"Ma contro i veleni dell´aria un antidoto solo non basta".
Il parere di Anna Maria Gaffiodo, nuovo direttore tecnico dell´Arpa. "All´inquinamento concorrono il traffico ma anche le industrie e i riscaldamenti"
17 January, 2005
VERA SCHIAVAZZI Sarà una donna, a partire da domani, a coordinare le operazioni dell´Arpa, l´Agenzia regionale per l´Ambiente. Anche i dati sullo smog che assedia Torino come tutte le altre città italiane finiranno ?in anteprima´ sul suo tavolo, per poi essere passati al Comune e valutati da chi deve decidere in che modo dare sollievo ai polmoni dei cittadini. Il direttore generale dell´Arpa, Vincenzo Coccolo, ha scelto Anna Maria Gaffodio per l´incarico di direttore tecnico dell´agenzia. Gaffodio è una microbiologa che ha già lavorato a lungo ? prima nel laboratorio di Sanità pubblica di Torino, poi all´Arpa ? nel settore ambientale. Dottoressa Gaffodio, quali sono le competenze dell´Arpa che lei dovrà coordinare? «L´Arpa deve garantire i controlli sull´aria, sull´acqua, sul terreno e sui cibi, sui siti contaminati e sui campi elettromagnetici. A noi tocca la raccolta dei dati, agli enti locali e ad altre autorità le decisioni da prendere. In alcuni casi, poi, i nostri laboratori eseguono anche analisi necessarie al settore sanità, come nel campo della prevenzione e dell´individuazione di alcune malattie infettive». Da domani e per tutto l´inverno è probabile che la principale emergenza ambientale sarà quella dello smog. Che cosa farete? «Rileveremo i dati sull´aria attraverso le centraline, che in questi ultimi anni sono state rese sempre più avanzate e precise, e li passeremo ai Comuni. Trovare le soluzioni tocca a loro». D´accordo, ma siete voi a stabilire quanto è grave la situazione, e come si modifica nel tempo? Non è così? «E´ vero. Ma, vede, senza nulla togliere ai pericoli connessi allo smog, bisogna anche dire che a mano a mano che gli strumenti di rilevazione diventano più efficaci crescono l´attenzione e l´allarme verso i fattori inquinanti. Un esempio? Fino a pochi anni non si parlava di polveri sottili ma solo di altri componenti dello smog per la buona ragione che le nostre macchine non erano in grado di rilevarne la presenza. Oggi non solo ?acchiappiamo´ il PM10, ma siamo in grado di rilevare anche il PM5, cioè particelle grosse la metà, e presto arriveremo al PM2,5». Nella sua esperienza, quali ?ricette´ anti-smog si sono rivelate più efficaci, in Italia o altrove? «Non esiste un´unica soluzione, altrimenti, mi creda, sarebbe già stata adottata a Torino e nel resto del mondo. Esistono invece molte linee da seguire, alcune immediate e necessariamente non risolutive, altre che danno risultati nel lungo periodo ma nell´immediato sono difficili da cogliere specialmente dai non addetti ai lavori». Un esempio di soluzioni a lungo termine? «Il controllo e il miglioramento delle emissioni che le attività industriali e i riscaldamenti domestici diffondono nell´aria. Ci vogliono molti anni per arrivare ad abbattere drasticamente queste due componenti dell´inquinamento, ma ci stiamo arrivando un po´ in tutto il mondo occidentale. Come sappiamo però la parola ?smog´ include molte cose: oltre ai fattori che ho appena citato, c´è il traffico privato e c´è quello dei mezzi pesanti. Bisogna analizzare e intervenire su ciascuno di questi fronti, agire su uno solo o ?risolvere´ magicamente il problema è pura utopia».