Verde urbano, cosa cambia con la nuova legge? Intervista a Michele Sacerdoti
Un comitato che faccia rispettare ogni anno la proporzione tra abitanti ed aree verdi, la tracciabilità degli alberi piantati per i nuovi nati, e il bilancio degli alberi per ogni giunta. E' la nuova legge sugli Spazi Verdi Urbani. Cosa cambierà nelle città italiane? Ne parliamo con Michele Sacerdoti, storico consigliere di Milano esperto di verde pubblico e urbanistica
14 February, 2013
Cosa c’è di nuovo e di davvero importante nella legge sugli spazi verdi urbani appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale?
Nove metri quadrati di verde per ogni abitante. Questa è la cosa più importante. Viene ripreso un decreto ministeriale del 1968 che già imponeva questa proporzione: 18 metri quadri di spzio pubblico per ogni abitante, dei quali 9 devono essere riservati al verde e attività ricreative. Il decreto c’era, ma non è mai stato davvero applicato. In Regione Lombardia per esempio ci si è limitati al generico 18 metri quadri ad abitante senza specificare quanto di verde e quanto di parcheggi. Ma ora le leggi urbanistiche regionali non a norma dovranno essere cambiate, e i comuni dovranno verificare se rispettano la legge o no. (Ndr: la nuova legge impone che i comuni inadempienti al decreto del 1968 provvedano a ricalcolare la proporzione e rimettersi a norma ogni anno, entro il 31 dicembre).
Ad oggi mediamente ci sono o non ci sono questi 9 metri quadri a testa?
Per dirlo con certezza bisogna studiare i vari PGT cittadini, ma direi che in generale la legge non è mai stata rispettata. A Milano per esempio abbiamo un caso clamoroso, a Sesto San Giovanni, dove arriveranno 20.000 nuovi abitanti. A Sesto era previsto un parco di 450.000 metri quadrati nell’area Falck, ma ora nella stessa area ci vogliono piazzare la Città della Salute, che se ne porta via 250.000. E uno dice: 20.000 abitanti per 9 metri quadri fa 180.000 metri quadrati: ci stiamo. Ma tutti quelli che a Sesto risiedono già? Oggi gli abitanti di Sesto – senza contare i 20.000 che arriveranno – quei 9 metri quadri a testa non li hanno. Figuriamoci con l’incremento abitativo e il parco tagliato. E infatti i comitati di Sesto che sono contrari allo spostamento della Città della Salute si appelleranno proprio a questa legge. Come vedete ci sono già degli impatti immediati concreti.
E’ realistico aspettarsi che la nuova legge verrà rispettata o pensa che si troverà il modo per aggirarla di nuovo?
E’ stato istituito un comitato apposito, incaricato di vigilare affinché la norma sia rispettata. Certo, sicuramente qualcuno comincerà a dire che questa legge non va bene perché lo Stato è andato oltre le sue possibilità, e bisogna vedere quali sono le potestà dello Stato e quali quelle di ogni Regione...Prevedo che dal punto di vista legale si scatenerà qualche problemino. E poi c’è un’altra questione: che cosa intendiamo per verde cittadino? Perché c’è chi ha voluto calcolare anche i cimiteri, le aiuole stradali, il verde lungo le tangenziali…
La legge non dice esattamente cosa intendiamo per verde urbano?
Purtroppo non viene definito in modo esatto. Si fa presto a dire verde. E qui si apre anche un’altra discussione interessante: il verde privato. Oggi a Milano se io ho un albero in un cortile e voglio abbatterlo non mi può dire niente nessuno, mentre fino al 1999 il regolamento edilizio della Città prevedeva che bisognasse chiedere l’autorizzazione. Ora, questo punto nella legge non è chiaro: sembra suggerire che i comuni possano avere qualche controllo anche sul verde privato, ma non è ben definito.
Nove metri quadrati per abitante. Ma la distribuzione del verde non conta?
La legge parla di alberature soprattutto intorno alle città. D’altronde nel centro città si può intervenire meno, al massimo con i tetti verdi: non è che possiamo buttare giù le case per farci un giardino. Sull’intreccio fra verde privato e verde nel centro città a Milano abbiamo un caso abbastanza clamoroso: in via Goldoni c’è il negozio di Dolce&Gabbana, e poco distante il monastero delle Monache Benedettine di Via Belotti. Lì le monache avevano un grande giardino, che tuttavia non era stato vincolato come area verde dal vecchio piano regolatore. Il giardino è stato venduto dalle monache a Dolce&Gabbana, che vogliono farci un albergo di lusso con parcheggio sotterraneo. Io, con il comitato di protesta che si era creato, presentai un’osservazione – anche perché le monache nel frattempo avevano spostato degli alberi da una parte all’altra del giardino, facendoli morire – che è stata infine accolta nel PGT: si è stabilito che quell’area centrale dovesse restare verde, mentre le volumetrie ad essa legate potevano essere trasferite altrove. Insomma, l’albergo avrebbero potuto costruirlo altrove, con il meccanismo della perequazione, ma non lì.
