compresa la critica all' esperienza inceneritorista di Brescia) - Centro (la demagogia no-global e la globalizzazione temperata delle regioni rosse) - Sud (la prova provata del fallimento istituzionale della gestione dei rifiuti: il caso Campania); 3) avvio della vertenza nazionale contro l'attuale tariffazione dei rifiuti : proposta di tariffe alternative legate alla strategia "Rifiuti Zero"; 4) costituzione di una struttura di Coordinamento a partire dai comitati, dai gruppi di base, dalle associazioni che hanno aderito a questa giornata ed aperta alle altre esperienze attive sul territorio. 5) Costruzione di forme di relazioni dal basso, forme di aiuto reciproco, anche attraverso una struttura di aiuto e di servizio. Far sentire la propria voce dentro il movimento ( come abbiamo fatto in occasione dei Referendum sociali/ambientali, nel forum sociale europeo di Firenze, in interventi ai diversi tavoli nazionali del movimento), facendolo però in modo più efficace, così da far precipitare i contenuti e le forme di lotta/vertenza che ci hanno contraddistinto. Le lotte di Scanzano e di Acerra - per la grande dimensione popolare, collettiva - ci aiutano su questa strada. Nell'ambito dell'incontro verrà presentato il nuovo programma di iniziative e le tappe di lavoro predisposte dalle comunità locali con il prof. P. Connett dall'11 al 31 gennaio 2005. ALCUNE RIFLESSIONI DI CONTORNO a) - Dobbiamo lavorare con maggiore efficacia per aumentare la nostra capacità di incidere, la nostra forza, mettendo insieme le esperienze senza perdere per strada ricchezze e identità preziose e 'provate' nelle lotte e nelle vertenze. Appare oggi più che mai centrale e necessario rafforzare e strutturare una Rete di collegamento nazionale sulla questione rifiuti e contro le nocività e i danni delle politiche di gestione, sviluppando nel contempo una ferma opposizione alle produzioni nocive e al peggioramento delle condizioni di lavoro. Così come è opportuna ed utile la costituzione di una struttura operativa per il coordinamento di questa Rete di collegamento tra i comitati popolari, le realtà di base -sindacali e sul territorio- e le associazioni. b)- Una prima ragione della rinnovata necessità di riprendere il percorso e rafforzare la Rete Nazionale consiste nell' offrire ai comitati popolari, alle realtà di base, alle associazioni che condividono questo percorso, una reciproca opportunità, nel collegamento delle esperienze conflittuali, delle proposte dei saperi. Questa sorta di informazione conflittuale e progettuale (fatta di incontri, di e-mail, reciproco sostegno) allude alla costituzione di una STRUTTURA DI SERVIZIO funzionale e di supporto alle vertenze territoriali, alle iniziative nazionali, ai rapporti internazionali. c) - Come abbiamo già detto la RETE di collegamento nazionale dovrebbe essere basata sulla strategia ZERO RIFIUTI. Questo ancoraggio alla necessità di produzioni pulite, di cicli produttivi non pericolosi, questo sguardo all' insieme delle politiche di trasformazione della materia e dell' energia ha connotato l' esperienza conflittuale dei comitati popolari e delle popolazioni in senso eminentemente politico e collettivo. Non c'è più un no all' impianto sotto casa (cosa peraltro legittima, quando è tesa a salvaguardare la propria esistenza e la propria sicurezza ), ma c'è una assunzione di responsabilità collettiva, un rifiuto dei disastri del sistema produttivo basato sul profitto, la costituzione di una soggettività autonoma e consapevole. Ricca. Questo è l' orizzonte dell' opzione "ZERO RIFIUTI". Con questo approccio inoltre aumentano i posti di lavoro ed i soldi restano a livello locale e non arricchiscono i grandi gruppi costruttori di impianti, come gli inceneritori. Molti governi locali, Nuova Scozia, Camberra, S.Francisco hanno ridotto i propri rifiuti del 60, 70%, agendo sia sul sistema industriale che su tutta la filiera del riutilizzo. Se si esce dalla logica perversa dell' assimilazione dei rifiuti industriali agli urbani, se si fanno estese raccolte differenziate porta a porta, se gli enti pubblici finanziano seriamente la filiera del recupero e del ricicclaggio, non abbiamo più la quantità di rifiuti urbani necessaria per rendere efficace ed economica la costruzione di un inceneritore/termovalorizzatore. E peraltro, senza il congruo e parassita contributo statale alla produzione termoelettrica , attuato attraverso i " provvedimento CIP 6 ", che elargisce ulteriori 60euro in più per ogni KWWH prodotto da energie rinnovabili (con altro provvedimento lobbistico nel 1998 l'energia prodotta da rifiuti è stata equiparata a " rinnovabile " ) nessun imprenditore si metterebbe in affari scarsamente remunerativi . Inoltre a dati inoppugnabili sulla nocività si risponde con "cosiddette valutazioni sanitarie" che non saranno altro che la conta dei morti fra 10 o 20 anni. d)- In questi ultimi anni è emersa una ragione ancora più forte che rende indispensabile il rafforzamento dei comitati, delle realtà di base. Assistiamo ad una erosione dei sistemi sociali di protezione. C'è un fallimento -non dichiarato ma visibile ormai in modo chiaro - dello Stato che non è riuscito a mantenere la promessa di garantire la sicurezza e la protezione collettiva (una promessa che era alla base