"Fermare il Nord? Inevitabile sui fondi il governo faccia di più"
La ricetta del ministro dell´Ambiente Matteoli: tagliare l´Iva sulle auto per accelerare il ricambio - da La Repubblica del 14.02.2005
14 February, 2005
Chiamparino: I sindaci, in una situazione d´emergenza, non possono che agire per far rientrare i dati nella norma Incentivi: No a rottamazioni ma in forme nuove si potrebbe ipotizzare una riduzione di costo di 2000 euro a vettura ANTONIO CIANCIULLO ROMA - Il Nord si arrende: chiude per smog. Le polveri sottili continuano ad aumentare assieme al loro carico di vittime e nessun piano di mobilità alternativa salta fuori. Ha ragione il sindaco di Torino Sergio Chiamparino quando propone una giornata di blocco simultanea in tutta la pianura padana? «I sindaci non possono far altro», risponde il ministro dell´Ambiente Altero Matteoli. «Quando si superano i limiti di legge sono costretti a prendere i provvedimenti necessari a far rientrare la situazione nella normalità». Certo che bloccare il traffico è una normalità singolare. «E´ l´emergenza. Noi dobbiamo lavorare, tutti assieme sindaci e governo, per far sì che si esca rapidamente da questa situazione. Le cose da fare sono abbastanza chiare. Il problema principale per l´inquinamento urbano sono i trasporti e in modo particolare autobus e macchine molto vecchi. Per farmi capire faccio un esempio: le auto immatricolate a partire dal gennaio 2001, le euro 3, hanno emissioni inferiori del 90 per cento rispetto a quelle dei 10 milioni di auto immatricolate prima del ?93. Bisogna intervenire sulle auto più vecchie anche perché sono inadeguate rispetto agli attuali standard di consumo». Di nuovo gli incentivi per la rottamazione? «No. Ma ci potrebbero essere altre misure incentivanti, come un taglio dell´Iva dell´80 per cento sull´acquisto dei mezzi non inquinanti. Calcolando che in media un´auto nuova costa 13 mila euro, si potrebbe ipotizzare una riduzione di costo di 2 mila euro che si sommerebbe agli sconti che già praticano le case automobilistiche. A questo punto un acquisto a rate potrebbe essere alla portata di molti. Abbiamo calcolato che un incentivo del genere aumenterebbe di cinque volte le vendite, il che comporta vari vantaggi. Lo Stato incasserebbe gli stessi introiti perché da una parte l´Iva sarebbe ridotta di un quinto ma dall´altra le vendite si moltiplicherebbero per cinque. E invece di aspettare 25 anni per il ricambio totale del parco auto ultradecennale ce la potremmo cavare in cinque anni». Bene, avremmo un ricambio del parco auto più veloce, ma questo non influisce sul problema principale: manca un trasporto pubblico decente. Il governo non investe sulla mobilità delle città. «Questo non è un problema che riguarda solo il mio ministero. Noi abbiamo ottenuto 100 milioni di euro e con questi fondi contiamo di far ripartire una serie di programmi: dagli incentivi per i motorini meno inquinanti all´accordo per l´allargamento delle distribuzione di metano». Cento milioni di euro bastano appena a pagare 800 metri di metropolitana: con questo ritmo ci vorrebbero parecchi secoli per riprendere il passo delle grandi metropoli. Farà affidamento solo sui suoi fondi o si rivolgerà al ministro dell´Economia Domenico Siniscalco? «In primo luogo occorre trovare una posizione condivisa tra governo e Comuni. Questo è l´obiettivo della riunione che si terrà mercoledì prossimo a cui parteciperà anche il ministro delle Infrastrutture Lunardi. Una volta stabilito il programma, ci attiveremo per reperire i fondi necessari. Credo che il governo dovrà fare uno sforzo supplementare in questo campo». Come giudica la proposta della Legambiente che chiede di giocare sulle due anomalie italiane: abbiamo il massimo di macchine per abitante e il minimo di infrastrutture. Facendo pagare un pedaggio per l´ingresso nei centri storici o sui grandi raccordi si potrebbe ridurre la congestione del traffico e ricavare parte delle risorse necessarie a rilanciare subito il trasporto pubblico. E´ il modello londinese. «Un modello che non mi piace. Colpisce le famiglie più povere, quelle che non hanno i mezzi per pagare il pedaggio. Non ho fatto analizzare questo genere di proposte». Anche i meno abbienti vengono colpiti dall´inquinamento. «Le fasce più deboli vengono prima danneggiate perché non si sono potute cambiare la macchina, e poi perché devono pagare il pedaggio. Non ci sto». Lei ha più volte parlato di possibili vantaggi che deriverebbero dallo spostare le centraline. Pensa che potremmo avere un´aria più pulita cambiando il sistema di monitoraggio? «No. Io dico che potremmo avere informazioni più corrette che ci consentirebbero scelte migliori. Mi sono arrivate informazioni secondo le quali alcune centraline sono posizionate in basso e vicino ai semafori. In questo modo si rischiano di dare numeri non corrispondenti alla realtà, di creare allarmismo inutile». Mettendo le centraline in campagna i risultati migliorerebbero di sicuro. «Questo sarebbe l´estremo opposto. Noi dobbiamo attenerci alla parte tecnica della normativa europea. Ho l´impressione che ci siano stati degli errori: in alcune aree forse abbiamo dato l´impressione che esista un quadro peggiore di quello reale. Ma magari in altre zone c´è più inquinamento e non viene registrato perché le centraline sono collocate male. Dobbiamo controllare tutto il sistema».