Com’è andata a finire?
Che Dolce&Gabbana ovviamente ha fatto ricorso al TAR, anche perché il terreno l’avevano pagato 28 milioni di euro…Come andrà a finire lo decideranno i giudici.
Nella legge c’è un altro punto importante: per ogni nuovo nato, e per ogni nuovo bambino adottato, il Comune deve piantare un albero. Non era già così?
Questo è molto importante: è un richiamo ad una vecchia legge (del ’92) che qualche comune ha seguito e qualche altro no. A Milano per esempio non è mai stata rispettata, ma ora la legge diventa stringente: c’è un legame puntuale, ed anche affettivo, tra ogni nuovo nato e l’albero che il Comune deve piantare, e che deve essere rintracciabile in un registro.
Si potrebbe pensare ad un coinvolgimento diretto delle famiglie?
Beh, la gestione dell’albero è compito del Comune. Non è un’adozione di verde da parte della famiglia e non è pensabile che questa debba farsene carico. Però, come dicevo, ci deve essere un registro – probabilmente elettronico, non credo che metteranno un cartellino sull’albero – che dice dove si trova l’albero piantato per il signor X. E questo responsabilizza il Comune, anche perché se poi l’alberello del bambino fa una brutta fine, questo giustamente ci rimane anche male…E’ molto importante anche l’introduzione di questo bilancio nel catasto degli alberi: ogni Comune deve censire quanti alberi c’erano al momento dell’insediamento di una giunta e quanti ne lascia a fine mandato.
Ma c’è davvero lo spazio per piantare un albero per ogni nuovo nato?
Ma sì. Non nel centro delle città probabilmente, ma in periferia non c’è nessun problema. Anche perché poi uno ne pianta molti, ma non è mica detto che sopravvivano! Basta pensare ai famosi boschetti di benvenuto che la Moratti aveva messo lungo le vie d’accesso a Milano. Avevano piantato gli alberi a un metro di distanza l’uno dall’altro, talmente vicini che poi hanno dovuto sfoltirli per forza, non sarebbe stato pensabile lasciarli crescere tutti…
Quali sono gli errori che bisognerebbe evitare quando si pianifica il verde urbano?
Intanto c’è un problema di cura e manutenzione. Noi italiani facciamo sempre dei bei regolamenti ma poi non facciamo rispettare nulla perché siamo anarchici. Tagliare alberi è reato, ma tanto nessuno becca mai i responsabili, e quindi non succede un bel niente. E poi bisogna piantare gli alberi giusti: a Milano davanti alla stazione Centrale hanno piazzato dei lecci. Lecci. A Milano, Bha. Adesso c’è la moda dei lecci, a quanto pare. Sono piante di lentissima crescita e che non perdono mai le foglie, peccato che in natura si trovino solo dalla Toscana in giù, e ci sarà un motivo. E poi c’è anche la questione della concentrazione del verde: ricordo che ci fu una polemica quando si parlava del Central Park nell’area fieristica ai tempi di Albertini. Avrebbero dovuto fare un’area verde grande quanto Central park, ma alla fine, a progetto ultimato, l’impressione non era certo quella. Il Sindaco si difese dicendo che sommando tutti i pini e le aree verdi dislocate si aveva la stessa estensione di Central Park… ma il risultato p molto diverso ovviamente. E allora, la questione è: meglio avere il verde concentrato, o diffuso? Ci vogliono entrambe le cose: sia i giardini locali, più piccoli, dove uno porta il cane, i bimbi, etc, sia il grande parco di cintura in cui si va magari il sabato e la domenica. Infine c’è la dislocazione degli alberi: non tutti sono d’accordo a piantarli ovunque, sparsi per la città. Io credo sia sempre opportuno farlo, ovunque ci sia la possibilità, e compatibilmente con quello che sta sotto, perché poi le radici degli alberi spaccano qualunque cosa, sono tremende. Però disseminare gli alberi nelle metropoli è sempre una buona cosa: abbassano la temperatura, limitando l’effetto isola di calore, attutiscono i rumori, puliscono le polveri…
C’è chi dice il contrario: gli alberi le polveri le causerebbero invece.
Sì, ma bisogna distinguere fra polveri e polveri. Nel Pm10 è la componente black carbon quella realmente dannosa, e non arriva certo dagli alberi!