Kyoto, l'Italia procede bene: -7% emissioni di gas serra
Diffusi i dati del dossier Kyoto 2013 della Fondazione Sviluppo Sostenibile: soddisfatti Edo Ronchi e il ministro dell'Ambiente Clini: decisivo l'efficientamento energetico degli immobili. Ora però il nostro paese deve procedere così
15 February, 2013
L’Italia centra Kyoto: emissioni di gas serra a -7%. Poche parole per descrivere un grande traguardo che riempie di soddisfazione. A darne notizia Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che ha presentato il Dossier Kyoto 2013 ricordando che il target da raggiungere rispetto ai valori del 1990 avrebbe dovuto rispettare il 6,5% mentre siamo riusciti a fare addirittura di più.
Secondo quanto riportato nel documento nel 2012 le emissioni di gas serra del nostro paese si sono fermate a 465/470 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente (MtCO2eq), ovvero oltre 20 milioni in meno rispetto al 2011. Un contributo fondamentale è stato sicuramente dato dalla crisi economica e dalla conseguente riduzione dell’attività produttiva, tuttavia negli ultimi 8 anni ad essere migliori sono anche le performance ambientali del sistema economico italiano.
“Quindici anni fa, quando fu firmato il Protocollo di Kyoto – ha osservato il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi - in Italia c’era una forte divisione fra chi sosteneva che non fosse necessario e avrebbe comportato solo costi rilevanti e chi riteneva che fosse necessario ridurre le emissioni di gas serra e che questo impegno avrebbe prodotto opportunità largamente prevalenti e non solo ambientali. Facendo oggi, molti anni dopo, un bilancio, si può dire che le analisi del partito del ‘Protocollo, costo elevato non necessario’, erano completamente sbagliate sia dal punto dal vista economico (si è raggiunto l’obiettivo senza costi insostenibili), sia ambientale (i gas serra, ormai sono tutti d’accordo, sono alla base della grave crisi climatica)”.
Ma il merito degli ottimi risultati raggiunti non è da riservare esclusivamente al calo della produzione, ma anche a politiche energetiche e misure di settore che si sono rivelate efficaci e di interventi di efficentamento agli edifici che hanno dato il loro contributo.portando lo sguardo fuori dalla nostra penisola si nota che i paesi industrializzati (compresi gli Stati Uniti), nel 1990 responsabili di oltre il 50% delle emissioni totali, al 2010 avevano ridotto le proprie emissioni di quasi il 9% passando da 19 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente (GtCO2eq) a 17,3 miliardi. Un numero sicuramente positivo ma non sufficiente a far raggiungere gli obiettivi sperati,che vanno invece cercati nell’accordo vincolante che si spera venga firmato nel 2015.
Soddisfatto dei risultati ottenuti anche il Ministro dell’Ambiente Clini che ha commentato: “L’aver centrato gli obiettivi di Kyoto è un segnale importante per l’Italia, l’indicazione puntuale che il percorso di decarbonizzazione dell’economia italiana è stato avviato e deve proseguire secondo le linee indicate dal piano nazionale definito dal Governo per raggiungere gli obiettivi già fissati in sede europea al 2020 e al 2030. Certamente – rileva Clini – sul calo delle emissioni ha influito negli ultimi anni la crisi economica con la contrazione delle attività industriali, ma la tendenza alle riduzione dei gas serra era già emersa chiaramente in precedenza a testimonianza dell’efficacia delle politiche di efficienza energetica e di promozione delle energie rinnovabili avviate dall’Italia. Siamo davanti – afferma ancora il ministro – ad una trasformazione culturale e tecnologica dei sistemi produttivi ma anche degli stili di vita. La riduzione del carico per l’ambiente delle attività civili e produttive è diventata una filosofia di sviluppo socio-economico che sta pervadendo con un virtuoso effetto domino tutta la società diventando “valore”, non solo etico ma anche economico e commerciale”.