Diario elettorale 2013: Il confronto tra associazioni ambientaliste e partiti
Resoconto degli incontri tra le Associazioni ambientaliste e i vari esponenti dei partiti politici candidati alle prossime elezioni politiche
20 February, 2013
Il 31 gennaio dalle ore 12.30 e sino alle 14.30 – Le Associazioni ambientaliste hanno incontrato vari esponenti del Movimento 5 Stelle
Per le associazioni ambientaliste erano presenti: Goffredo Sottile vicepresidente (CAI); Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale, e Maria Maranò, responsabile relazioni istituzionali (Legambiente): Marco Lion, responsabile ambiente (TCI); Stefano Lenzi, responsabile Ufficio relazioni istituzionali, e Maria Grazia Midulla, responsabile policy clima e energia (WWF).
Per il Movimento 5 Stelle erano presenti candidati alle elezioni nazionali e nella regione Lazio e rappresentanti del Movimento: Davide Barillari, Federica Daga, Marta Grande, Massimo Lazzari, Claudio Sperandio, Stefano Vignaroli, Adriano Zaccagnini. Nel corso di un incontro approfondito e informale le Associazioni ambientaliste hanno rilevato l’attenzione dedicata dal Programma del Movimento alle questioni energetica e al tema dei trasporti e delle infrastrutture, chiedendo però su questi temi una maggiore attenzione alla definizione di una roadmap per la de-carbonizzazione che punti decisamente verso il traguardo del 100% Rinnovabili e alla chiusura urgente e progressiva delle centrali alimentate ai combustibili fossili (che dal programma non emerge con chiarezza). Hanno, inoltre, sottolineato l’esigenza di integrare gli obiettivi declinati nella Strategia nazionale sulla biodiversità nei programmi di intervento pubblici settoriali. Hanno segnalato la necessità di indirizzare il 50% delle risorse comunitarie destinate per lo sviluppo rurale a misure ambientali. Hanno rilevato la necessità di innovazioni legislative sul tema del governo del territorio e sul consumo del suolo, utilizzando a quest’ultimo riguardo la leva fiscale per indirizzare con incentivi e disincentivi, che abbiano come obiettivo il contenimento dell’espansione edilizia su aree libere, gli interventi pubblici e privati. Infine, le associazioni hanno voluto sottolineare: 1) l’esigenza di tenere in maggiore considerazione le decisioni che vengono prese a livello globale, in particolare su scala europea, e non solo il livello locale; 2) la richiesta di una maggiore attenzione alle proposte sull’efficienza energetica; 3) l’esigenza di una riconsiderazione della posizione del Movimento sull’accorpamento di tutti i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti, utilizzando il solo criterio ragionieristico.
Gli/le esponenti del Movimento 5 Stelle presenti hanno confermato la loro alta sensibilità ai problemi dei cambiamenti climatici e alle questioni energetiche, sottolineando come nel contempo sia necessaria una riflessione sul sistema degli incentivi alle rinnovabili e sulla questione dell’autoproduzione decentrata e sui grandi impianti. Hanno dimostrato attenzione e disponibilità alla questione della progressiva chiusura delle centrali alimentate con combustibili fossili. Hanno rilevato come si attende un maggiore scambio con le associazioni ambientaliste sulle tematiche di una gestione del ciclo dei rifiuti e sulle scelte impiantistiche di smaltimento. Si sono soffermati sulle politiche a favore del settore agricolo, sottolineando come si voglia dedicare attenzione anche alla disponibilità dei terreni demaniali per sostenere prioritariamente l’occupazione giovanile. Hanno confermato di voler impegnarsi maggiormente nelle questioni della tutela e valorizzazione della biodiversità. Più in generale si sono dichiarati del tutto disponibili ad un confronto continuativo a pieno campo sulle tematiche ambientali anche dopo le elezioni con le associazioni ambientaliste.
