Rigassificatore Brindisi, British gas rinuncia ufficialmente al progetto. Rimane però la "colmata"
La società britannica rinuncia (questa volta ufficialmente) al rigassificatore nella città temesina. Inoltrata la richiesta di revoca della concessione per l'area demaniale all’Autorità portuale che ora dovrà decidere cosa fare della “colmata” ancora oggi sottoposta a sequestro. Per l'amministratore delegato Enrico Monteleone è inutile “pagare un canone di concessione per un bene di cui non possiamo usufruire”
19 February, 2013
Questa volta è ufficiale. La società Brindisi Lng, controllata dalla multinazionale inglese British Gas, ha rinunciato ufficialmente a realizzare l’impianto di rigassificazione di Brindisi. Ieri è stata inoltrata all'Autorità portuale della città la richiesta di recesso dall'accordo che regolava la concessione dell’area demaniale di Capo Bianco per trent’anni (fino al 2033) dietro pagamento di un canone. La decisione di lasciare Brindisi era già stata annunciata meno di uno fa, nel marzo 2012 dall’amministratore delegato per l’Italia, Luca Manzella lanciando accuse gravi sui ritardi generati dalla burocrazia italiana. Di tutt'altro avviso la Regione Puglia: il luogo scelto era stato da sempre e da tutti giudicato inidoneo e per questo fonte di tutti i problemi della società. E i guai giudiziari sarebbero venuti un mese più tardi.
L’attesa sentenza del Tribunale di Brindisi del 13 di aprile 2012 aveva infatti confermato il reato di occupazione di area demaniale marittima nonché ricostruito il sistema di corruzione che c'era dietro il rilascio della concessione demaniale (ma le ipotesi corruttive oggi sono prescritte).
Così dal 12 febbraio 2007 vige il sequestro dell’area del cantiere dove era stata realizzata la colmata per l’interramento dei serbatoi del gas. Interramento di quattro metri ordinato durante le fasi di verifica di Valutazione di Impatto Ambientale. Eppure nel frattempo, nonostante pendessero accuse rilevanti, la burocrazia italiana ha fatto il suo percorso. Si sono susseguite l’ispezione da parte della Commissione Via e una richiesta formale di integrazioni nel luglio 2010, fino a quando i Ministeri competenti il 20 giugno 2011 hanno siglato il decreto di Valutazione di Impatto Ambientale.
Dopo un anno, nel giugno 2012, il Comitato Tecnico Regionale (Ctr) segna un altro punto a favore per il rigassificatore della British gas, nonostante un contrario indirizzo politico da parte di tutti gli enti locali. Il Ctr rilascia il Nulla Osta di Fattibilità (Nof), atto proveniente dal complesso legislativo del decreto Seveso sui rischi di incidenti rilevanti, e ribalta, il parere tecnico precedente esprimendo parere positivo al rapporto di sicurezza (otto voti a favore e sei contrari) presentato dalla società per il progetto dell'impianto. Tutto questo in verità grazie alla sostituzione di una pedina da parte del Ministero. Uno sforzo a quanto pare inutile. La Brindisi Lng avrebbe ieri richiesto la revoca della concessione, come spiega l'amministratore delegato Enrico Monteleone, “perché è chiaro che non c'è motivo di continuare a pagare un canone di concessione per un bene di cui non possiamo usufruire”.
Rinuncia o una fuga dalle proprie responsabilità? Rimane una colmata di cemento realizzata all'interno di un Sito di Interesse Nazionale. Della rinuncia, se ne discuterà nel comitato portuale che convocato per oggi e che dovrà prendere atto del “recesso da parte della Brindisi Lng Spa dall’accordo sostitutivo di concessione demaniale” (dichiarato illegittimo dalla sentenza) ma dovrà anche decidere se avanzare una richiesta di risarcimento danni. Il sindaco Mimmo Consales, che sarà presente alla riunione, ha già annunciato infatti che chiederà un parere tecnico legale dettagliato in modo da avere tutti gli elementi per una scelta ponderata.
Situazione legale spinosa. Come si legge in questo articolo di Brindisi Report, l’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima firmato allora, blinda quasi esclusivamente gli interessi aziendali. Infatti all’articolo 10.4 prevede che in caso di recesso da parte di Bg l’accordo si risolverà senza ulteriori oneri per la società britannica, “fatti salvi i diritti e gli obblighi acquisiti dalle parti”. E mentre all’articolo 13.1 l’accordo prevede che “resta escluso il diritto dell’Autorità portuale di ordinare la demolizione delle opere non amovibili”, che restano acquisite allo stesso ente come beni demaniali dello Stato, all’articolo 14.1 si stabilisce che British gas “ha diritto insindacabile di decidere se rimuovere o meno le opere amovibili”.
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RASSEGNA STAMPA
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Rigassificatore, si volta pagina. British gas rinuncia al progetto - bari.repubblica.it