Settimo Torinese, Comune Verde
Idrogeno, risparmio energetico, raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti: intervista a tutto campo al Sindaco Aldo Corgiat Loia
18 May, 2005
Sindaco Corgiat, partiamo da Primo Settimo, ovvero la palazzina ad idrogeno e microturbina completamente indipendente dal punto di vista energetico…
Quello di Primo Settimo è un impianto che ha delle peculiarità ben specifiche.
Innanzitutto, per il momento si tratta di un impianto “dimostrativo”, che si colloca fuori dai meccanismi economici. Rispondendo ad un dibattito in corso, credo che, per quel che riguarda Primo Settimo, sia possibile fare un ragionamento che prescinda dalle ragioni economiche, perché si mettono in relazione i vantaggi dell’idrogeno come vettore energetico (e non come combustibile) con l’energia rinnovabile. Come ho già detto alla presentazione dell’impianto, l’energia solare è “infinita e rinnovabile”. All’obiezione secondo la quale con questo impianto si ha una dispersione del 25% dell’energia utilizzata per la produzione dell’idrogeno, rispondo affermando che il 25% di infinito può essere infinito, ma può essere zero. L’economia è scienza buona e giusta per le risorse che sono scarse. Per le risorse che non sono scarse, o che non lo sono in relazione all’uomo, l’economia non è più valida.
Il nodo, risolto il problema delle materie prime per la produzione dell’idrogeno che Primo Settimo ha risolto con le energie rinnovabili, è tutto tecnologico. E il costo della tecnologia dipende essenzialmente dalla scala di produzione. Se questa via all’approvvigionamento energetico prenderà piede, il costo degli impianti andrà, ovviamente, decrescendo.
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Si tratta dunque di una “sfida” di sistema?
Una doppia sfida di sistema: economica e culturale.
La sfida economica, che consapevolmente e realisticamente non potrà essere basata su questo tipo di tecnologia, consiste nella formazione di isole energetiche agili ed indipendenti. Una sfida che fa piacere constatare essere ritenuta pericolosa dai grandi produttori di energia. In Italia come all’estero: siamo stati a Santa Monica, in California, ed abbiamo appurato che il dibattito è il medesimo. L’argomentazione dei grandi gestori è la stessa: “noi abbiamo sostenuto i costi per costruire le reti per garantire la distribuzione e tu ti infili come un tarlo dentro il nostro sistema per farci concorrenza”. E ovviamente non ci si limita ad argomentare, ma si passa all’azione con tentativi per tenerti fuori dal mercato. In Italia, ad esempio i grandi gestori chiedono all’authority di intervenire sul kilowattora di soccorso. Ovvero: chiunque voglia diventare microproduttore, se poi avrà bisogno dei grandi gestori, pagherà quel kilowattora cifre spropositate.
Qual è la sfida culturale?
E’ il passaggio dal macro al micro, da un sistema gerarchizzato ad un sistema ad isole.
È evidente che sistemi energetici agili potrebbero rappresentare anche un fattore di democratizzazione: non è da escludere che siano i Paesi in via di sviluppo ad aggiudicarsi la palma dell’economia all’idrogeno.
Su questi temi, su queste non-economie, non ha nessun senso fare discorsi nazionali: il tema è assolutamente globale: non si può pensare di instaurare l’economia all’idrogeno pensando al locale, bisogna guardare il mondo.
Al di là dei sogni, al momento attuale il problema è assolutamente tecnologico, e consiste nell’adeguare ed integrare la tecnologia in base all’ambiente in cui ti trovi.
Sicuramente nei prossimi anni ci troveremo di fronte a un mix di soluzioni, delle quali nessuna per forza più “giusta” di un’altra.
Dal mio punto di vista, l’idea di costruire isole energetiche agili è una cosa che mi piace, non solamente da un punto di vista imprenditoriale, ma anche da un punto di vista di logica sociale.
Il modello di Primo Settimo sarà “esportato”?
A Cesana ci sarà il secondo impianto.
Penso che il modello si potrà esportare nella misura in cui potrà dare a chi lo adotta un valore aggiunto in termini di immagine. Cioè tutti coloro che in Italia hanno voglia di scommettere sull’economia ad idrogeno e quindi di partecipare ad una sorta di effetto dimostrativo, credo che troveranno in questo tipo di impianto una soluzione assolutamente compatibile con le loro esigenze. Io immagino una rete di una ventina di impianti in Italia.