5 febbraio ore 12.30 e sino alle 13.40 – Le Associazioni ambientaliste hanno incontrato la Lista Ingroia – Rivoluzione Civile
Per le Associazioni ambientaliste erano presenti: Agostino Esposito, vicepresidente commissione centrale tutela ambiente montano (CAI); Valeria Grilli, ufficio Ambiente (FAI); Pippo Onufrio, direttore generale (Greenpeace Italia); Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale e Maria Maranò, responsabile relazioni istituzionali (Legambiente); Marco Lion, responsabile ambiente (TCI); Raniero Maggini, vicepresidente, Gaetano Benedetto, direttore politiche ambientali, Stefano Lenzi, responsabile ufficio relazioni istituzionali (WWF). Per la Lista Ingroia erano presenti: il candidato premier Vittorio Ingroia e i candidati alle elezioni nazionali: Stefano Leoni, Rosa Rinaldi, Giuliano Tallone.
Le Associazioni ambientaliste hanno segnalato l’esigenza pressante che la centralità della questione ambientale e della ri/conversione ecologica del Paese assumano rilevanza nei programmi e nelle agende politiche a partire dal dibattito elettorale e poi negli indirizzi istituzionali e nelle scelte economico-produttive, a cominciare dall’ILVA. Hanno chiesto quindi che siano dati segnali convincenti sul green deal necessario per lo sviluppo sostenibile dell’Italia a cominciare da precisi impegni sulle politiche industriali, sulla de-carbonizzazione, le scelte energetiche in favore delle rinnovabili, l’agricoltura verde, valorizzandone anche gli aspetti occupazionali. Hanno sottolineato come la biodiversità e i servizi ecosistemici da questa garantiti facciano parte integrante della ricchezza della nazione. Hanno sottolineato la necessità che nel contempo si riconosca l’urgenza del problema della legalità ambientale e dell’adeguamento del codice penale. Hanno chiesto un’azione che punti all’abbandono delle procedure derivanti dalla Legge Obiettivo e del Programma delle infrastrutture strategiche. Hanno segnalato i ritardi sull’adeguamento dei principi costituzionali in materia di diritti ambientali e sulla necessità di inserimento di apposite fattispecie di delitti ambientali nel codice penale. Hanno ricordato che si attendono segnali istituzionali chiari sul destino del Ministero dell’Ambiente, che presenta oggi un bilancio annuale di 450 milioni di euro (mentre nel 2008 erano destinata questo dicastero 1,6 mld di euro nel 2009 1,2 mld) e sulla crisi di funzionalità e di governance che fa capo al Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Hanno chiesto che ci sia un’assunzione di responsabilità istituzionale sull’utilizzazione dei nuovi indicatori di progresso e di benessere elaborati da ISTAT e CNEL che consentano di superare il PIL.
Gli/le esponenti della Lista Ingroia- Rivoluzione Civile hanno convenuto sulla necessità di dare rilevanza alle tematiche ambientali nel dibattito elettorale, osservando come sui temi concreti e rilevanti per il futuro del Paese, come la centralità della questione ambientale, la campagna elettorale non stia finora consentendo approfondimenti. Hanno confermato l’impegno concreto della Lista a farsi carico della portata complessiva delle scelte produttive ed occupazionali necessarie finalizzate ad una green growth (crescita verde) e hanno preannunciato iniziative anche in ambito comunitario sugli ultimi provvedimenti del Governo Monti, a partire dal “decreto ILVA”. E, di conseguenza, hanno confermato la propria disponibilità a chiedere che il codice penale preveda apposite fattispecie di delitti ambientali. Hanno mostrato sensibilità sul tema della strategicità della tutela e valorizzazione della biodiversità. Hanno dichiarato di voler dedicare attenzione ai nodi istituzionali segnalati rispetto a ruolo e funzioni dei Ministeri dell’ambiente e del Ministero dei beni e delle attività culturali. Hanno censurato i limiti contenutistici e programmatici della Strategia Energetica Nazionale presentata dal Ministero delle sviluppo economico. Si sono dichiarati disponibili a chiedere l’abbandono del Primo programma delle infrastrutture strategiche in favore di un Piano nazionale della mobilità, come richiesto dalle associazioni ambientaliste. Hanno dichiarato di voler orientare verso il sostegno a misure verdi i finanziamenti destinati al settore agricolo e allo sviluppo rurale. Hanno dichiarato di voler anche garantire che il 5 per Mille sia destinato effettivamente nella sua integrità a sostegno dell’associazionismo, a cominciare da quello ambientalista. Hanno annunciato, infine, che svolgeranno una specifica conferenza stampa in cui approfondiranno le loro proposte in tema d’ambiente. Inoltre, vista la presenza nelle liste pugliesi di un candidato che era stato promotore di condono edilizio nella passata legislatura, è stato preso un chiaro impegno contro iniziative che ripropongano il condono edilizio e contro l’abusivismo.
