Arpa Puglia: “Una relazione che evidenzia la riduzione degli inquinanti a Taranto” | File
Il rapporto è stato pubblicato sul sito del Garante per l'Aia per l'Ilva di Taranto. Il direttore generale dell'Arpa Puglia Giorgio Assennato ha affermato: “Anche questo rapporto, come tutti gli altri, è stato inviato alla Procura di Taranto”
26 March, 2013
"Questa mattina il sito del Garante per l'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'Ilva di Taranto - ha dichiarato Giorgio Assennato - ha pubblicato il documento dell'Arpa Puglia Relazione tecnica: Analisi delle tendenze inquinanti nel quartiere Tamburi di Taranto". Nel frattempo a Bari in conferenza stampa la regione Puglia ne ha commentato i i dati.
Il rapporto dell’Arpa mette in correlazione gli andamenti dei principali inquinanti dell’aria del capoluogo ionico che si sono registrati dal 2008 ad oggi e in particolare nel quartiere Tamburi. “Il benzo(a)pirene (cancerogeno per la salute dell’uomo), le polveri sottili pm10 e pm2,5, gli IPA, Idrocarburi Policiclici Aromatici e il benzene, - dice la relazione - sono stati rilevati nella cabina di monitoraggio di via Machiavelli (nel quartiere Tamburi di Taranto) e per confronto in altri 3 siti significativi per l'anno 2012”.
Da sottolineare per l'anno passato - continua l'Arpa – “l'importante decremento delle concentrazioni degli inquinanti (citati prima, ndr) nel terzo quadrimestre (settembre-dicembre). Per ragioni di cronaca Eco dalle Città evidenzia come questo periodo coincida parzialmente con il sequestro da parte della magistratura delle sei aree a caldo dell'Ilva di Taranto (dal 25 luglio 2012- a gennaio 2013). Come pure è da sottolineare che l'Ilva di Taranto, nonostante ci fosse una sentenza di primo grado che glielo impedisse, tuttavia ha continuato a produrre (e a inquinare), determinando da parte della magistratura un nuovo sequestro giudiziario (fino al 25 novembre 2012), però questa volta, dell'acciaio prodotto.
“Per quanto riguarda il pm10, - dice la relazione - presso la stazione di Via Machiavelli si sono riscontrati 32 superamenti del valore limite giornaliero di 50 microgrammi/metrocubo. I tre giorni di avvezioni di sabbia sahariana secondo le linee guida europee possono essere sottratte e non computate nel totale. Valori minori si sono riscontrati nella vicina stazione di via Archimede (20). Quasi al valore ideale di zero superamenti i dati delle centraline via Alto Adige e Talsano”. “Le polveri prodotte dall’avvezione sahariana – spiega Assennato a Eco dalle Città – sono di gran lunga meno pericolose delle polveri prodotte da un impianto siderurgico. L’avvezione sahariana è un fenomeno naturale ma non per questo possiamo dire che sia innocuo. Parliamo di polveri grossolane, (meno pericolose perché sono più spesse, sono meno sottili), sono più vicine al pm10 che al pm2.5. In larga misura inalabili, ma non respirabili. In secondo luogo la pericolosità delle polveri è legata in larga misura alla speciazione chimica, cioè che tipo di sostanze chimiche si portano appresso. Ovviamente sulla sabbia del Sahara non si poggiano le sostanze chimiche pericolose prodotte dall'Ilva di Taranto. E’ un fenomeno che dipende dall'intensità del vento. Scirocco forte in genere porta sabbia dal Sahara”.
Riguardo al benzo(a)pirene, Arpa Puglia ha riportato le concentrazioni medie mensili da cui si è ricavata una media annuale di 0,86 nanogrammi per metrocubo, inferiore al valore obiettivo di 1 nanogrammo per metrocubo. Mai accaduto finora dal 2008 in poi. Queste tendenze sarebbero confermate nel mese di gennaio 2013. "Tale decremento per l'Arpa Puglia è legata alle significative variazioni nelle modalità di esercizio degli impianti che, a Taranto, sulla base di tutti gli studi e delle evidenze sperimentali disponibili - risultano essere in modo predominante all'origine delle concentrazioni di tali inquinanti rilevate nel quartiere Tamburi, ovvero quelli ascrivibili all'area a caldo della stabilimento siderurgico Ilva. Variazioni di gestione introdotte grazie all'attività della magistratura ma anche per l'attivazione del Piano per il risanamento dell'aria nell'area di Taranto e Statte promulgato dalla Regione Puglia". Le due istituzioni - per il DG Assennato - come rette parallele convergenti hanno diminuito in modo sostanziale le emissioni degli inquinanti dello stabilimento siderurgico, conducendo ad un diminuito impatto sull'ambiente delle aree immediatamente limitrofe.
“Il modello, che evidentemente ha funzionato bene – spiega Assennato - non è un strumento che deriva dai provvedimenti della magistratura. "Da un lato c’è la magistratura con i suoi compiti, dall’altro le istituzioni: la regione Puglia ci ha dato l’occasione di poter effettuare il monitoraggio diagnostico, mai fatta in un’altra realtà italiana. Va anche detto che è dal 2010 che Arpa aveva segnalato la possibilità di definire questo intervento di mitigazione nel piano regionale della qualità dell’aria".
I wind days del 2012. “Partendo dall’esempio canadese (Hamilton, Ontario) – ha infine concluso Assennato - caratterizzato dalla presenza di picchi molto elevati (condizioni meteo sfavorevoli pari al 10 % in un anno, pari dunque a 35-40 giorni di wind days), abbiamo ritenuto tale ordine di grandezza ragionevole. Arpa Puglia comunque nella propria relazione ha misurato i wind days reali. In un anno ne abbiamo contati all'incirca una trentina. Riguardo alle misurazioni relative alle previsioni orarie e alla velocità del vento giornaliera “Arpa Puglia ha il merito di aver sviluppato una propria modellistica descrittiva. Serviva uno strumento accurato di previsioni meteo non banale: non potevamo certo utilizzare i vari provider commerciali".