Per questo credo che si debba fare a latere un discorso di associazione. Si stanno muovendo le acque. Questa è, al momento una non-economia. Bisogna costruirla. Ovviamente, più attori ci si buttano e scommettono su di essa, maggiori sono le potenzialità di sviluppo, anche economico. Bisogna fare sistema. E il “Sistema Piemonte” già esiste. Così come nel resto d’Europa esistono dei punti di riferimento: la zona di Londra, in Islanda… Le chiamano HyCom (Hydrogen Community) e noi vorremmo proporne una in questa zona d’Italia, sull’asse Torino-Milano, dove già esistono delle competenze tecniche.
Parlando di futuro, quale sarà quello di Primo Settimo?
Per il momento, come già annunciato dai vertici dell’azienda si punta a lavorare sull’estrazione dell’idrogeno.
Il prossimo passo è quello dell’estrazione dai rifiuti, attraverso tecniche di piro-gassificazione. Anche in questo caso si tratta di tecnologie di frontiera. E anche in questo caso il tentativo è quello di fare una cosa socialmente accettabile. Innanzitutto la scala: sarà assolutamente locale. Tale da non dar fastidio a nessuno. In secondo luogo si va a contribuire alla risoluzione dello smaltimento dei rifiuti, in particolare di quelli organici, che sono i più problematici.
E anche in questo caso si ripropone il concetto filosofico di cui parlavamo prima: il passaggio da macro a micro.
Oggi il problema dei grandi impianti di trattamento rifiuti è che sono socialmente non accettati: fanno paura, giusto o sbagliato che sia. Quindi l’idea di impianti che siano eco-compatibili, ma anche socialmente compatibili e sostenibili è importante. Bisogna cercare tecnologie che possano assolvere a questa funzione. Quindi non il macro, ma il micro.
E quale sarà il futuro di Settimo Torinese?
Abbiamo in cantiere un po’ di novità.
Partiamo dalla raccolta differenziata: nel gennaio 2006 inizieremo con la raccolta differenziata porta a porta.
Saranno raccolte le solite frazioni: carta, vetro, plastica-alluminio e organico?
Ovviamente, ma con una novità: poche settimane fa un gruppo di imprese settimesi ha istituito un consorzio finalizzato al riciclo del Tetrapak. Fra le imprese associate una che produce carte di credito e la LeccePen, che già da tempo sperimenta con materiali di riciclo, producendo penne con amido di mais e con plastica riciclata.
Il Tetrapak in alcune zone d’Italia viene già raccolto differenziatamente… Dov’è la novità?
La novità sta nel riciclo, e nella possibilità di avviare una filiera. Mentre un tempo dal Tetrapak si otteneva una polpa utilizzata in misura limitata, oggi la materia seconda ottenuta saranno dei granuli di plastica.
Nel mese di maggio daremo l’annuncio ufficiale di un accordo importante: la raccolta del Tetrapak sarà effettuata su tutta la provincia di Torino e su tutta la provincia di Milano.
E il Comune di Settimo come contribuirà all’iniziativa, oltre ad ospitarne la presentazione?
Aderiamo al consorzio e contribuiremo all’allungamento della filiera. Innanzitutto acquistando manufatti in materiale riciclato, e in secondo luogo inserendo negli appalti pubblici la norma secondo cui, a parità di requisiti, si favoriranno le ditte che utilizzeranno tale materiale. Realizzeremo un po’ di politiche pubbliche finalizzate all’incentivazione.
Insomma: energia, raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti. Settimo Torinese si candida al titolo di “comune verde”?
Durante la campagna elettorale, Settimo era vista come versante in una situazione drammatica sotto il profilo ambientale. Stiamo cercando di dimostrare che si può agire anche in questo settore…
Dobbiamo dunque attenderci altre novità?
C’è una cosa che considero necessaria e che mi piacerebbe fare: vorrei provare ad inserire nel regolamento edilizio delle norme finalizzate al risparmio energetico. Credo che sia un passo imprescindibile…