5 febbraio dalle ore 15.00 alle ore 17.00 – Le Associazioni ambientaliste hanno incontrato la Lista Scelta civica con Monti per l’Italia.
Per le Associazioni ambientaliste erano presenti: Agostino Esposito, vicepresidente commissione centrale tutela ambiente montano (CAI); Valeria Grilli, ufficio Ambiente (FAI); Pippo Onufrio, direttore generale (Greenpeace Italia); Emanuela Mariani (Federazione Pro Natura); Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale e Maria Maranò, responsabile relazioni istituzionali (Legambiente); Marco Lion, responsabile ambiente (TCI); Stefano Lenzi, responsabile ufficio relazioni istituzionali (WWF).
Per la Lista Monti era presente la candidata alle elezioni nazionali Ilaria Borletti Buitoni.
Le Associazioni ambientaliste hanno rilevato positivamente la centralità della green economy per le scelte economico-produttive del Paese che emerge dalla lettura della c.d. Agenda Monti sottolineando nel contempo i limiti delle scelte energetiche in essa contenute troppo mutuate dai contenuti della Strategia Energetica Nazionale elaborata dal Ministero dello Sviluppo economico che non dà indicazioni sul superamento delle centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili, fa del nostro Paese un hub del gas, punta allo sviluppo incrementale delle ricerche e delle coltivazioni a terra e in mare di idrocarburi ponendo quindi un’ipoteca sul futuro delle rinnovabili. Hanno chiesto che la sensibilità riscontrata sui temi della manutenzione del territorio si trasformi in scelte precise rispetto all’individuazione di strumenti anche fiscali, viste le competenze esclusive dello Stato, che consentano di contenere il consumo del suolo. Hanno espresso preoccupazione su una riforma del Titolo V della Costituzione che, come detto nell’Agenda, non consideri le competenze concorrenti delle Regioni nel governo del territorio e quindi la necessaria integrazione tra le politiche nazionali e regionali sulle scelte energetiche e infrastrutturali strategiche per il Paese. Hanno sottolineato l’insostenibilità non solo ambientale, ma anche e soprattutto per i conti pubblici del Primo programma delle infrastrutture strategiche. Hanno chiesto che sia dedicata maggiore attenzione all’assetto istituzionale dei Ministeri dell’ambiente e dei beni culturali e alla legalità ambientale. L’esponente della Lista Monti ha dichiarato di voler operare perché i contenuti ambientali segnalati abbiano una maggiore considerazione e rilevanza nel programma elettorale della Lista, informando gli interlocutori che è in atto un approfondimento di questi aspetti, quale contributo alla integrazione e
all’aggiornamento della c.d. Agenda Monti. Ha ritenuto che sia assolutamente necessaria l’interlocuzione del futuro Governo con le organizzazioni non governative che rappresentano gli interessi collettivi della cittadinanza, come ritiene necessario che si crei in Parlamento una relazione tra i parlamentari dei vari schieramenti che si occupano d’ambiente. Ha convenuto che sulle questioni della manutenzione del territorio e del consumo del suolo sia urgente procedere ad adeguamenti e innovazioni normative che servano ad affrontare al meglio questi aspetti. Osserva che rispetto all’attenzione alla valorizzazione dei beni culturali e alla governance del settore si debba dare il giusto rilievo all’apporto del terzo settore e si debba partire dal problema delle risorse dedicate, ponendosi il problema dei fondi nazionali finalizzati a questo scopo, ma anche e soprattutto dal migliori impiego dei fondi comunitari e