Smog I costi della mortalità, i vantaggi della riduzione
Conferenza stampa dell'Oms sulle micropolveri in simultanea in quattro capitali europee. Il comunicato, i dati
22 June, 2005
Ecco la sintesi del rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla conferenza stampa del 22 giugno.
"L’Italia può risparmiare fino a 28 miliardi di euro l’anno riducendo le morti per inquinamento atmosferico"
L’inquinamento atmosferico da particolato fine (PM) accorcia in media la vita di ogni persona all’interno dell’Unione Europea (UE) di 8.6 mesi e i valori salgono per l’Italia: 9 mesi di vita nel 2000. Oggi, a Roma, l’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS illustra il costo, recentemente stimato, dell’inquinamento atmosferico in termini di salute umana e monetario in Italia.
I dati indicano che il PM aumenta il tasso di mortalità legato ai disturbi cardio-vascolari e respiratori. Una crescita delle concentrazioni di PM, anche se registrata su un breve arco di tempo, innalza il rischio di ricoveri d’emergenza legati a cause cardio-vascolari e respiratorie. Il PM è costituito di minuscole particelle variabili in dimensione, composizione ed origine. Una volta inalate, le frazioni grossolane (PM10 – particelle con un diametro inferiore ai 10 µm) possono raggiungere le alte vie respiratorie ed i polmoni. Quelle che sono chiamate particelle fini (PM2.5 – con un diametro inferiore ai 2.5 µm) sono più pericolose, perché penetrano più a fondo nei polmoni e possono raggiungere gli alveoli.
La Direttiva della Comunità Europea 99/30/EC stabilisce i valori limite per il PM10: 50 µg/m3 come media giornaliera e 40 µg/m3 come media annua. Le politiche vigenti per ridurre le emissioni di agenti inquinanti nell’atmosfera da qui al 2020 potranno salvare 3,2 mesi di vita per la popolazione dell’Unione Europea (UE) e 3,4 mesi di vita per la popolazione dell’Italia. Ciò equivale ad evitare 80,000 morti premature e a salvare più di un milione di anni di vita nei paesi della UE; in Italia questo significa circa 12.000 morti premature in meno e 170.000 anni di vita in più (vedi tabelle in allegato).
Posto che una esposizione protratta nel tempo al PM risulta particolarmente dannosa per la salute umana e accorcia l’attesa di vita, la riduzione delle concentrazioni e delle esposizioni al PM a lungo termine diventa una priorità. L’implementazione delle politiche esistenti relative alla riduzione delle emissioni, determinerebbe anche importanti risparmi economici. Nella UE, con la diminuzione della mortalità legata alla riduzione del PM fino all’anno 2020, si stima che si avrebbe un vantaggio monetario annuo compreso tra i 58 e i 161 miliardi di euro, mentre con la diminuzione delle malattie dovute al PM si risparmierebbero intorno ai 29 miliardi di euro l’anno. In Italia le cifre relative oscillerebbero da 9 a 23 miliardi di euro l’anno e fino a 5 miliardi di euro l’anno, rispettivamente. Calcolando insieme il costo degli anni di vita persi, si arriverebbe a risparmiare fino a 28 miliardi di euro l’anno. Maggiori benefici si otterrebbero se ulteriori misure non incluse nella presente legislazione ma tecnicamente realizzabili fossero implementate.
“Le misure volte a ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute e ad allungare l’attesa di vita già esistono e funzionano”, dichiara Marc Danzon, direttore dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS. “I dati presentati oggi, rilevano come il danno alla salute dovuto all’esposizione al PM, i suoi costi per la società europea, così come la capacità dell’attuale legislazione europea di ridurre questo impatto, siano argomenti essenziali per il proseguimento ed il potenziamento degli sforzi di tutti per la riduzione dell’inquinamento atmosferico”.
In molte aree urbane, l’attuale concentrazione di PM10 supera i valori limite europei stabiliti dalle nuove normative. Nei primi tre mesi di quest’anno, il valore limite giornaliero è stato superato per più di 35 giorni in più di 30 comuni italiani. Il trasporto e l’utilizzo del combustibile fossile nelle abitazioni costituiscono la fonte principale di inquinamento atmosferico da PM10. Nel 2000, l’Italia ha contribuito fino all’11% al totale delle emissioni primarie di PM10 nella UE, e fino al 12% alle emissioni primarie di PM2.5.
