Bari, bici vietate in ateneo. Intervista a una studentessa “vittima” dei ladri
Intervista a Ida Locorte, studentessa dell’Università degli Studi di Bari, vittima di un furto di bicicletta. Esperienze a confronto. Mentre a Bari si vieta l’uso della bicicletta nei luoghi della formazione, più virtuosa appare l’esperienza promossa dal mobility manager dell’Università Roma Tre, dove rastrelliere e biciclette sono controllate direttamente dai vigilanti e dalle telecamere
04 March, 2013
Da molto tempo gli studenti dell’Università degli Studi di Bari subiscono, loro malgrado, furti di biciclette. Un’emorragia senza rimedio. Si convive con questo problema senza che nessuno abbia mai tentato una soluzione. Eco dalle città propone l’intervista ad una studentessa, che ne è stata vittima, quando ancora non vigeva il divieto di ingresso e posteggio delle bici nei cortili del Palazzo Ateneo.
Ciao Ida. La tua bicicletta è stata rubata qualche anno fa, quando nei cortili dell’Ateneo ancora era consentito posteggiare le bici. Mi racconti come è andata?
Si, una mattina ho lasciato la mia bicicletta in ateneo.L’avevo posteggiata nel cortile interno di via Crisanzio, legata con catena alla rastrelliera di sinistra. Mi sono recata in libreria e, dopo circa un’ora, la mia bicicletta non c’era più. La catena era stata spezzata. Domandai al vigilante se avesse visto qualcosa e affermò che non era suo compito vigilare sulle biciclette posteggiate all’interno del cortile. Chiesi allora se fosse possibile visionare le immagini registrate dalle telecamere… ma lui rispose che erano spente! Sostenne inoltre che la responsabilità era degli studenti.
Cosa pensi di questa situazione?
Penso che sia ingiusto. Non credo che i vigilanti stiano lì solo per tutelare gli studenti dall’ingresso di persone male intenzionate.
In seguito ti sei trasferita a Roma, per un certo periodo. Lì hai avuto invece un’esperienza positiva. Che attività ha realizzato il mobility manager dell’Università Roma Tre? Ci sono differenze?
L’Università Roma Tre mette a disposizione di tutti gli studenti delle biciclette. Possono essere prese la mattina e riconsegnare la sera. Il Mobility manager dell'Università Roma Tre ha prescritto che ciascun richiedente (sia studente che dipendente) sottoscriva un modulo, dichiarando così di accettare un dato regolamento. Dietro una cauzione di 10 euro l’addetto alla mobilità ciclistica consegna una chiave numerata, associata al nome dell’utente e registrata in un database fino alla restituzione definitiva. Presso le varie sedi dell’Ateneo sono impiantate rastrelliere e al momento dello sganciamento della bicicletta, il dispositivo trattiene la chiave, bloccandola sul pannello fino all’atto della riposizionamento.
Insomma una specie di bike sharing riservato ai soli studenti? L’Università Roma Tre, infatti, come l’università degli Studi di Bari, non ha un campus ma le diverse facoltà sono dislocate nei vari punti della città.
Si, anche se a Roma le distanze sono maggiori e inoltre muoversi a Roma in bicicletta è molto più difficile che a Bari. Perciò dover consegnare la bici la sera non era semplicissimo.
Ma le rastrelliere a Roma erano controllate?
Si. Le rastrelliere erano collocate all’interno delle pertinenze universitarie ed erano controllate dai vigilanti e dalle telecamere.
L’opposto di quanto è accaduto a Bari quando tu hai subito il furto, nonostante ci fossero delle telecamere e fossero presenti i vigilanti, a pochi metri dalla rastrelliere.
La differenza, a mio parere, consiste nel fatto che a Roma le biciclette sono beni di proprietà dell’Università (e infatti solo gli studenti o il personale interno possono utilizzarle), per questo i vigilanti ne hanno riguardo.
Oggi, sei di nuovo a Bari e a distanza di quattro anni dal tuo furto, per gli studenti ciclisti la situazione è cambiata, ma forse in peggio e i furti non sono affatto diminuiti. L’Ateneo di Bari vieta il posteggio delle bici all’interno dei cortili, nonostante il bando Ciclo Attivi abbia assegnato pochi mesi fa oltre 500 biciclette pieghevoli in comodato d’uso gratuito agli studenti e nonostante ci sia una legge regionale che impone, a tutte le amministrazioni, l’orientamento opposto.
Lo studente, non potendo permettersi un motorino né una macchina, ha convenienza ad utilizzare la bicicletta per muoversi in tutta la città. Il fatto che, proprio nei luoghi della formazione, non ci siano condizioni idonee, e quindi le rastrelliere o gli addetti alla vigilanza (condizioni che dovrebbero essere obbligatorie), è, a mio avviso, un paradosso. Come pure è un controsenso aderire ad un bando, assegnare delle bici e vietarne poi l’ingresso. Se ci sono degli spazi all’interno dell’ateneo perché non dotarli di rastrelliere per il parcheggio di questi mezzi? Perché vietarne, in pratica, l’utilizzo?
Gireremo la domanda ai rappresentanti degli studenti e all’Università degli Studi di Bari