da iniziative innovative anche in campo fiscale. Ha rilevato come la questione del Ministero dell’ambiente debba essere posta, pur consapevoli degli indirizzi sul contenimento della spesa pubblica derivanti dalla spending review. Si è soffermato sulla necessità che il nostro Paese di doti di una visione e di programmi operativi di lungo respiro, anche in campo ambientale, per fare in modo che le scelte istituzionali e amministrative siano incisive, articolate e durature. Ha espresso perplessità sulla parte dell’Agenda Monti in cui si afferma
“proseguire le operazioni di valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico, in funzione della riduzione dello stock del debito pubblico”. Ha dichiarato che condivide la valutazione che i programmi e il dibattito elettorale mancano di una visione lungimirante dello sviluppo nel nostro Paese.
7 febbraio. dalle ore 10,30 alle ore 13.00 - Le Associazioni ambientaliste hanno incontrato SEL
Per le associazioni ambientaliste erano presenti: Agostino Esposito, vicepresidente commissione centrale tutela ambiente montano (CAI), Valeria Grilli, dell’ufficio ambiente e territorio(FAI); Alessandro Giannì, responsabile Campagne (Greenpeace Italia); Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale e Maria Maranò, responsabile relazioni istituzionali (Legambiente); Marco Lion, responsabile ambiente (TCI); Franco Ferroni, responsabile policy aree protette, Stefano Ficorilli, ufficio legislativo e Stefano Lenzi, responsabile ufficio relazioni istituzionali (WWF).
Per SEL – Sinistra Ecologia e Libertà erano presenti il segretario nazionale di SEL Nichi Vendola e i candidati alle elezioni nazionali Loredana De Petris e Francesco Martone.
Le Associazioni ambientaliste hanno posto innanzitutto l’accento sulla necessità di un “green deal” che cambi il volto del paese rispondendo alle sfide declinate nel documento da loro elaborato. Documento che pone l’accento su una progressiva decarbonizzazione, sull’obiettivo del 100% rinnovabili, sulla biodiversità quale ricchezza della nazione, sull’abbandono del programma fallimentare delle grandi opere e la definizione di un piano nazionale della mobilità, sulla governance istituzionale in capo al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministero dei beni e delle attività culturali, sull’inserimento dell’ambiente tra i principi fondamentali in costituzione e l’inserimento dei delitti ambientali nel codice penale, sul riconoscimento del percorso istituzionale concluso nel dicembre 2012 da CNEL ed ISTAT sulla definizione degli indicatori di progresso e di benessere, oltre il PIL. Tutto ciò in un quadro che deve portare anche ad un migliore utilizzo degli strumenti e dei fondi comunitari, proprio nel momento in cui viene discussa l’impostazione della nuova fase programmatica 2014-2020. Infine, riconoscendo l’attenzione che il Programma di SEL dedica alla centralità del “green economy quale chiave di volta dello sviluppo civile, economico e sociale del Paese, i rappresentanti delle associazioni hanno chiesto: 1. come questa consapevolezza di SEL si concili con la mancanza di scelte del manifesto/programma di coalizione PD/SEL “Italia bene comune” che è molto lacunoso su tutti questi aspetti e presenta un malinteso e fuorviante concetto di sviluppo sostenibile, 2. cosa SEL ritiene necessario nei primi 100 giorni di Governo, 3. se SEL ritiene necessario che finalmente si apra un confronto permanente con la società civile a partire dalle associazioni che rappresentano gli interessi collettivi della cittadinanza.
