Rocco e i suoi compari
da Repubblica del 30.05.2005
30 May, 2005
<b>Salvatore Tropea</b>
RESTITUITOCI da Bruxelles dopo un´esperienza breve ma sufficiente a gettare nel ridicolo il paese, Rocco Buttiglione, nell´attuale veste di ministro dei Beni Culturali, ha dato disposizioni perché vengano sospesi i lavori di costruzione dei parcheggi sotterranei di piazza San Carlo e piazza Vittorio. Il buon Rocco ha assicurato che i tempi saranno brevi e che tutto si concluderà "sicuramente prima dell´estate". Per risultare più convincente ha dichiarato che il caso Torino "servirà a trovare criteri per un´interpretazione omogenea sul territorio".
Aspettando l´oracolo e senza entrare nel merito circa il reale valore dei reperti, le autorizzazioni concesse e poi disconosciute, le ansie di esperti pagati a pie´ di lista, l´impressione che se ne trae da tutto questo richiama alla memoria un giudizio espresso da Gaetano Salvemini su "Il Ponte" del gennaio 1952: «L´esperienza dimostra che gli italiani non possono fare nulla senza un gran rumore, e di regola fanno un gran rumore e non fanno nulla». Proprio così, ancora oggi, dopo oltre mezzo secolo, sopravvive il vizio dell´inutile rumore. Le cui note stonate, nella vicenda torinese in questione, denunciano interessi che non hanno niente da spartire con i resti da tutelare a memoria del nostro passato».
Il sindaco Sergio Chiamparino ha bollato la manovra chiamando in causa «Buttiglione e i compari radical-chic» membri di quella che ha definito «la cricca Hutter, Pecorario Scanio e Sgarbi», per dire un minestrone di sigle e interessi. Parole grosse che, per essere rivolte anche ad alcuni esponenti politici facenti parte della maggioranza di centrosinistra, testimoniano di vecchie e mai accantonate abitudini alle manovre trasversali che vanno ben oltre il perimetro di un parcheggio e le ansiose cure di un ministro che, se ne avesse il potere, sostituirebbe volentieri gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola alle Olimpiadi. Chiamparino ha infatti avvistato l´epicentro da cui si dipartono questi sciami sismici non limitati certamente ai due parcheggi con tutto quello che è stato trovato non trovato dentro. In questi giorni ha dovuto poi fronteggiare il ritorno di fiamma dei compagni duri e puri che fingono di difendere la memoria di Gramsci esiliandola nella stanza di un palazzo nella quale il padre nobile del partito comunista è vissuto soltanto poco tempo.
E, per la parte di sua competenza, ha dovuto vedersela con quelle forze politiche che, flirtando con gruppi di fantaecologisti e sindaci in amore con la Valle di Susa dopo aver contribuito a devastarla, fanno la fronda contro l´Alta velocità.
Sia ben chiaro. I resti di una villa romana, se di questo si tratta, vanno difesi e consegnati all´onore del mondo. La pur temporanea residenza di un uomo come Gramsci va tutelata e possibilmente conservata meglio di quanto non lo sia stata sinora. E un´importante linea ferroviaria capace di strappare Torino al suo isolamento geoeconomico di sempre non giustifica l´oltraggio di pezzi importanti del patrimonio ambientale. Ma chi può dire che siano realmente queste le intenzioni che alimentano il gran parlare di questi giorni? Essi infatti hanno ben modeste finalità. Sono il sintomo di un mai abbandonato metodo di fare politica, quello che autorizza il ricorso a qualsiasi mezzo per un pugno di voti. Ed eccoci alla riproposizione della campagna elettorale perenne, al solito copione di un comizio che insegue l´altro, al pensiero delle politiche subito dopo le regionali e delle europee dopo le provinciali alternate a qualche referendum senza soluzione di continuità e con l´unico ancorché non dichiarato proposito di mettersi per traverso nei confronti di avversari e alleati. Con buona pace della corsa contro il tempo verso l´appuntamento mondiale delle Olimpiadi. A proposito: se ancora al governo della Regione Piemonte ci fosse stato il centrodestra Buttiglione si sarebbe tanto scaldato per la presunta Domus Aurea venuta alla luce sotto piazza San Carlo? Ma forse questa domanda andrebbe girata a quelli che Chiamparino ha chiamato i suoi "compari".