del patto che fonda lo Stato moderno in quanto riduttore dei rischi sociali). Ciò è visibile in molti ambiti: le protezioni salariali (pensione), la tutela sanitaria, i servizi pubblici e, in relazione ai rapporti di lavoro, la precarizzazione, le forme di sfruttamento del lavoro 'autonomo', la mobilità. Tuttavia nel campo dei rischi e delle nocività riferibili ai sistemi tecnologici, industriali, ecologici (tutti in qualche modo conseguenza dello sviluppo tecnologico e dell' economia a base di mercato e di profitto) emerge qualcosa di nuovo. I pericoli derivanti dalle Centrali Nucleari di vecchia e nuovissima generazione ( non c'è bisogno di scomodare Cernobyl, visti i ripetuti sacrifici di morti tra i tecnici che comportano le Centrali Giapponesi, le enormi leucemie contratte da chi vive intorno al reattore inglese di Sellafield ) , delle centrali termoelettriche a carbone/nafta ( vedi Portovesme, Portotolle, Civitavecchia, Fiume Santo, Milazzo ..)., dei petrolchimici (vedi Porto Marghera, Brindisi, Mantova, Gela , Priolo,.) , di fabbriche di morte come l'Acna di Cengio, la Farmoplant, la Solvaj, la ex BPD/Colleferro, la Montefibre/Acerra, o per altri versi il " morbo della mucca pazza ", gli OGM, l'Elettrosmog, dimostrano come il principio di precauzione e l'idea di prevenzione rimangono inascoltati e inapplicati , se prevalgono e restano inalterate le relazioni sociali della società capitalistica, a maggior ragione nell' attuale fase di globalizzazione. Per un verso quindi siamo di fronte alla crisi dello Stato sociale, al venir meno del sistema delle protezioni sociali, dall' altro le nocività e i pericoli 'tecnologici/ecologici' dell' attuale sistema socio-economico non sono affrontabili in sede di prevenzione. Il mercato ha tentato di risolvere questo aspetto attraverso il sistema delle assicurazioni private, ma esse si sono dimostrate inefficaci di fronte ai pericoli ed alle nocività dei sistemi tecnologici. Diventa quindi inevitabile evitare determinati cicli produttivi nocivi, bloccare sostanze e processi dannosi. Diventa indispensabile costruire istanze di un movimento internazionale dal basso che non solo ponga limiti precisi all' economia del profitto e alle ragioni dei mercati, ma lavori alla costruzione di forme concrete del loro superamento. Anche dalle nostre esperienze emerge che di fronte alle nocività, ai cicli produttivi pericolosi, alla proliferazione dei rifiuti, al potere delle lobbies industriali e finanziarie occorre una strategia collettiva, sono necessarie forme di autoresponsabilità e di autogoverno a partire dal proprio territorio di vita. Occorre soprattutto delineare nuove forme societarie capaci di rispondere alle nocività sanitarie, ambientali e sociali. E' l' istanza collettiva che può rendere sicuro il singolo. La Rete di collegamento dovrebbe operare per il potenziamento, per il rafforzamento, l' arricchimento delle esperienze dei comitati e delle realtà di base. E' ampiamente dimostrato come sia possibile una diversa gestione dei rifiuti senza l'incenerimento, che risulta più sicura, economicamente vantaggiosa , più " democratica". Mentre al contrario chi vuole imporre gli impianti nocivi lo fa calpestando la partecipazione democratica nominando i Commissari Straordinari e militarizzando il Paese, scatenando le forze dell'ordine contro la popolazione come sta succedendo ad Acerra ,dove giustamente si rivendica di decidere del proprio territorio, già pesantemente impestato di diossine frutto di decenni di scarichi industriali che stanno facendo sopportare agli Acerrani un carico di malattie , di tumori e leucemie, a cui andrebbe posto rimedio urgentemente a partire da una radicale bonifica del territorio. e) Va posta infine l'attenzione su quanti in questa battaglia pongono soprattutto l'accento sulla " questione democratica" , ovvero sull'allargamento dei criteri di partecipazione alle decisioni. Tutto ciò è giusto, e non smetteremo di far rispettare procedure quali VIA-VAS-VIS. Ma se nel gioco democratico poi prevale comunque l'interesse a fare l'inceneritore, che facciamo? Vengono per caso meno le ragioni del rifiuto e dell'opposizione alla nocività , al danno , al pericolo? rinunciamo per amore della democrazia alla salvaguardia della salute e dell'ambiente? La crisi dello Stato sociale come riduttore dei rischi, l' impossibilità di gestire sistemi pericolosi a valle e l' incapacità dimostrata da amministrazioni pubbliche e dal sistema industriale, ci mostrano come , quando anche si voglia far riferimento alle tematiche della 'democrazia partecipata' (se proprio vogliamo usare questa dizione) debba intendersi cose precise. Deve intendersi che è necessario entrare nel merito, non restare sul piano delle procedure: le produzioni nocive vanno bloccate, la strada degli inceneritori va abbandonata perché esistono soluzioni più efficaci, non dannose, in grado di offrire lavoro e lavoro sicuro, soluzioni meno costose per la collettività. In soldoni bisogna uscire dalla 'astrattezza' procedurale che anche le forme di democrazia partecipata ci presentano, per restare ben dentro alla concretezza delle soggettività che vivono sui territori e che portano istanze collettive e sono quindi in grado di costruire alternative e forme di cooperazione sociale.