In ragione del flusso trasfrontaliero del PM, una parte considerevole delle concentrazioni di ogni stato ha origine da emissioni provenienti da territori di altre nazioni. Per l’Italia questo è vero in misura minore a livello paese, in quanto i mari Tirreno ed Adriatico e le Alpi creano una barriera consistente al superamento dei confini, sia in ingresso che in uscita, così che il 78% delle emissioni di PM2.5 in Italia è di origine nazionale. Il più grande contributo dall’estero viene dalla Francia (7%). Anche le emissioni italiane hanno un impatto sui livelli degli altri paesi, ma in ragione della geografia dell’Italia, questi impatti sono minori rispetto a molti altri paesi europei continentali. Invece, siccome il PM2.5 può essere trasportato per centinaia e migliaia di chilometri, ognuna delle regioni italiane influisce sulla qualità dell’aria di altre città e regioni del paese.
“La natura transfrontaliera dell’inquinamento da PM, richiede uno sforzo comune da parte di tutti i comuni, province e regioni per il benessere della popolazione italiana”, commenta Roberto Bertollini, direttore del Programma Speciale per la Salute e l’Ambiente nell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS. “Il contributo di ogni comune e regione è essenziale a riguardo sia per proteggere la salute della popolazione locale, sia per contribuire alla riduzione dell’esposizione delle regioni confinanti, e dell’Italia tutta”.
Ridurre il PM a beneficio della salute
Gli studi effettuati non sono stati capaci di individuare una soglia di concentrazione al di sotto della quale il PM non produca effetti sulla salute. La riduzione dei livelli di PM ai valori limite stabiliti dalla Commissione Europea per il 2005, nonostante rappresenti una misura cruciale a vantaggio della salute, non eliminerà tutti gli effetti significativi dell’esposizione al PM. Ciò significa che è importante ridurre l’inquinamento da PM più di quanto sia previsto dall’attuale legislazione e per farlo metodi efficaci esistono già.
Le attività per la gestione della qualità dell’aria a livello locale, regionale e nazionale vanno integrate allo scopo di migliorare la qualità dell’aria nelle città. Adottare misure come quelle per la gestione del traffico o la progettazione delle aree urbane ad un livello unicamente locale, potrebbe rivelarsi molto efficace per la riduzione dell’esposizione di coloro che vivono nei “punti caldi”, ma non altrettanto per la protezione della società tutta. Promuovere soluzioni alternative ai mezzi di trasporto privato motorizzati, con particolare riguardo ai mezzi pubblici e non motorizzati, come i treni, le biciclette e la pratica di camminare, potrebbe provocare nei cittadini un cambiamento comportamentale e ridurrebbe la congestione del traffico influenzando le tendenze di lungo periodo nella domanda del trasporto e nelle emissioni inquinanti.
Ulteriori misure - quali il miglioramento del rendimento energetico, l’impiego di carburanti più puliti nelle abitazioni, nelle industrie e nelle automobili, e l’utilizzo di filtri, come quelli per il particolato - sono a loro volta importanti per la riduzione dell’inquinamento e dell’esposizione della popolazione. Tuttavia, da sole non sono sufficienti se la società non si impegna per un’aria più pulita. La pianificazione a lungo termine, gli incentivi fiscali, le misure legislative ed il dialogo con il pubblico sono tutte azioni necessarie per raggiungere tale obiettivo.
L’OMS e la Commissione Europea stanno lavorando insieme alla nuova strategia di lungo periodo sull’Aria Pulita per l’Europa (CAFE), volta a sviluppare una politica integrata per la protezione della salute e dell’ambiente contro gli effetti significativi e negativi dell’inquinamento atmosferico, e alla Convenzione sull’Inquinamento Atmosferico Transfrontaliero a Lungo Raggio, che servirà da base per le strategie nazionali per l’abbattimento dell’inquinamento. Maggiori informazioni su questi argomenti sono reperibili sul sito web dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS (http://www.euro.who.int/air)."