Gli esponenti di SEL hanno chiarito di fare riferimento alle proprie elaborazioni programmatiche, rilevando innanzitutto come sia necessario fare della crisi un “alleato” a sostegno della ridefinizione di un nuovo contratto sociale e di governo, che metta al centro il binomio lavoro e ambiente. In questo senso hanno detto di condividere le proposte delle associazioni ambientaliste di una roadmap per la decarbonizzazione, l’abbandono del programma di ricerca degli idrocarburi, delle centrali termolettriche alimentate a combustibili fossili e per il 100% di energie rinnovabili, dando così respiro al Paese per avviare la progressiva riconversione ecologica dell’apparato produttivo e dell’economia nazionali. A questo scopo gli esponenti di SEL ritengono che sia necessario anche un diverso rapporto pubblico/privato e tra la pubblica amministrazione e i cittadini per arrivare a definire, ad esempio: un programma di riqualificazione urbana, strettamente connesso al miglioramento dell’efficienza energetica e idrica degli edifici; alla promozione delle energie rinnovabili, dando priorità ad un piano di “solarizzazione” delle aree urbane; mettendo mano ad una revisione degli incentivi non solo delle rinnovabili, ma di quelli destinati agli impianti alimentati con combustibili fossili; un piano di ripopolamento delle campagne con l’obiettivo praticabile di creare almeno 500 mila nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani, nel settore agricolo, sostenendo le produzioni di qualità e il turismo rurale; un programma di piccole e medie opere, al posto del primo programma delle infrastrutture strategiche, a cui vengano indirizzati almeno 47 miliardi di euro della prossima programmazione dei fondi comunitari per l’apertura di almeno 65 mila cantieri per interventi di utilità sociale, arrivando a prevedere solo per questa categoria di interventi uno “sforamento controllato” dal Patto di stabilità. Tutto ciò, secondo gli esponenti di SEL, presuppone anche una ricalibratura e un ripensamento degli strumenti amministrativi basati su una concezione prettamente vincolistica della tutela ambientale. Inoltre, hanno dichiarato di essere d’accordo sulla necessità di ispirare la prossima riforma fiscale non solo per ridistribuire la ricchezza per rimuovere le forti disuguaglianze sociali ma anche per favorire un’economia che consumi meno energia e meno materia. Infine, gli esponenti di SEL hanno dichiarato di voler dedicare attenzione agli impegni internazionali, in vista della presidenza italiana dell’Unione Europea nel 2014, sulla tutela della biodiversità che sono emersi dal Vertice di Rio-20, sui cambiamenti climatici e sulle scelte energetiche che emergono dalla roadmap europea e che verranno definiti nel 2014 nella COP di Parigi.
7 febbraio, dalle ore 15.30 alle 16.30 - Le associazioni ambientaliste hanno incontrato il PD
Per le associazioni ambientaliste erano presenti: Agostino Esposito, vicepresidente commissione centrale tutela ambiente montano (CAI); Aldo Di Benedetto (Federazione Pro Natura), Valeria Grilli, ufficio ambiente e territorio (FAI); Pippo Onufrio direttore (Greenpeace Italia); Stefano Ciafani, vicepresidente Legambiente nazionale e Maria Maranò, responsabile relazioni istituzionali (Legambiente); Marco Lion, responsabile ambiente (TCI); Stefano Ficorilli, ufficio legislativo e Stefano Lenzi, responsabile ufficio relazioni istituzionali, Maria Grazia Midulla, responsabile policy clima e energia (WWF).
Per il PD - Partito Democratico era presente la responsabile Ambiente Stella Bianchi.
