Un milione di veicoli a motore in più ogni anno in Italia nell’ultimo decennio
Secondo i dati dell’ultimo Rapporto Eurispes, fra il 2000 e il 2011 il parco veicoli circolante in Italia è passato da 40.743.777 a 49.209.701 veicoli: quasi un milione di nuovi mezzi a motore ogni anno. Possibile? Ne parliamo con Carlo Tosti, Direttore dell'Osservatorio Mobilità e Trasporti di Eurispes
21 February, 2013
Secondo i dati dell’ultimo rapporto Eurispes il parco veicolare italiano tra 2001 e 2011 è passato da 40.743.777 a 49.209.701 unità: parliamo di auto private, moto e motocicli che risultano circolanti. Praticamente è come se ogni anno in Italia nascesse una nuova metropoli che si sposta a motore. Non è una cifra fuori scala?
Purtroppo no. E’ un dato strano, in controtendenza, ce ne rendiamo conto anche noi, ma l’incremento va di pari passo con i gravi problemi che oggi affliggono le infrastrutture e il trasporto pubblico. I tagli e i disservizi sono tanti e tali che negli ultimi anni i cittadini hanno preferito affidarsi all’auto privata, magari organizzandosi a gruppi, fra colleghi, parenti e conoscenti, ma senza rinunciarvi mai. Si fa più fatica a fare a meno dell’auto, perché purtroppo la qualità del servizio pubblico non dà sufficienti garanzie. D'altronde in una grande città commerciale come Roma la flotta del trasporto pubblico ha una velocità media di 13,5 km orari, contro i 25 di altre capitali europee. E queste velocità, nonostante la crisi, nonostante l’aumento del carburante, sono incompatibili con le esigenze di movimento di chi deve raggiungere il posto di lavoro.
Il fatto che prendendo l’auto si faccia prima però sembra piuttosto un’illusione: il traffico urbano nelle grandi città è spesso paralizzato…
E’ vero, ma bisogna tener conto del pendolarismo, perché è qui il cuore del problema: sempre più persone abbandonano i centri urbani e migrano verso periferie e cinture. A Roma ormai tantissima gente vive oltre il perimetro del Raccordo Anulare. E allora basta vedere la situazione dei mezzi pubblici e i disservizi quotidiani che vivono i cittadini per capire perché molti decidano di organizzarsi in maniera diversa. A volte non è nemmeno una scelta: ci sono delle aree vicino a Rieti che non sono nemmeno raggiunte dai mezzi Cotral. E non succede certo solo a Roma. Ma con l’emergenza occupazionale che c’è oggi, non ci si può permettere di arrivare tutti i giorni in ritardo, o perfino di non arrivare proprio, come a volte capita, perché oggi più che mai è sulla puntualità e sulla produttività che si gioca la permanenza nei posti di lavoro. Si arriva a un paradosso: da una parte la crisi economica dovrebbe riportare i cittadini sul mezzo pubblico. Dall’altra però, i mezzi non sono adeguati e allora ecco che si torna all’autovettura privata, magari in condivisione.
I vostri dati si fermano al 2011. Nell’ultimo anno però il settore auto ha richiamato più volte l’attenzione sul crollo delle vendite e sul calo dei consumi di carburante. Verrebbe da pensare che il 2012 sia stato segnato invece da un cambio di tendenza. Ve lo aspettate?
Assolutamente sì. I dati 2012 saranno diffusi nel prossimo bimestre, ma da ex amministratore dell’ATAC posso fornire un’anticipazione: già da marzo 2012 a Roma si è registrato un 8% di aumento sulla vendita dei titoli di viaggio, nonostante l’aumento del biglietto. (NdR: a maggio la tariffa per il biglietto singolo è passata da 1 euro a 1 euro e 50, come in molte altre città italiane più o meno nello stesso periodo). Aspettiamo di vedere i risultati, ma posso dire che l’inversione di tendenza c’è stata.
Nonostante l’aumento del biglietto, dice. Nel comunicato diffuso da Eurispes, avete sollevato il problema delle partecipate italiane: “hanno costi operativi che superano anche del 30% la media europea, e basse tariffe, fino al 50% in meno”. Eppure già così tanti cittadini lamentano il costo eccessivo del trasporto pubblico, in alcuni casi talmente alto da disincentivarne l’uso a favore dell’auto. Come se ne esce?
Dobbiamo dirlo con chiarezza: il costo del biglietto per una corsa singola nelle altre capitali europee è di gran lunga più alto che in Italia. Noi mediamente ci stiamo assestando sull’euro e cinquanta, mentre fino ad un anno fa la media era ancora un euro. A Parigi e Londra si paga molto di più, ma il servizio è di qualità superiore. L’aumento tariffario dovrebbe servire a pagare anche il rinnovamento del parco mezzi, cosa che in Italia non succede. In Europa un autobus di linea ha una vita media di circa 6 anni, passati i quali viene rottamato. Da noi la media è ormai di 9 anni e mezzo, e questo ovviamente fa lievitare i costi di manutenzione. A pagare le conseguenze maggiori è proprio il trasporto regionale: sull’alta velocità siamo tra i migliori al mondo, ma poi cadiamo paurosamente sul trasporto locale. Il Governo ha tagliato drasticamente i finanziamenti alle Regioni, e i tagli sono ricaduti a pioggia sul trasporto pubblico locale a tutti i livelli: è un sistema che non può più reggere. Siamo arrivati davvero al rischio default.
Leggi anche:
Eurispes: "Rischio default per la mobilità in Italia. Troppi tagli e partecipate che costano il 30% in più della media UE"
Auto, trasporti pubblici e motociclette: la fotografia 2011 di Istat
Trasporti 2007-2011, dati Isfort, Censis e Istat a confronto: tre versioni completamente differenti