L’Italia al vertice sul clima di Buenos Aires
Matteoli: ridurre i gas serra d’accordo con le imprese. Presto una commissione in collaborazione con Confindustria. «E’ il modo più realistico per salvare ambiente ed economia»
15 December, 2004
di Flavia Amabile Ministro Matteoli, lei è a Buenos Aires, di nuovo per una Conferenza sul Protocollo di Kyoto. «Cop 10», la chiamate, e tradotto in altri termini vuol dire la decima riunione e l’impressione generale è che ci si trovi sempre al punto di partenza. Qual è la sua opinione da ministro dell’Ambiente? «No, rispetto al passato c’è una differenza sostanziale. Dal 1° ottobre la Russia ha ratificato il Protocollo. Questo ha creato qualche preoccupazione, ma ora il Protocollo è a regime e quindi può essere attuato». In che modo? «L’Italia punta a un obiettivo ambizioso: mettere in condizione i Paesi che hanno aderito al Protocollo di raggiungere gli obiettivi senza mai perdere di vista lo sviluppo e le economie dei nostri Paesi. Come politico avverto questa responsabilità e farò di tutto per difendere questa posizione». Nobile intenzione, ma in pratica? «L’Italia proporrà che anche i Paesi in via di sviluppo debbano essere della partita». Coinvolgerli, quando ancora non si è riusciti a convincere gli Usa? Non è un po’ irrealistico? «E’ vero che gli Usa non hanno ratificato il Protocollo, ma è anche vero che negli ultimi tempi la loro politica ambientale è molto mutata. L’Agenzia che negli Usa ha il ruolo del ministero dell’Ambiente, un organismo autonomo, è entrata per la prima volta a far parte dell’amministrazione». Mutamenti politici e formali, ma c’è stato qualcosa di più concreto, come riduzioni di emissioni e leggi specifiche? «No, ma ci sono impegni precisi in questo senso. D’altra parte, per onestà intellettuale, anche noi non abbiamo raggiunto grandi risultati con la nostra ratifica al Protocollo». Torniamo al punto debole: a dodici anni dalla nascita del Protocollo siamo ancora ai proclami. «E’ vero, sono anni che se ne parla, ma è anche vero quello che dicevo prima: per la prima volta dopo tante parole abbiamo lo strumento operativo. Ora non si devono solo immaginare i percorsi, ora bisogna fare». Che cosa farete? «Approveremo un documento che ci possa far lavorare tutti insieme. L’Europa, poi, proporrà di organizzare in modo diverso il lavoro». In altre parole: si è capito che si è perso tempo? «C’è stato un po’ un parlarsi addosso, una serie di lungaggini a cui bisogna porre fine. Una cosa che l’Italia ha sempre sostenuto è, ad esempio, che, sebbene gli Usa non abbiano ratificato il Protocollo, sono però all’interno della Convenzione di cui il Protocollo è strumento». Ministro, siamo quasi a metà dicembre: a Roma è primavera, mentre in Sardegna un’alluvione ha provocato danni per milioni e l’elenco potrebbe continuare. Che cosa farete a Buenos Aires per fronteggiare i disastri ambientali? «Se c’è una presa d’atto da parte di tutti, c’è anche il risultato, ma bisogna affrontare il problema pragmaticamente. Le imprese hanno sviluppato una coscienza ambientale, ma esiste anche il problema trasporti che in Italia è particolarmente serio». Basterebbe un sistema di trasporti pubblico efficiente. «Il nostro governo in questi tre anni ha approvato incentivi per acquistare motorini non inquinanti, ha raggiunto un accordo con Fiat e Unione Petrolifera per installare distributori a metano, ha introdotto il car-sharing in venticinque città. Sarebbe una bugia sostenere che tutto ciò basta a risolvere il problema, diciamo che sono i primi passi. Se avessi più risorse, farei cambiare le auto vecchie con auto nuove meno inquinanti». Viste le Finanziarie degli ultimi tempi, risorse probabilmente ve ne saranno sempre meno. «I finanziamenti sono stati approvati dal Cipe. Siamo a posto». Per quest’anno, forse. E per i prossimi? «Anno dopo anno dobbiamo trovare le risorse. L’importante è avere un atteggiamento giusto, prendendo le decisioni nell’interesse del Paese». Come riuscirà nel’interesse del Paese a ridurre del 15 per cento le emissioni italiane senza penalizzare l’economia? «Innanzitutto so che abbiamo raggiunto un obiettivo importante: lavorare con la collaborazione delle imprese. Il presidente Montezemolo, dopo il suo insediamento al vertice di Confindustria, mi ha chiamato per chiedermi di creare una commissione. Così ora stiamo lavorando insieme con Emma Marcegaglia, che ha la delega per questo problema. Ma anche in Cina con il presidente Montezemolo abbiamo parlato a lungo: questo rende molto facile risolvere un aspetto dell’eccesso di emissioni. Il resto lo faremo con l’acquisto di certificati di credito, cioè aiutando i Paesi in via di sviluppo nella lotta alle emissioni. Dal mio punto di vista questa è la strada più realistica per salvaguardare ambiente ed economia. Se, invece, vogliono un ministro che dica di no a tutto, allora sarà meglio che se ne trovino un altro: non sono quella persona».