Le Associazioni ambientaliste hanno sottolineato, con riferimento al programma/manifesto “Italia bene comune”, che non paiono emergere nel partito più rappresentativo della coalizione di centro-sinistra, che si candida al governo del Paese, una chiara consapevolezza della necessità di coniugare sviluppo e ambiente, né delle priorità necessarie per rivedere profondamente le linee di indirizzo politico-istituzionali sin qui attuate e proposte in campo energetico, produttivo e infrastrutturale. Le Associazioni ambientaliste hanno ricordato che in campo energetico non c’è stata una presa di distanza decisa ed una diversa analisi da quella proposta nella cosiddetta Strategia Energetica Nazionale (SEN) dal ministro dello sviluppo economico in carica, Corrado Passera, basata sull’Italia come hub del gas, sullo sviluppo sino all’esaurimento della coltivazione di petrolio e sul mantenimento dell’attuale assetto di produzione termolettrica da combustibili fossili. Né a partire dal caso ILVA, per arrivare ai presidi industriali della chimica di base (da Marghera a Priolo) non si avverte una riflessione su come si debba procedere ad una rivoluzione produttiva che cerchi di superare i ritardi culturali e manageriali, consolidatisi nel tempo, che in passato hanno consentito di non considerare e scaricare i costi ambientali e sanitari sulla collettività. Come anche sulle scelte infrastrutturali non si avverte una presa di coscienza sull’ipoteca sui conti pubblici, prima ancora che sull’ambiente generata dal programma delle infrastrutture strategiche che non viene messo in discussione nemmeno dal PD. Un’attenzione è stata poi richiesta sui problemi di governance dell’ambiente (agonia del ministero dell’ambiente) e dei beni culturali (crisi di sistema dal presidio istituzionale centrale e periferico e mancanza di soluzioni innovative nei rapporti pubblico-privato). Inoltre, hanno sottolineato che sarebbero necessarie nuove forme di concertazione sulle scelte economico-produttive che accanto ai tradizionali attori sociali veda anche la presenza e l’apporto delle organizzazioni non governative che rappresentano gli interessi collettivi della cittadinanza sui temi della tutela dell’ambiente, del paesaggio e dei beni culturali. Infine, hanno rilevato una incongruenza tra il dettaglio delle proposte di SEL in campo ambientale e la genericità dei riferimenti nel programma/manifesto “Italia bene comune”. Infine, le associazioni hanno rivolto in modo pressante l’invito affinché il leader di coalizione Bersani lanci al più presto in campagna elettorale un chiaro segnale d’impegno sulle questioni ambientali, indicando una chiara direzione di marcia.
La esponente del PD ha detto che il partito è consapevole della necessità di affrontare contestualmente le due emergenze economica ed ecologica che il Paese attraversa e che sta già ponendo in campagna elettorale l’accento su questi aspetti, a cominciare dall’incrocio e dall’interdipendenza tra green economy e scelte nel campo dell’edilizia, che potrebbero essere sostenute, tra l’altro, con un investimento complessivo di 7,5 miliardi di euro da destinare, tra l’altro, all’edilizio scolastica, all’housing sociale, alle bonifiche. Ha precisato che rispetto all’apparato industriale si sta perseguendo l’obiettivo di scelte soluzioni “integralmente ecologiche”, che contribuiscano ad una riconversione dell’economia, che partano dalle realtà territoriali, coniugando lavoro salute e ambiente e puntando sui settori innovativi di eccellenza della economia nazionale. Sulle questioni energetiche e nel campo della ricerca. In campo energetico ha dichiarato che si devono dare segnali più forti sull’abbandono dei combustibili fossili, a cominciare dalla contrarietà allo sviluppo della ricerca e coltivazione di petrolio, e di sostegno effettivo alle scelte finalizzate al risparmio, all’efficienza energetiche e alle rinnovabili. Ha confermato che c’è attenzione ai temi della tutela dei beni ambientali e culturali che passa anche attraverso un rafforzamento di un sistema istituzionale che coniughi sviluppo economico e ambiente e rilanci il presidio sui beni culturali.