"Colza? Sì, grazie. Peccato per l'odore di patatine fritte"
Intervista a Pippo Onufrio, tecnico dell’Issi, Istituto per lo Sviluppo Sostenibile
05 April, 2005
"Io non credo che l'olio di colza sia una moda. L’interesse di questo periodo è scoppiato per motivi di convenienza economica. E certo, anche grazie alle sponsorizzazioni di Grillo e Fo. Ma a livello europeo i biocarburanti non sono una novità: la Francia e la Germania, e in parte anche l’Italia, producono da tempo combustibili di origine vegetale".
Che cos'è il biodiesel?
"Il biodiesel è il gasolio proveniente dalla transesterificazione dei vari oli vegetali (addizionati di idrogeno ed ossigeno), fenomeno che trasforma diverse oleoginose in combustibile
L’olio di colza è un olio usato per la frittura, ma che va bene anche per gli ultimi modelli di auto diesel, senza necessità di modifiche".
E’ il biocarburante del futuro?
"Be’, tutto dipende dall’estensione della coltura. La produzione del biocombustibile può essere un modo intelligente per far recuperare all’agricoltura un ruolo efficiente.
Inoltre il biodiesel non contiene zolfo ed è addittivato di ossigeno: dunque bruciando produce una riduzione del 30% delle polveri totali, non ha emissioni di zolfo, ha il 95% in meno di idrocarburi e dal 50 all’85% in meno di aromatici, anche se ha un 13% in più di ossidi di azoto.
E per quanto riguarda i gas a effetto serra tutto dipende da come sono coltivati, in particolare dall’uso di fertilizzanti chimici, ma anche dalla lavorazione industriale e dal trasporto. Dunque le emissioni di gas serra non sono pari a zero per via della filiera e a questo si aggiunge il problema dell’ossido nitroso per l’uso dei fertilizzanti, ma con una strategia adeguata che ne preveda la riduzione il biodiesel è assolutamente consigliabile".
Se avesse un’auto diesel farebbe il pieno di olio di colza?
“Sì, lo farei. Peccato solo per l’odore di patatine fritte che mi porterei dietro…”